Il bello arriva ora

Settimana fantastica. Vittorie in Coppa del Mondo e tricolore.  Intervista a Enrico Berrè prima degli Europei.

 

Va di fretta Enrico Berrè. L’anno scorso, poco più che ventenne e alla sua prima stagione fra i “grandi”, scrisse una delle più belle pagine della spedizione azzurra a Zagabria, conquistando un bronzo individuale e un oro a squadre da assoluto protagonista. Chiamato alla riconferma in questa stagione, Enrico non solo non ha tradito le attese, ma è andato ben oltre: a Padova ha centrato il suo primo podio in Coppa del mondo, ha bissato a Chicago,preludio della trionfale cavalcata di Plovdiv. Quindi la doppia ciliegina sulla torta, posata sulle pedane del PalaVolcan di Acireale, dove ha vinto tanto la prova individuale, quanto quella a squadre con le Fiamme Gialle. Ma non è finita qui, perchè all’orizzonte ci sono un Europeo e – soprattutto – un Mondiale a cui dare l’assalto. Con la consapevolezza di essere sotto i riflettori, ma anche con l’umiltà di chi, pur avendo già fatto grandi cose in poco tempo, è conscio che c’è sempre da lavorare sodo per migliorarsi e ottenere risultati.

Nel giro di una settimana hai conquistato la tua prima vittoria in Coppa del Mondo e hai infilato la doppietta tricolore, vincendo tanto la gara individuale quanto quella a squadre. Ora sei atteso dalle sfide europee e mondiali: come ci arrivi?

Mentirei se dicessi che non ci arrivo nel migliore dei modi! É stata una settimana incredibile per me, è arrivata la mia prima vittoria in coppa e poi i due titoli italiani! Ora però viene il bello.  Perché,  per quanto i risultati ottenuti siano estremamente importanti, é inutile negare che un atleta lavora soprattutto per gli Europei ma ancor di più per i Mondiali! E sono proprio queste le gare a cui si tiene in particolar modo. Arrivo a questi appuntamenti in forma e consapevole delle mie potenzialità, ma ciò non significa assolutamente che mi senta una medaglia sicura al collo. Ma non voglio nemmeno essere una semplice comparsa in queste due manifestazioni. Io darò il mio massimo, poi sarà la pedana a dare i responsi.

Facciamo un salto indietro di una settimana e torniamo a Plovdiv: che effetto ti ha fatto la prima vittoria in Coppa del Mondo? Che cosa hai provato a sentire l’Inno di Mameli che suonava per te?

É stata davvero un’emozione indescrivibile, un insieme di felicità e incredulità allo stesso tempo. Poi sentire l’inno fa sempre venire la pelle d’oca come nessun’altra cosa al mondo può fare! Ho riutilizzato una frase usata da Gigi Samele in occasione della sua prima vittoria a Chicago, ovvero che la prima volta non si scorda mai. Credo proprio non esistano parole più azzeccate, non dimenticherò mai quei momenti , quelle emozioni che hanno reso per me quel giorno tanto importante.

Fra una settimana, Strasburgo: l’anno scorso a Zagabria arrivò uno splendido bronzo, cosa ti aspetti dalla gara di quest’anno?

Non mi aspetto nulla di più di quanto mi aspettassi un anno fa. Non voglio bruciare le tappe , ho pur sempre 21 anni! L’anno scorso quel bronzo é stato il risultato piu inaspettato della mia vita ma ciò non significa che arriverà sempre una medaglia: le gare possono andare bene come possono andare male, io dalla mia proverò a farle andare nel migliore dei modi. Voglio una medaglia – ben chiaro – ma non ne sono ossessionato. Vorrei solo esprimere la mia miglior scherma e poter finire la manifestazione senza il rimpianto di aver potuto dare qualcosa in più.

Le tue ultime prestazioni fanno di te uno dei favoriti per Strasburgo: questo è per te un peso o ti gasa ancora di più?

Non mi sento un favorito, ci sono campioni che vincono da 10/15 anni medaglie di ogni colore e in tutte le competizioni: loro sono per me i veri favoriti.  Non sono nemmeno un outsider, questo é vero, ma mi sento ancora qualche passo indietro rispetto a grandi atleti che sono i protagonisti da anni. Dal canto mio. posso dire che questi ultimi risultati mi hanno gasato. ma mi piace sempre stare con i piedi saldamente a terra. Si vince con il sacrificio, non con l’euforia dei successi passati.

Nelle ultime tre gare l’Italia ha dominato la scena nella sciabola maschile: credi che I tuoi avversari più pericolosi siano solo I tuoi compagni di squadra? Chi temi di più invece fra gli stranieri?

Ho la grandissima fortuna di essere in squadra con tre fenomeni della sciabola mondiale. Gigi, Aldo e Diego sono – ognuno a modo suo – tutti fortissimi, e forse la mia crescita é dovuta anche alla possibilità di allenarmi costantemente con loro. Certo, questo aiuta durante la gara a squadre perché siamo tutti dalla stessa parte, ma nell’individuale trovarseli contro non é il massimo. Battute a parte,  loro sono davvero fortissimi ma ci sono tanti altri avversari altrettanto forti, come russi, tedeschi e ungheresi. Provengono da grandissime scuole di sciabola, che hanno prodotto campioni straordinari. Sarà davvero una bella sfida!

Nelle prove a squadre vi siete spesso infranti contro “la maledizione russa”: secondo te, cosa vi manca – se vi manca – per riuscire finalmente a sfatarla?

Non credo proprio ci manchi qualcosa rispetto al quartetto russo. Credo siamo due grandissime nazionali, formate da altrettanto grandi atleti. Per ora, é vero, siamo 3 a 0 per loro, ma ciò che conta sono Europei e Mondiali, e alla fine di questi vedremo chi avrà al collo le medaglie che pesano di più…

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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma

 
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