Margherita Granbassi ha annunciato il suo ritiro. Una scelta che fa male. Non solo a lei.
Quattordici secondi. Sono pochi, eppure possono segnare il confine tra una grande gioia e il dolore più profondo, tra un sorriso e le lacrime. Quattordici secondi sono quelli che mancavano a Margherita Granbassi per chiudere il suo assalto contro Katalin Varga e qualificarsi per il tabellone principale del Trofeo Inalpi di Torino. Poi il ginocchio, il solito maledetto ginocchio sinistro, ha ceduto, e quella che doveva essere la prima gara di Coppa del Mondo dopo tre anni è coincisa con l’ultima in assoluto.
Margherita si è ritirata. L’ha annunciato il 24 marzo, ma la decisione era nell’aria da venerdì 21. Il giorno prima l’avevo sentita al telefono, mentre era sul treno diretta a Torino. Era la prima volta che la intervistavo, per lei sarebbe stata una delle ultime interviste da atleta. Nella voce aveva l’entusiasmo e la gioia di una bambina alla sua prima gara. A 34 anni ancora la voglia di emozionarsi ed emozionare in pedana. Appena ho saputo dell’infortunio mi è venuta in mente una delle risposte che mi aveva dato: «L’idea del ritiro procura un po’ di malinconia, ma affronterò quel momento con estrema serenità, dovesse essere domani, tra un mese o tra un anno».
Il destino ha voluto che fosse «domani», e quella frase, riletta ora, suona come una triste profezia. In quei 20 minuti di chiacchierata, più di una volta, aveva introdotto le sue frasi ridendo. Perché Margherita Granbassi è solare, disponibile, simpatica. Anche per questo la gente la amava e ha fatto il tifo per lei quando poco meno di un anno fa si era rimessa divisa e giubbetto elettrico per qualificarsi ai campionati italiani e andare a tirare nella sua Trieste. Non è solo l’ammirazione per una campionessa del mondo, per il personaggio mediatico che ha confermato di essere nelle sue esperienze da giornalista televisiva. Ci sono persone che, senza alcuno sforzo e in modo del tutto naturale, producono empatia. Margherita Granbassi è una di quelle.
Per questo l’annuncio del ritiro provoca dispiacere e fa male, pur essendo forse l’unica scelta possibile. «Per quanto la scherma sia importantissima per me, nella mia vita c’è anche altro. E non voglio compromettere la mia salute per tornare a tutti i costi su una pedana». Anche questo mi aveva detto in quell’intervista, alla vigilia dell’ultimo infortunio. E così, coerentemente, ha scelto di dire basta. La scherma le mancherà, e lei mancherà alla scherma, ma nella vita c’è anche altro.
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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma