La squadra maschile vince sulla Cina e conquista il Mondiale. Bronzo alla Francia
A Tashkent il fioretto continua a colorarsi di azzurro: la squadra maschile composta da Damiano Rosatelli, Francesco Ingargiola e Tommaso Ciuti con Lorenzo Francella come quarto uomo conquista la medaglia d’oro nella prova a squadre sconfiggendo nella finalissima per il metallo più prezioso la Cina e completando così un favoloso tris di medaglie d’oro nella categoria Giovani dei Mondiali uzbeki, dopo quelle di Rosatelli nella prova maschile individuale e delle ragazze nella prova a squadre femminile, per un totale di quattro medaglie complessive di specialità con l’argento di Francesco Ingargiola nell’individuale.
La finale con i cinesi è stata sostanzialmente senza storia: sei frazioni vinte su un totale di nove, con Ingargiola che ha concesso le briciole ai suoi tre avversari nei rispettivi confronti (5-1 a Chen all’avvio, a Yang a metà gara e a Huang nell’ultimo parziale), Rosatelli in controllo (vittorie su Lu e Huang, solo una macchia nel 5-6 subito da Yang) e Ciuti che ha ceduto due dei tre parziali (5-7 da Huang e 5-6 da Yang, pareggio a 5-5 con Chen). Nei turni precedenti, l’Italia ha dapprima superato in scioltezza ai 32 il Qatar (45-12), quindi una vittoria agevole sull’Ungheria ai 16 (45-27), più combattuta la sfida ai quarti contro il Giappone (45-39 per gli azzurri) mentre in semifinale la Francia si è dovuta arrendere con un punteggio più netto di quanto si potesse pronosticare (45-31). Alla squadra transalpina è andata la medaglia di bronzo di giornata, grazie alla vittoria nella finale di consolazione sugli Stati Uniti.
In un primo e sommario sguardo d’insieme sui Mondiali di Tashkent, il fioretto si conferma come l’arma di punta della scherma azzurra anche nelle categorie Cadetti e Giovani, con un totale di cinque allori – alle quattro dei Giovani va infatti aggiunto l’argento individuale nei Cadetti di Serena Rossini – che rappresentano la metà delle medaglie finora incamerate dalla spedizione italiana.
Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma