Paolo Pizzo: «Sono ancora in piedi»

Ho incontrato la scherma a sette anni. Una lezione di prova (della maestra Giovanna Ferro) nella mia scuola elementare di Catania, e mi innamorai di questa disciplina. Un amore che nel corso degli anni è esploso, ma che spesso è stato minato dalle molte sconfitte. 

Già, perché la scherma mette totalmente a nudo l’atleta. Paradossalmente, quando indossi la maschera riveli realmente il tuo valore, la tua tendenza a combattere o a lasciar perdere. Io sono un combattente, e per questo ho sempre vissuto male le sconfitte. Specialmente a caldo, ho sempre la tendenza a mettere tutto in discussione.

Sono stato eliminato al girone del Trofeo Carroccio (due vittorie e quattro sconfitte), l’unica tappa italiana di Coppa del Mondo, una gara che ho preparato meticolosamente. Forse potete soltanto intuire quanto ci tenessi a far bene. Dopo la sconfitta, e una volta solo, ho deciso di sfogarmi parlando e aprendomi con le persone di cui mi fido. In questi anni ho conosciuto centinaia di persone, ma per me è assodato come siano in pochi quelli che possano aiutarmi in certi momenti. Magari basta solo la loro presenza o una mezza parola azzeccata.

Dovevo uscirne in qualche modo, perché due giorni dopo ero chiamato alla prova a squadre, la prima di un lungo percorso che potrebbe portarci alle Olimpiadi di Rio. Le mie premesse quindi erano tutte negative, credetemi, non avevo idea di come mi sarei comportato in pedana. Sapevo solo di dover partire dalla panchina e di dover aiutare in qualche modo i ragazzi, qualora ci fosse stato bisogno.

È successo che hanno avuto bisogno quasi subito, è successo che ancora una volta ho trovato chissà dove le risorse per reagire. Non sarò stato perfetto, ma ero una belva. Ero cattivo e determinato ad andare fino in fondo con la squadra. Siamo poi arrivati solo quinti, non siamo contenti, ma questa è un’altra storia. Sappiamo solo che lavoreremo tutti e quattro sulle nostre lacune, e i conti si faranno tra due anni.

Io ripeto, non sono bravo, non sono stilisticamente invidiabile, non sono alto, non sono magro. Ma quando scatta qualcosa nella mia testa, sono cavoli per tutti. Spero tutto questo aiuti la squadra. Spero tutto questo ci possa portare lontano.

Paolo Pizzo

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Foto di Augusto Bizzi per Federscherma
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