Il giorno delle fenomene

Gli Usa vincono la prova a squadre di sciabola femminile. Podio per Francia e Ucraina. Quarta l’Italia.

 

Chi fenomeno lo è già – cercare alla voce Mariel Zagunis e Olga Kharlan – chi, facilmente, un giorno lo sarà. Ed è il caso di Manon Brunet, gioiellino di diciotto anni messo in vetrina mondiale dalla Francia vice-iridata. L’oro se lo sono prese le americane, capitanante da una signora bionda di origine lituana che di pagine di storia ne ha scritte un bel po’ per quanto riguarda la sciabola femminile: due ori Olimpici individuali, quattro mondiali equamente divisi fra individuali e a squadre. Che con oggi diventano cinque. Con lei sul podio ci salgono Dagmara Wozniak, Ibithaj Muhammad e Elizabeth Stone.

Le francesi si devono accontentare di un argento, fermate a un passo dal completare un capolavoro che ha avuto nei quarti di finale contro la Russia e nella semifinale contro l’Italia gli highlights di una giornata comunque da ricordare. L’oro, oltre a riportare in terra francese un titolo che mancava dal 2007 – vinto  a San Pietroburgo – sarebbe stato il miglior completamento di un diabolico piano di vendetta. La rivalsa per la delusione di un oro europeo sfumato davanti al pubblico di casa, ripagata con un oro Mondiale preso in casa di chi quel sogno l’aveva infranto. Ci riescono per tre quarti le ragazze d’Oltralpe, ancora ispirate come sulle pedane della Hall Rhénus poco più di un mesetto fa. Cecilia Berder, Charlotte Lembach e la giovane Manon Brunet, che affonda con le sue sciabolate le più esperte e titolate russe. 5-2 a Sofya Velikaya, 5-1 a Ekaterina Dyachenko (di gran lunga la migliore delle russe) e, per chiudere in bellezza, il 7-1 rifilato a Yana Egorian con cui ha regalato la semifinale alle sue compagne. Ha fallito l’esame di maturità, l’assalto contro Mariel Zagunis nella finale. Il 10-3 di parziale è fin troppo severo per lei, poi sostituita da Saoussen Boudiaf. Ma di sicuro ne risentiremo parlare.

Nella giornata delle “fenomene”, non poteva mancare l’extraterrestre. Olga Kharlan si è dovuta accontentare solo del bronzo -ahinoi a spese delle azzurre – ma lo spettacolo offerto dalla fuoriclasse ucraina è stato incredibile. A partire dal 10-2 finale con cui recupera e sorpassa Rossella Gregorio nella finalina, ma anche la prestazione monstre contro Dagmara Wozniak, fortunata a trovare la stoccata del 45-44 in semifinale. Una cassaforte quando c’è da chiudere un assalto, una certezza assoluta quando c’è da rimontare. Una così è un’assicurazione sulla medaglia, a cui le compagne però dovrebbero pagare – in eterno – la cena al ristorante.

L’Italia chiude purtroppo senza medaglie, sorte condivisa con i colleghi maschie. Peccato, perchè oggi Ilaria Bianco, Rossella Gregorio e Irene Vecchi – mai impiegata Lucrezia Sinigaglia – erano sembrate in palla come dimostrato negli assalti vinti nettamente contro Germania e, ancora di più Corea. E con Rossella che stava riuscendo nell’impresa di rimontare Charlotte Lembach dal 33-40. Si è fermata a due sole stoccate dal pareggio, da un’impresa che avrebbe avuto dell’incredibile.  Un po’ di rammarico resta per la finalina, per un bronzo che sembrava cosa fatta sul 40-35. Ma se dall’altra parte della pedana c’è Olga Kharlan, perdipiù carica a pallettoni e in vena di dar spettacolo, il discorso diventa decisamente complicato.

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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma

 

 
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