Il treno giusto

Angelo Mazzoni racconta i suoi primi mesi da responsabile della spada maschile russa.

 

Vincente in pedana quanto da bordo pedana: ad Angelo Mazzoni va il merito – dopo aver conquistato personalmente gloria iridata e olimpica – di aver portato dapprima Matteo Tagliariol all’oro di Pechino, quindi di aver portato la squadra elvetica sulla mappa della scherma che conta. L’oro Europeo di Tiffany Geroudet, ma soprattutto i trionfi della squadra maschile. Lasciata la Confederazione, per il tecnico milanese è tempo di una nuova sfida, riportare in alto la spada maschile russa. L’arma che, fino a questo momento della stagione, ha dato meno gioie alla corazzata Est Europea. E che, grazie ad Angelo Mazzoni, prova a puntare dritta verso la vetta mondiale.

Nei giorni scorsi il tecnico milanese ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni al sito delle Federazione russa di scherma. Una chiacchierata che parte dal primo contatto con Ilgar Mamedov nel marzo del 2014 – «A marzo mi squilla il telefono, era Ilgar Mamedov. Mi disse  che era alla ricerca di un allenatore per la squadra di spada maschile, e mi chiese se fossi interessato a diventarlo. Certo, sono rimasto molto sorpreso, ma, in realtà, era ovvio che nella squadra russa, qualcosa andasse storto. Dopo tutto, era composta da atleti molto forti, che avevano mostrato il loro valore sia a livello individuale che a squadre »- e si chiude con gli obiettivi personali e di squadra e con una solenne promessa che ha tutti i crismi di una dichiarazione – sportiva, naturalmente – di guerra «Per me venire in Russia è una sfida e io amo le sfideSto lavorando per vincere. Questo è quello che facciamo, è uno sport, e se non si può vincere, si deve cambiare mestiere, per andare a fare qualcos’altro».

Una nuova avventura, dunque, che Mazzoni definisce come un treno passato al momento giusto. E in cui fin da subito si è immerso, dal momento che in Russia ha trovato un ottimo ambiente in cui poter lavorare, malgrado le ovvie difficoltà dovute alla lingua: «Qui ho trovato le condizioni ideali per lavorare, oltre a persone molto simpatiche, dagli atleti agli allenatori. All’inizio ho avuto problemi a causa della lingua, io  non conosco il russo, inoltre ho trovato difficoltà a capire le persone che non parlano l’inglese o il francese. Ma per fortuna c’è Alexander Ivanov, che mi aiuta molto in questo. Ora dopo quattro mesi va un po’ meglio, ma quando ho bisogno di spiegare qualcosa nel dettaglio mi chiamano Sasha». Positiva anche l’impressione che si è fatto dei suoi ragazzi, a cui però non risparmia una stoccata per quanto riguarda l’atteggiamento e  l’approccio agli allenamenti e alle gare: «Alcuni ragazzi sembrano tristi, come se non trovassero piacere nel fare ciò che fanno. E questo atteggiamento va cambiato».

Malgrado sia da poco in sella, Angelo Mazzoni può già tirare un primo – sommario – bilancio dei suoi primi quattro mesi di lavoro: «Tutti i ragazzi sono di alto livello e non c’è bisogno di fare grandi cambiamenti tattici, tecnici e psicologici. Si tratta solo di mettere assieme le varie tessere, un po’ come un puzzle. E per farlo, bisogna partire dalla cornice per arrivare pian piano al centro dell’immagine. […] Non do molto peso all’aspetto della fisicità, io credo che la vera forza di uno schermidore sia tutta nella sua testa. Ed è questo il lavoro più difficile, perchè ogni atleta ha la sua personalità e io devo conoscerli bene. Sergey Bida, ad esempio, devo spesso tenerlo a freno, mentre con altri ragazzi vanno un po’ più spinti perchè rendano al massimo».

La chiusura è riservata all’imminente partenza delle qualificazioni olimpiche. L’obiettivo è quello di qualificare la squadra, anche se la concorrenza è tosta: «Penso che non solo siamo in grado di qualificarci, ma anche di vincere. Perchè no? Abbiamo tutte le possibilità per farlo. Al momento ci sono due squadre più forti di noi, la Francia e la Corea. Contro la Francia al momento è molto difficile competere, ma la Spagna a Strasburgo ha dimostrato che nulla è impossibile. Ognuno commette degli errori, sta a noi approfittarne. Con la Corea abbiamo tirato a Berna e siamo andati vicini a batterla, perdendo solo di una stoccata. […] Prima che partano le qualifiche, proverò molti ragazzi nelle gare a squadre, perché devo trovare ancora un terzo e un quarto componente. E poichè il gruppo non è composto da soli quattro atleti ma di 5/6 e anche più, e poiché tutto può succedere – un infortunio, una malattia – tutti devono essere pronti a tirare in qualsiasi momento».

Twitter: agenna85

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Fotografia rusfencing.ru

 
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