Nella prova a squadre di Vancouver, vittoria per la Svizzera sull’Ucraina. Podio per la Francia. Settimo posto per l’Italia.
Chiamatelo “miracle man”, o l’uomo delle rimonte impossibili. Perché con Max Heinzer tutto e più di tutto è possibile, anche ribaltare le sorti di una finale che, sul 37-29 all’inizio del nono e decisivo periodo, sembrava inevitabilmente aver preso la direzione dell’Ucraina. Lo show del folletto svizzero è da annali: stoccata dopo stoccata, rosicchia implacabilmente vantaggio e certezze di Anatoly Herey, messo subito alle corde dalla scherma frenetica e tutta all’attacco di Heinzer. Il 12-0 che gli assesta l’elvetico è un cazzottone pesante da assorbire, il 16-4 complessivo che serve a chiudere il conto sul 45-41 il colpo del definitivo knock out.
Eppure, fino a quel momento, la finale aveva visto la nave ucraina navigare tranquillamente, con il porto d’attracco che cominciava a stagliarsi all’orizzonte. Perché il break in apparenza decisivo, Nikishin e compagni lo piazzano già al termine del primo giro di assalti, mettendo in cascina quel gruzzoletto di sette/otto stoccate di vantaggio che rimarrà tale fino all’inizio dell’ultima frazione. Quando sale in cattedra Heinzer e travolge tutto, come un ciclone, regalando ai compagni di squadra una vittoria inaspettata visto l’andazzo che stava prendendo l’assalto.
Si rivela invece ancora avara di soddisfazioni la gara a squadre per la spada maschile italiana. Il quartetto azzurro, che accanto ai confermati Marco Fichera, Enrico Garozzo e Paolo Pizzo ha schierato Andrea Santarelli al posto di Lorenzo Bruttini, rimane ancora una volta giù dal podio e si deve così accontentare dei piazzamenti di rincalzo. Sconfitti dalla Svizzera nei quarti di finale (43-34) dopo l’iniziale vittoria contro Israele, i ragazzi di Cuomo si son trovati così a lottare per le posizioni dalla quinta all’ottava, chiudendo infine al settimo posto, frutto della sconfitta contro la Corea (45-36), sorprendentemente eliminata ai quarti di finale dall’Ungheria, e della vittoria per 45-40 sulla Spagna.
Il podio rimane quindi affare per gli altri: per la Francia (Gauthier Grumier, Ronan Gustin, Daniel Jerent e Ulrich Robeiri), ad esempio, che però è costretta dal guizzo di Anatoly Herey ai danni di Grumier a giocarsi il gradino più basso del podio, poi artigliato ai danni di un’ottima Ungheria sapientemente guidata da Gabor Boczko. E per la Svizzera e l’Ucraina, le due contendenti per la posta piena. E come sia andata a finire, lo sappiamo già.
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