Intervista alla Campionessa del Mondo di spada, Rossella Fiamingo dopo l’oro vinto a Kazan.
L’avevamo tanto attesa e finalmente Rossella Fiamingo è arrivata. Ha trovato quell’acuto che è sempre stato nelle sue corde ma che, per un motivo o per l’altro, le era sempre mancato. In stagione due podi in Coppa del Mondo, quindi un Europeo al di sotto delle aspettative (perlomeno a livello individuale, dal momento che a squadre ha centrato il bronzo), ma da cui era tornata a casa con una consapevolezza: si era stancata di perdere. E così, a Kazan, ha messo in atto il suo piano, prendendosi una medaglia d’oro al termine di una cavalcata trionfale, chiusa battendo niente meno che la campionessa Olimpica di Londra 2012 Yana Shemyakina, quindi una fuoriclasse assoluta come la tedesca Britta Heidemann. Pianeta Scherma l’ha sentita appena tornata in Italia.
Dopo un Europeo così così avevi detto che eri stanca di perdere. Sei stata di parola mi sembra. Hai 23 anni e sei campionessa del Mondo. Non starai correndo un po’ troppo?
Ho sprecato molte occasioni un po’ in tutti i mondiali (compresi under 20) e avevo la preoccupazione di arrivare a fine carriera senza medaglie mondiali. Inoltre alle Olimpiadi mi è sfuggito il sogno di medaglia per una stoccata al minuto supplementari e quindi potevo arrivarci anche prima. Certo… d’oro però non pensavo, una ma buona!
Ecco, come è stato tornare in Italia con una medaglia d’oro?
È stato bellissimo. Atterrata a Catania c’erano i miei compagni della Methodos con striscioni e mazzi di fiori e altra gente che non conoscevo che mi aveva seguito in tv.
A Kazan, da fuori, la tua gara è sembrata perfetta. C’è qualche cosa che col senno di poi avresti potuto far meglio?
Nell’individuale no, ho vinto, cosa voglio di più? A squadre sì, quell’assalto perso con l’ Estonia ci ho messo un po’ a digerirlo. Era un assalto alla nostra portata e ci siamo fatte sfuggire una bella occasione. La finale con la Russia ci stava tutta!
Personalmente, forse ancora più dell’oro individuale, mi ha colpito come hai tirato nella prova a squadre, rifilando parziali pesantissimi ad Ana Maria Branza e a Emese Szasz, con un 7-0 che ha ucciso la finale per il bronzo. Ti senti più forte ora?
In quei momenti lì mi sono sentita superiore, parlavo la mia lingua e loro non capivano, quando è così non vorresti mai scendere dalla pedana. Voglio tenere bene a mente queste sensazioni, sentirsi superiore con avversarie di questo tipo dà una soddisfazione incredibile.
Sappiamo che fisicamente non eri al 100% prima del Mondiale, e che nel penultimo assalto della finale per il bronzo a squadre hai avuto un forte dolore alla schiena. Eppure non si è notato. La testa può spingere il fisico e al di là dei propri limiti?
Assolutamente si, a meno che non ti strappi. Nell’assalto con la Revesz il pensiero era tutto sul dolore ed ero preoccupatissima perché non riuscivo a concentrarmi bene. Pensavo le azioni, ero lucida ma al momento di farle mi bloccavo. Una volta in panchina me ne sono resa conto e ho capito che per dare il mio contributo alla squadra dovevo dimenticarmi del dolore, dovevo concentrarmi solo a toccare e il male alla schiena l’avrei sopportato se non dimenticato. In quei minuti ero in uno stato di trance, mi ero preordinata di pensare solo a toccare e così ho messo da parte il dolore fisico. Prima dell’ assalto finale, Sandro Cuomo mi ha chiesto se volevo essere sostituita, è li che ho risposto: ‘Tranquillo, devo solo dimenticarmi che ho questo dolore, tiro anche senza schiena, tanto dopo questo assalto ho tempo per riposarmi’. Mettevo una stoccata dopo l’altra senza rendermi conto di quante ne avevo effettivamente messe. Solo verso la fine ho guardato il tabellone dei parziali di fronte a me e quando ho letto 11-5 ero quasi sorpresa ma non mi sono fatta distrarre e ho continuato a tirare fino a l’ultimo secondo.
Il ct Sandro Cuomo ha detto di essere felice anche perché la tua vittoria conferma che non è necessario lasciare il proprio ambiente per vincere, e che si può crescere insieme allievo e maestro. Com’è stata, finora, la maturazione del rapporto con Giovanni Sperlinga?
Qui a Catania sto bene, sono molto legata alla mia palestra e al metodo di allenamento che utilizziamo, sarebbe difficile trovare quello che ho qui da un’altra parte, mi complicherei la vita da sola. Ho avuto la fortuna di essere stata portata da mio padre nella palestra giusta con il maestro giusto. Gianni è molto preciso e lui mi ha insegnato che non si finisce mai di imparare, ogni giorno lavoriamo sulle “sfumature”.
Siamo a metà strada verso Rio. L’anno prossimo cominceranno le qualificazioni olimpiche. Le cercherai con una squadra che sta crescendo e finalmente sembra raccogliere quello che merita. Che sensazioni hai?
Ho sensazioni molto positive, nelle ultime tre gare abbiamo vinto il bronzo e adesso che abbiamo tanta fiducia e più sicurezza sulle nostre potenzialità di squadra gli altri team iniziano a temerci.
Adesso magari riceverai proposte dal mondo dello spettacolo. Forse te ne sono già arrivate. Sai anche suonare il piano e chissà… Hai mai preso in considerazione l’ipotesi di un’attività di questo genere parallela a quella agonistica?
Mi piacerebbe avere qualche esperienza di questo tipo, non lo nego, però ciò che è certo, e in questo sono determinatissima, è che prima di tutto (come è sempre stato) la priorità va alla scherma.
Twitter: GabrieleLippi1
Foto di Augusto Bizzi per Federscherma