Campione italiano, europeo e mondiale. Luca Curatoli lascia gli Under 20 al meglio. Lo abbiamo intervistato.
Quella che si è appena conclusa a Plovdiv, è stata la sua ultima stagione tra gli under 20. Luca Curatoli l’aveva iniziata con un unico obiettivo: vincere tutto quello che c’era in palio. E ce l’ha fatta. Una Coppa del Mondo iniziata male e proseguita in crescendo. Dominata letteralmente. Un campionato italiano giovani, un titolo Europeo, quindi quello mondiale, individuale e a squadre. Da 27 anni un azzurro non saliva sul gradino più alto del podio ai Campionati del Mondo under 20, l’inno di Mameli non aveva mai suonato per una prova a squadre nell’arma. Protagonista assoluto di un anno che ha riscritto la storia della scherma italiana.
Prima degli Europei avevi detto che avresti dati tutto per chiudere il tuo ultimo anno da giovane con quanti più titoli possibili. Missione compiuta, no?
Non potevo chieder di meglio. È stato un’annata da incorniciare, non è da tutti riuscire a uscire dagli under 20 in questo modo. Io ci sono riuscito e spero di continuare così.
Da fuori si è vista la tua cavalcata straordinaria. Partenza in sordina, poi tre vittorie e un secondo posto nelle ultime quattro prove di Coppa del Mondo, i titoli europei e quelli mondiali. Tutto sembrava facile e logico. Ma quanto è stato difficile per te non abbassare mai il livello della tua scherma? Quanto è dura tirare sempre al massimo?
All’inizio della stagione è stato molto difficile prendere il giusto passo soprattutto dopo le prime due gare di coppa. Dopo è andato tutto per il verso giusto ma c’è stato un grande e duro lavoro dietro le quinte e per questo ringrazio il mio maestro Leonardo Caserta. Il segreto per riuscire in questa striscia positiva è stato il non guardarsi mai alle spalle ma solo alle gare che venivano dopo, questo ha fatto si che non mi facessi prendere dall’ansia.
Un Mondiale giovani nella sciabola non arrivava in Italia da 27 anni. A squadre non era mai arrivato. Hai la percezione di aver fatto, da solo e coi tuoi compagni, qualcosa di storico e straordinario? Avete mai sentito la pressione addosso?
Sinceramente al momento non ci ho pensato. Sia nell’individuale che nella squadra ho e abbiamo realizzato solo dopo l’impresa. Spero che non ci si dimentichi presto di ciò che abbiamo fatto.
La scorsa stagione non hai brillato. In questa hai dominato letteralmente. Cosa è cambiato? Cosa non funzionava un anno fa e cosa invece funziona ora?
Forse l’anno scorso ho un po’ sbagliato la gestione della stagione, ero più proiettato verso gli assoluti e questo mi ha fatto dimenticare l’obbiettivo principale ovvero l’under 20.
Il mondiale di Plovdiv è stata la tua ultima gara nella categoria under 20, d’ora in avanti si tira solo tra gli assoluti. Ti senti pronto?
Mi sento pronto e spero di riuscire a esprimere al meglio la mia scherma, anche se bisogna ancora crescere molto e non si deve mai smettere di essere ambiziosi.
Cosa ti mancherà della categoria under 20?
Il ricordo dell’under rimarrà sempre fresco in me. Sembra ieri quando ero un ragazzino alle prime armi al mondiale di Baku, quattro anni fa. Mi mancherà sicuramente il calore e l’amicizia con tutti i ragazzi con i quali ho legato molto.
Due anni di tempo per provare a raggiungere un traguardo come l’Olimpiade di Rio. O è troppo presto per te?
Rio rimane un sogno, sicuramente sarà difficile, ma finché avrò l’occasione e la possibilità di qualificarmi ci proverò con tutte le mie forze.
Twitter: GabrieleLippi1
Foto di Augusto Bizzi per Federscherma
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