Hanno conquistato il quarto podio consecutivo, ma non vogliono fermarsi. E sono una vera squadra.
Le guardi ora e ripensi a due anni fa, a come erano uscite da quella maledetta Olimpiade, demoralizzate, senza sicurezze, impaurite. Le guardi ora, sorridenti, e le vedi forti, in pedana e fuori. E unite. Bianca Del Carretto, Rossella Fiamingo, Mara Navarria e Francesca Quondamcarlo sono una squadra, e lo capisci anche da come, lontano dalle telecamere, si abbracciano e incitano tra di loro dopo il terzo posto conquistato nella prova a squadre del Trofeo Carroccio.
La nuova stagione è cominciata come era finita la vecchia: sul podio per la quarta volta consecutiva dopo aver ingoiato tante delusioni e aver percorso un lungo cammino per tornare a vedere chiaramente la verità: questo quartetto è tra i più forti al mondo, e lì deve restare. «Non dobbiamo mai uscire dalle prime quattro», spiega Bianca, «e possiamo fare ancora meglio. Più forte c’è solo la Russia, le altre sono ampiamente alla nostra portata, pure la Romania». Quella Romania che a Legnano le ha tenute fuori dalla finale: «Loro hanno la Branza, la più forte in assoluto per me», continua Bianca, «e a volte può fare i miracoli».
Come quello che ha fatto ieri, rimontando a Rossella Fiamingo cinque stoccate di svantaggio, e vincendo la semifinale alla priorità. Con una come lei può anche capitare, lo sa anche Rossella, che rispetto a qualche tempo fa appare molto più sicura e più convinta del suo ruolo in chiusura. «Prima mi sentivo da sola, non ero riuscita a integrarmi nel gruppo, sentivo il peso delle aspettative e andavo nel pallone. Adesso sento che le mie compagne hanno fiducia in me, che anche se sbaglio non sarà una tragedia. Sono più serena». E questo la porta a gestire meglio le situazioni. Contro la Cina, nei quarti di finale, è stata lei a ricucire un gap pesante, di tre stoccate, chiudendo il suo parziale 10-4 (con tre colpi doppi arrivati tutti quando si era già riportata davanti alla Xu). Contro la Francia, nella finale per il terzo posto, si è trovata di nuovo al minuto supplementare, ma stavolta la botta decisiva l’ha messa lei, dimostrando che l’incidente di percorso con la Branza non aveva lasciato residui nella sua sicurezza.
Ma è tutta la squadra che è cresciuta: «Abbiamo imparato ad ascoltarci l’un l’altra», spiega Bianca Del Carretto, «ognuna di noi ascolta i consigli che arrivano dalla panchina, così sappiamo quando accelerare o rallentare per gestire i momenti positivi e negativi degli assalti». Un gruppo compatto ed equilibrato, anche nei valori tecnici, tanto da potersi permettere di scegliere lo schieramento a seconda di quelle che sono le caratteristiche più utili per sconfiggere le avversarie di turno: «Conosciamo bene le nostre caratteristiche e quelle delle avversarie», è l’analisi di Francesca Quondamcarlo, «e sappiamo come gestirle. Il bello di noi è proprio questa molteplicità di capacità tecniche, diverse in ognuna di noi». Una squadra forte e matura, che ha imparato a comandare gli assalti, a spingere quando bisogna spingere, rallentare quando è il caso di rallentare: «Per anni ci abbiamo provato e non è stato semplice. Ci abbiamo messo un po’. Io ho ritrovato la squadra giù di morale dopo le Olimpiadi e mi piace la forza con cui siamo riuscite a ricostruirci. Speriamo di poterlo consolidare ancora di più».
Per fare quel passo in più che ancora manca: «Prima arrivavamo sempre quinte e volevamo il podio, ora arriviamo al podio e vogliamo la finale, ma arriverà», spiega Rossella Fiamingo. «Questa squadra può arrivare molto in alto», aggiunge Mara Navarria, una che non ha remore ad attaccare, in pedana e fuori e si sente in forma più che mai: «Sto lavorando con un sensore che mi aiuta a correggere alcuni errori nei movimenti e utilizzare meglio il mio fisico». E si nota. «Nessuna scaramanzia, la fortuna non esiste. Il grande risultato può arrivare perché ci parliamo e ci fidiamo di noi».
Twitter: GabrieleLippi1
Foto di Augusto Bizzi per Federscherma