Fiamingo seconda a Saint Maur. Gregorio terza a Bolzano. La scherma italiana, il primo marzo, ha un solo nome.
Se si fa una rapida ricerca su internet, si scopre che, di donne con il loro nome, in Italia ce ne sono quasi 40 mila, distribuite prevalentemente nel Nord Italia. È decisamente curioso, allora, che due Rosselle così speciali vengano dal profondo Sud. Fiamingo e Gregorio hanno i colori, il volto e la parlata di Catania e di Salerno, e del Sud hanno il cuore e la voglia di emergere. Il primo marzo è stato il loro giorno, sul podio in Coppa del Mondo, in due posti diversi, con due armi diverse in mano. Loro, alfiere della spada e della sciabola azzurra a Saint Maur e Bolzano.
Sorelle d’Italia, anzi no, Rosselle d’Italia, come ha simpaticamente evidenziato con un tweet la Federscherma. Quel nome, che condividono, riporta a uno dei capolavori del cinema, a Via col Vento e a quella Rossella O’Hara alla disperata ricerca di una felicità forse solo immaginata. «Attenta, laboriosa, seria, sempre in disparte, Rossella sembra perennemente in attesa di un evento straordinario che la investa e la rapisca dalla realtà», recita una delle spiegazioni sulle origini del loro nome disponibili in Rete. «L’evento non si produrrà mai e, di fatto, la sua vera felicità sta nell’attenderlo».
ROSSELLE D’ITALIA !!! A SaintMaur @RossyPuppy è in semifinale – A Bolzano Rossella Gregorio è in semifinale !!! GO !! pic.twitter.com/2NaLpZo9iP
— Federscherma (@Federscherma) 1 Marzo 2014
Quell’evento, per loro, si è invece prodotto. E si produrrà ancora. Il loro sorriso sui rispettivi podi lo testimonia. Sono due gioie diverse. Per la Fiamingo si tratta di quella di chi è ormai pienamente consapevole di tutto il suo enorme potenziale, di chi, dopo quasi due anni senza podi, si è tirata via di dosso una maledizione e ormai ci ha preso gusto. Una terza e un seconda piazza in stagione, un posto fisso nella top 10 mondiale (attualmente è numero quattro del ranking), la voglia di spaccare il mondo che l’ha portata, a poco più di 20 anni, nel gota di un’arma in cui si tende a maturare molto più tardi.
Il sorriso di Rossella Gregorio, invece, tradisce un briciolo di commozione. È quello di chi ha stupito se stessa, pur conoscendo il suo potenziale, e ora si gode il momento. Non sarà l’unico, ma certamente è il primo, e ha un gusto particolare. Finora si era espressa al meglio solo nelle prove a squadre, dove è una colonna del quartetto del ct Giovanni Sirovich. Capace di costruire fughe e rimonte, rifilando parziali pesantissimi alle avversarie di turno, ha cambiato compagne di pedana ma non ha mai visto messo in discussione il suo ruolo accanto a Irene Vecchi. Che avesse qualcosa di speciale dentro era chiaro, doveva solo riuscire a tirarlo fuori in una gara individuale. Un anno fa, ad Antalya, era stata ottava, ma il podio le mancava. Se l’è preso battendo la campionessa olimpica Kim, e piegandosi solo davanti al mito di Mariel Zagunis. Stanotte, probabilmente, dormirà con quella medaglia di bronzo accanto, ma domani dovrà svegliarsi e tornare a infilare stoccate, affondi, parate e risposte, sfruttando tutto il suo vastissimo repertorio tecnico.
Perché il bello, per le due Rosselle, è che non c’è nemmeno il tempo per festeggiare. D’altra parte, si sa, «domani è un altro giorno». In palio ci sono nuovi podi e nuovi traguardi da raggiungere. E loro due hanno ancora fame, tanta fame.
Twitter: GabrieleLippi1
Fotografia di Trifiletti/Bizzi per Federscherma
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