Giacomo Paolini: «Una stagione difficile, ma che gioia a Cagliari»

Lo spadista romagnolo ci racconta la sua stagione culminata con la vittoria nel campionato italiano Under 20 a Cagliari. Il miglior auto-regalo dopo una stagione difficile.

 

Un podio in Lussemburgo ad avviare una stagione che sembrava promettente, il titolo tricolore di categoria festeggiato a Cagliari lo scorso maggio per chiudere alla grande. Ma fra i due estremi, l’annata di Giacomo Paolini è stata tutt’altro che semplice: le difficoltà agonistiche, quelle parallele sui banchi di scuola.

Ma grazie all’affetto e la fiducia di chi ha sempre creduto in lui, il giovane forlivese è riuscito a trovare la giusta tranquillità per affrontare al meglio il finale di stagione, fino alla grande gioia di un titolo italiano Under 20 da festeggiare fino alla fine. Il miglior viatico per una nuova annata da affrontare magari da protagonista. Abbiamo incontrato Paolini per farci raccontare da lui sensazioni ed emozioni della sua stagione appena andata in archivio.

Giacomo, un bilancio di questa tua stagione?

Questa stagione è stata molto difficile perché sono partito con tante aspettative. Venivo da una buona annata – peraltro inaspettata – e quindi quest’anno ho sentito di più la pressione di dover fare risultato. E, devo dire, si è fatta sentire parecchio, malgrado l’ambiente di Forlì sia molto tranquillo.

Se ti chiedessi quali sono state le tue difficoltà maggiori, cosa diresti?

La gestione del vantaggio. In Coppa del Mondo ho perso un paio di assalti in cui ero davanti e questo un po’ mi ha tolto fiducia. Senza dimenticare anche le difficoltà scolastiche, perché la quinta superiore mi ha impegnato molto. E se una cosa va male, si fa fatica anche nell’altra, perché per me scuola e scherma sono abbastanza unite. Però dai alla fine sono riuscito a trovare la mia tranquillità, mi sono preso un mese di pausa a marzo per staccare e riposare un po’ la testa, concentrandomi soprattutto sulla preparazione atletica. E devo dire che ha funzionato!

Quindi ora sei più tranquillo?

Si perché io credo che il mio destino sia scritto: io faccio al massimo quello che devo fare e quel che sarà, sarà. Prima o poi la mia strada la troverò. Questo mi ha aiutato anche nel prendere con maggior tranquillità le ultime gare, pensando che se fossero andate male avrei avuto un motivo in più per impegnarmi di più nello studio. Alla fine a Cagliari è andata bene e quindi l’anno prossimo si aprono tante porte interessanti sull’uno e sull’altro fronte.

Ti è mancato il tuo Maestro a Cagliari?

In realtà no. Io con Michele (Mazzetti, ndr) mi trovo bene, e so che crede molto in me. E questo mi carica di aspettative nei suoi confronti, diciamo che con lui a fondo pedana sono un po’ più teso perché mi dispiacerebbe molto di più perdere rispetto a quando sono da solo. Se c’è lui, come i miei genitori, invece ho più paura di perdere.

C’è stato un momento difficile in quella gara?

Indubbiamente l’assalto per entrare negli otto: ero avanti 14-12, sono stato raggiunto sul 14-14 e lì ho rivissuto un attimo i fantasmi di tutta la stagione. Ho avuto anche un bel po’ di fortuna su quella botta, però ci sta. La scherma è anche fortuna.Come ho detto prima, si vede che il destino voleva così.

Dediche particolari per questo titolo?

Sicuramente a tutte le persone che mi stanno intorno e hanno fiducia in me. In primis i miei genitori, quindi il mio club (Circolo Schermistico Forlivese, ndr), perché è la dimostrazione che anche stando a Forlì si possono ottenere i risultati. E da ultimo alla mia morosa (Alessandra Bozza, ndr), che in quest’anno mi ha aiutato molto, standomi vicina in un anno molto difficile.

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Fotografia Trifiletti/Bizzi