L’importanza del maestro

I maestri Guido Marzari e Alessandro Bossalini hanno accompagnato i giovani italiani a Goteborg. L’intervista.

 

Dietro un grande atleta, c’è sempre un grande maestro. A Goteborg, in un weekend che ha visto salire in pedana spadisti cadetti e giovani da tutto il mondo, erano in due ad accompagnare i ragazzi italiani. Guido Marzari e Alessandro Bossalini. Pianeta Scherma li ha intervistati.

A Goteborg hanno gareggiato spadisti Under 20 e Under 17 di ben 41 Paesi; in praticano mancavano solo Russia, Cina e Corea delle nazioni che possono andare a medaglia. Cosa fare per competere, e ben figurare, in un contesto così affollato?
GUIDO MARZARI. Ormai è una esperienza comune, e da alcuni anni, che la spada è davvero globale. Per competere possiamo e dobbiamo partire da ciò che la Federscherma ha costruito di buono negli anni. Penso al Gpg, all’insieme di tante e belle gare per tutti gli schermidori Under 14. Proprio negli anni appena dopo le gare del Gpg, dobbiamo lavorare con le ragazze e con i ragazzi in due attività ugualmente importanti: la preparazione atletica da una parte e l’impostazione perfetta dei fondamentali dei gesti tecnici della scherma. Questi gesti sono la camminata in pedana, la corretta postura, la maniera più efficace di stare in guardia, con le gambe pronte a scattare e a ripartire. Proprio se si ha la padronanza del gesto tecnico, allora non si concede all’avversario la possibilità di arrivare prima. Un discorso valido soprattutto nella spada.
ALESSANDRO BOSSALINI. Per me è una ricchezza che il nostro mondo della scherma sia oggi così vasto, esteso, planetario davvero. La conferma l’abbiamo vista qui a Goteborg, sia nelle gare Under 17 come tra gli Under 20. Osservo come in tutte le categorie, specie dai Paesi con minore tradizione nella tecnica schermistica, vi sia stata una forte crescita della fisicità, una importante accresciuta attenzione alla preparazione atletica e al potenziamento muscolare. In questa gara così lunga non ho visto alcun episodio di crampi, che in passato erano spesso causa di interruzione degli assalti; anche i nostri atleti oggi sono decisamente meglio preparati che nel passato nelle attività fisiche.

Oggi a quale età uno spadista raggiunge la maturità agonistica e ha le maggiori possibilità di ottenere i migliori risultati agonistici?
GM.
Forse la domanda è nata dalle molte ingenuità tattiche viste in gara a Goteborg: flèche a ferro libero a centro pedana, tiratori che sul vantaggio di 14-11 si mettono ad attaccare e altre azioni e comportamenti simili. Sì, è vero che oggi lo spadista arriva alla maturità nella conduzione dell’assalto alcuni anni dopo rispetto al recente passato. Ho visto la scorsa settimana al Trofeo Carroccio tiratori francesi, svizzeri, ungheresi gareggiare da protagonisti assoluti, pur essendo vicini o oltre i 40 anni. Io penso che la maggiore differenza tra la spada e le altre due armi sia proprio la grande importanza nella spada della gestione tattica  dell’incontro, e questa maturità può arrivare a 25 anni, ma anche dopo, e consolidarsi sino oltre i 40 anni.

Sul livello tecnico di queste gare di spada a Goteborg cosa si può dire?
AB. Tra i 220 che hanno gareggiato nella Spada Under 20, a mio parere, almeno 15 hanno espresso una bella spada. Certo che la ricerca tecnica della bella stoccata è appunto limitata a poche decine di spadisti. I giovani lavorano poco sul braccio e sul bersaglio avanzato in generale; le ingenuità di questi spadisti in gara sono dovute al fatto che ancora non hanno l’abitudine nel costruire l’azione. Insomma in ogni caso c’è molto lavoro da portare avanti nelle categorie Giovani e Cadetti. E io penso soprattutto a come preparare questi spadisti ad affrontare a breve le più impegnative competizioni nella categoria Assoluti, per rendere l’impatto sul loro modo di tirare il meno pesante possibile.

 

Twitter: Gianandrea11

Foto di Augusto Bizzi per Federscherma
jizzrain.com/vd/2353-video

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *