Rossella Gregorio è una delle realtà più belle della sciabola italiana. Pianeta Scherma l’ha intervistata.
Una come lei, lo si sapeva da tempo, poteva spaccare tutto. Lo dimostrava ogni volta che saliva in pedana per una prova a squadre, rifilando parziali pesantissimi alle avversarie che si trovava davanti. Quello che le mancava, forse, era solo un risultato a livello individuale che le desse piena fiducia nei propri mezzi. Quel qualcosa in più, per Rossella Gregorio, è arrivato a Bolzano, col suo primo podio in Coppa del Mondo. Ma la sciabolatrice di Salerno, a 23 anni, ha appena cominciato ad alzare la voce, e non ha alcuna intenzione di smettere. L’infortunio alla caviglia che l’ha frenata nella prova a squadre è solo un piccolo incidente di percorso, e lei è pronta a superarlo. Perché alla fine, quello che conta, sono la tecnica è la «cazzimma». E lei, da buona campana, ne ha in abbondanza di entrambe.
Che emozione si prova a salire su un podio in Coppa del Mondo?
Sicuramente un’emozione unica. È stato un ottimo traguardo dopo un lungo periodo di allenamento dove ho cercato di migliorarmi il più possibile su vari aspetti.
Quando hai capito che potevi arrivare così in fondo?
Sinceramente non ho mai pensato a dove potessi arrivare. Ho affrontato ogni match con la giusta concentrazione e con la voglia di fare bene e sono arrivata finalmente a podio.
Hai battuto la campionessa olimpica e perso solo con la Zagunis. Come si può sconfiggere un mito della sciabola come lei?
Atlete come la Zagunis sono sicuramente degli ostacoli grossi da superare. Credo che per battere avversarie così forti ci voglia ancora più concentrazione su ogni minimo dettaglio e una maggiore precisione nell’esecuzione di ogni stoccata. Ma soprattutto bisogna crederci tanto perché alla fine anche loro possono avere le loro insicurezze o giornate no.
L’anno scorso avevi fatto una finale, ma forse a livello individuale non eri ancora riuscita a confermare tutto le eccellenti sensazioni che hai sempre dato a squadre. Cosa ti frenava?
Non credo che ci fosse qualcosa che mi frenasse. Penso solo che ogni cosa arriva al suo tempo e credo nel lavoro che sto facendo e finalmente è uscito non solo nelle prove a squadre ma anche in una prova individuale.
Che differenze senti tra le due gare?
Sono due tipologie di gara completamente diverse. Sicuramente nella prova a squadre hai meno pressioni e sei più supportata dalle tue compagne, quindi forse mi rendeva più serena nel fare ciò che ritenevo giusto in quel momento. Nell’individuale forse mi mancava un po’ di fiducia e consapevolezza in più nei miei mezzi e spero che l’ultimo risultato mi aiuti a lavorare in questa direzione.
A Bolzano ha incontrato di nuovo Cecilia Berder, che ti aveva eliminata al Mondiale. Stavolta l’hai battuta nettamente. È anche questo un sintomo della tua crescita?
Il bello di questo sport è che si può vincere e perdere con chiunque. La Berder è un’atleta brava e molto grintosa ma questa volta ero decisa a giocarmela fino in fondo senza mollare mai. E ho avuto la meglio io.
La tua scherma è potente ma anche molto tecnica. Quali sono le stoccate che ti danno maggiore soddisfazione?
Di stoccate belle e che ti danno soddisfazioni ce ne sono tante, dipende molto da che tipo di schermitrice sei. Per me la stoccata più soddisfacente rimane la parata e risposta.
Vieni da una regione, la Campania, che ha prodotto e continua a produrre grandi talenti per la sciabola. Quale pensi sia il segreto?
Credo che uno dei motivi sia sicuramente la scuola dei nostri maestri che si dedicano a questo sport e in particolare alla sciabola da anni, e forse, oltre a questo, c’è anche una questione caratteriale che si avvicina molto allo sciabolatore medio tipo la grinta la testardaggine e come si usa dalle mie zone la cosiddetta “cazzimma”.
C’è una atleta a cui ti ispiravi quando iniziavi a tirare? Chi sono quelle che stimi di più e con cui hai il rapporto migliore nel circuito internazionale?
Da piccolina ho sempre visto come degli esempi Gioia Marzocca Ilaria Bianco e Alessandra Lucchino. Ora allenarmi ed essere in squadra con loro è una grandissima soddisfazione. Oggi, a livello internazionale, l’atleta che stimo di più è senza ombra di dubbio la Kharlan.
Quanto ti è dispiaciuto uscire per infortunio dalla gara a squadre? Come sta ora la caviglia?
Devo dire molto, anche perché avevo voglia di continuare a tirare e di conquistare un altra medaglia importante con le mie compagne di squadra. La mia caviglia va benino, però aspetto i risultati delle visite mediche per poter stare tranquilla e ricominciare gli allenamenti il prima possibile.
Twitter: GabrieleLippi1
Foto Trifiletti/Bizzi per Federscherma
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