Un riconoscimento al miglior arbitro e un’associazione per aiutare i bambini in case famiglia. Simona Pierucci racconta l’iniziativa.
In occasione della recentissima assegnazione del Premio Pierucci, avvenuta durante i Campionati Italiani Gpg che si sono svolti a Riccione, abbiamo deciso di fare una chiacchierata con Simona Pierucci per raccontarvi come nascono questo Premio e l’Associazione I cuori di Silvia, e quali sono le idee ed i valori che stanno alla loro base.
Ecco cosa ci ha raccontato Simona:
«La nostra famiglia è stata, da sempre, una famiglia di schermitori: prima mio nonno, poi mio papà e infine io, mio fratello Beppe, ex atleta della nazionale assoluta, e mia sorella Silvia. Tutti e tre noi fratelli abbiamo prima tirato e poi deciso di restare nel mondo della scherma diventando arbitri. Questo sport, quindi, ha sempre fatto parte delle nostre vite. Nel 2010, però, è venuta a mancare mia sorella. Io e i miei familiari abbiamo deciso di non arrenderci al dolore e abbiamo creato un’Associazione in sua memoria: I cuori di Silvia. Il nostro scopo è quello di aiutare i bambini meno fortunati e che vivono nelle case famiglia. Contemporaneamente alla nascita dell’Associazione, la Federazione ci ha proposto di istituire un premio in memoria di mia sorella. È nato così il Premio Pierucci, un premio federale unito alla nostra Associazione. Inizialmente non sapevamo a chi conferirlo, ma poi abbiamo fatto la nostra scelta. Il premio, infatti, è riservato agli arbitri più giovani. Abbiamo scelto loro perché esisteva già il premio Siclari, dedicato alla classe arbitrale in generale, ma soprattutto perché volevamo e vogliamo che questo premio rispecchi, in un qualche modo, la personalità di Silvia, la sua pazienza, il suo essere sempre sorridente ma anche la sua eleganza e la sua dedizione. Quando poi abbiamo dovuto scegliere in che occasione consegnarlo, abbiamo optato per i Campionati italiani Gpg. La gara dei piccoli per eccellenza. La gara in cui si respira un’aria di festa. Non volevamo, infatti, che il tutto fosse triste e nemmeno troppo serio, solenne.
Il Premio è stato consegnato per la prima volta nel 2011, in via del tutto eccezionale, ai Campionati italiani assoluti. La prima a riceverlo è stata Martina Pascucci. Quell’anno, mi ricordo, tutte noi donne arbitro indossavamo una collana con il simbolo dell’Associazione, il cuore ovviamente. Da quell’anno in poi ho deciso, insieme alle mie colleghe, di indossare, nel giorno del consegna del Premio, sempre qualcosa di diverso: prima, appunto, le collane, poi delle canotte rosse con un cuore bianco e tante altre maglie differenti, fino ad arrivare a quelle di quest’anno, tutte di colori diversi. Quest’idea delle magliette è legata al fatto che desidero, anzi, desideriamo, che durante questa giornata ci sia un’atmosfera gioiosa.
Nel 2012 il premio è stato conferito a Marco Michelotto e, in seguito, a Davide Sopegno, Matteo Gallo e, quest’anno, a Tommaso Saviozzi. Devo ammettere che ogni anno ho provato una forte emozione e che sono stati tutti momenti belli e intensi, ma, non me ne vogliano gli altri, i premi più sentiti sono stati quelli ricevuti da Davide, Matteo e Tommaso. Dietro alle facce pulite di tutti questi ragazzi non ho visto solo professionalità e spessore, ma anche una piccola parte di mia sorella. Ovvio, nessuno di loro di loro è Silvia, ma ognuno di loro me la ricorda in un qualche aspetto. Ho trovato un po’ di lei in ciascuno. È per questo che mi sento di dire che il Premio non è solamente legato alla bravura dei vari arbitri, ma anche alla loro pazienza, alla loro eleganza e vitalità.
La cosa più bella di questo premio e dell’Associazione è che, anno dopo anno, coinvolgono sempre più persone e sottolineano il fatto che la scherma è davvero una grande famiglia. Sempre più arbitri, anche internazionali, genitori, maestri e schermitori vengono a conoscenza del premio e, in particolar modo, di ciò che c’è dietro. In molti ci sostengono, scelgono di farlo. Sostengono le nostre iniziative e i nostri progetti per il futuro e ciò mi convince sempre più di quanto sia bello ciò che stiamo facendo. Sono convinta che fermarsi a piangere non sia una soluzione, che sia necessario andare avanti. Noi per farlo abbiamo deciso di aiutare gli altri, come Associazione, e, a nostra volta, siamo supportati da tutti coloro che ci sostengono e credono in ciò che facciamo. Questa è la cosa più importante e che mi rende più felice.
Ah! Vi annuncio in anteprima che abbiamo preparato una sorpresa, legata ai Cuori di Silvia, che vi sveleremo solo ai Campionati italiani assoluti di Torino».
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