I Mondiali di Tashkent lasciano in dote 12 medaglie, 5 d’oro. Dominio nelle prove a squadre U20. Bene i Cadetti
I Mondiali Cadetti e Giovani di Tashkent, conclusisi ieri dopo otto giorni di gare, regalano molte certezze alla Nazionale azzurra. Il bilancio finale lascia in dote all’Italia un totale di dodici medaglie, così suddivise: cinque ori, quattro argenti e tre bronzi. Nel dettaglio, otto medaglie sono arrivate dalle prove individuali e la metà, ma tutte del metallo più prezioso, dalle prove a squadre. Quanto alla distinzione per età, il discorso si inverte: quattro medaglie per i Cadetti, il doppio esatto per i Giovani azzurri, che però hanno potuto contare sulla prova a squadre in tutte le armi, mentre i Cadetti si sono dovuti accontentare dell’unica prova mista a squadre, peraltro sperimentale, inserita in calendario.
Cinque medaglie d’oro, si diceva. A questo proposito, è risultato a tratti impressionante il dominio italiano nelle prove a squadre dei Giovani, che ha visto i nostri atleti realizzare un piccolo en plein nelle diverse armi: dal fioretto (maschile e femminile) alla sciabola femminile fino alla spada femminile, l’Inno di Mameli ha risuonato quasi ininterrottamente sul podio uzbeko. Il confronto con gli ultimi Mondiali di Plovdiv dello scorso anno è decisamente in attivo, dal momento che in Bulgaria gli atleti azzurri avevano colto otto medaglie complessive, di cui tre d’oro e nessuna d’argento, e soprattutto non vi era stato un predominio tanto visibile come invece è accaduto a Tashkent nelle diverse prove a squadre in calendario.
Oltre alla garanzia di un alto livello generale delle atlete e degli atleti, caratteristica fondamentale per arrivare a medaglia nelle prove a squadre, è da notare una poliedricità che fa assai ben sperare per il futuro, lasciando pochi vuoti da colmare nelle diverse specialità. Il fioretto si è confermato inoltre, anche tra i Giovani, come l’arma di punta della scherma azzurra, con il quinto oro mondiale (e il terzo di specialità) arrivato grazie a Damiano Rosatelli nella prova individuale maschile.
Le quattro medaglie d’argento si sono divise equamente tra Cadetti e Giovani, e tutte sono state ottenute in prove individuali. Dai primi sono arrivate le gioie per Lucia Lucarini nella sciabola femminile, sconfitta dalla Nikitina nella finale per l’oro, e per Serena Rossini, autrice di una gara strepitosa nel fioretto che l’ha portata a una sola stoccata dalla vittoria contro Léonie Ebert, quindicenne tedesca di grande talento capace di salire sul podio (con la medaglia di bronzo al collo) anche nella categoria Giovani. Dai Giovani sono giunte invece le medaglie d’argento di Francesco Ingargiola, che con Rosatelli ha dato vita a una finale tutta italiana nel fioretto maschile, e di Francesco Bonsanto nella sciabola maschile, sconfitto nell’assalto per l’oro da Dershwitz.
Il terzo gradino del podio è stato invece scalato da Eleonora De Marchi, campionessa del mondo in carica e tra le principali favorite della vigilia nella prova individuale Cadetti di spada femminile, che si è però imbattuta nella futura nuova iridata Alexandra Predescu in semifinale, e dalla coppia formata da Matteo Neri e Alberto Arpino nella sciabola maschile Cadetti, entrambi fermati nelle rispettive semifinali da Kim Jongdu e Konstantin Lokhanov.
Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma
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