Un argento che vale oro

Paolo Pizzo intervistato a caldo dopo l’argento europeo. Grande soddisfazione e una dedica a due persone speciali.

 

Un argento meraviglioso che ha il sapore dell’oro. Il titolo continentale vola in Ungheria, al collo di Andres Redli, ma la copertina di oggi è tutta per Paolo Pizzo. Cuore, grinta e la voglia di non mollare mai, anche quando davanti tutto sembra buio e la luce in fondo al tunnel un lontano miraggio. È in queste situazioni che lo sconforto bussa impettito alla porta e invita alla resa, a mollare tutto. Ma è anche in queste situazioni che si vede la forza di un Uomo, la sua voglia di lottare e di tornare a ruggire in pedana con la rabbia di un leone che per troppo tempo è stato chiuso in gabbia. Paolo è fatto così, un lottatore, la perfetta esemplificazione del concetto di non mollare mai. Questo trapela oggi in zona mista, appena sceso dal podio con la sua medaglia al collo.

Paolo, oggi sei tornato a dare spettacolo e regalare emozioni in pedana, com’è questa medaglia?
È un oro mascherato d’argento. Per me vale tantissimo, è una ricompensa del lavoro che ho fatto. Ci sono stati dei periodi, in questi due anni post olimpici, in cui vedevo tutto nero e la voglia di mollare c’è stata. Se non l’ho fatto è stato solo grazie alla mia forza e alle persone che mi sono state accanto, in particolare la mia famiglia e la mia ragazza Lavinia. Ma anche Enrico Garozzo, che in questo periodo mi è stato vicino, anche solo con una parola di conforto, incitandomi a non mollare mai anche nei periodi in cui io uscivo molto presto dalle gare.

Parlando della gara di oggi: una condotta pressoché perfetta dai gironi fino alla finale, cosa ti è mancato contro Redli?
Molto probabilmente è mancata un po’ di lucidità. Veniamo da un periodo tostissimo, pieno di gare, con una fatta in Sud America. Ho un tipo di scherma basata molto sul fisico e sulla mente, se viene a mancare una delle due componenti, rischio di prendere dei parziali netti. Spero di sistemare tutto in vista della gara a squadre, che arriva molto presto.

Parliamo proprio della gara a squadre: tu ci arrivi galvanizzato dalla medaglia, i tuoi compagni sono desiderosi di riscatto. Qual è il vostro obiettivo?
Puntiamo a fare bene, puntiamo in alto. Fare bene è fondamentale anche per dare uno scossone all’ambiente e dare un segnale a chi ci ha criticato. A questa gara tengo tantissimo e, anche se sembra difficile da credere ora, sono già concentrato su quell’appuntamento.

Dediche particolari?
Sicuramente alla mia ragazza Lavinia, che in questo periodo mi è stata vicina malgrado non fosse semplice starmi dietro, e alla mia nonna materna, recentemente scomparsa. Ho dedicato loro già l’oro di Acireale, dedico loro con ancora maggior forza questo “titolo” di vice-campione europeo.

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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma

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