Il ricambio generazionale? Per la scherma italiana non è un problema. E l’abbondanza di campioni rischia di limitare la crescita delle nuove leve. Che hanno talento da vendere.
Il vivaio schermistico migliore al mondo. Se c’è un settore in cui l’Italia non ha problemi di ricambio generazionale, quello è la scherma. Un esempio di virtù in un Paese troppo vecchio nelle istituzioni e nella mentalità, e incapace di produrre nuove leve su cui scommettere per il futuro.
Sulle pedane, però, non è così. Gli europei di categoria disputati a Gerusalemme si sono chiusi con 19 medaglie, primo posto nel medagliere Cadetti, primo in quello Giovani e, logica conseguenza, primo in quello generale. Un dominio che sarebbe pazzesco, se non fosse una piacevolissima consuetudine.
Il guaio, per tutti questi ragazzi di straordinario talento, è che davanti si trovano dei mostri sacri, e fare esperienza a livello assoluto diventa un’impresa tutt’altro che semplice. Provate a chiederlo a Camilla Mancini, bronzo a Gerusalemme, campionessa europea e mondiale giovani nel 2013, che nelle gare di categoria si è ritrovata a tirare (e vincere) contro Lee Kiefer, una che nel 2011, a Catania e a 17 anni, si prendeva un bronzo iridato assoluto, per poi un anno dopo sfiorare il podio olimpico a Londra.
Una questione di sovrabbondanza, uno di quei problemi che tanti commissari tecnici sparsi per il mondo vorrebbero avere. Il risultato, però, è che i nostri atleti, spesso, trovano maggiori difficoltà nel passaggio di categoria. Un pizzico di fiducia in più, forse, ci vorrebbe. E qualche volta arriva. Luca Curatoli (campione europeo under 20 di sciabola maschile a Gerusalemme) ha iniziato a calcare, con una certa assiduità, le pedane internazionali assolute quando ancora aveva due anni da fare tra gli under 20. Alberta Santuccio, chiamata nel quartetto di spada femminile a Barcellona, e capace di arrivare terza alla sua seconda prova di Coppa del Mondo tra le senior.
Sarebbe bello, se questo risultato, potesse consentire una maggiore continuità nelle gare assolute ad altri giovani. Non si tratta di ‘rottamare’ campioni che non potrebbero mai essere messi in discussione, ma di dare fiducia a gente come Gabriele Cimini, secondo nel ranking Fie junior di spada maschile o Martina Criscio (quarta in quello di sciabola femminile) o Francesco D’Armiento (leader della sciabola maschile), Camilla Mancini e Francesca Palumbo (prima e seconda nel fioretto femminile) o i più piccoli di tutti, Roberta Marzani, e Francesco Ingargiola, 17 anni a testa e rispettivamente argento europeo giovani nella spada femminile a Gerusalemme e leader incontrastato nel ranking di fioretto maschile under 20. Troppo presto per loro. O forse no.
Twitter: GabrieleLippi1
Foto di Augusto Bizzi per Federscherma
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