Francesca Boscarelli e un gioco chiamato scherma

Dal titolo italiano di Acireale al GP di Rio. A 33 anni Francesca Boscarelli vive la sua stagione migliore.

 

La sua vittoria a Rio è arrivata inaspettata, e per questo ancora più bella. Ma non è stato frutto del caso. Francesca Boscarelli ha coronato in Brasile un’annata eccellente, cominciata con il titolo italiano conquistato ad Acireale e non ancora terminata. Il risultato ottenuto nell’ultimo Grand Prix di Coppa del Mondo le è valso la convocazione per gli Europei di Montreux. Pianeta Scherma le ha chiesto qual è il suo segreto. Ecco cosa ci ha detto.

Che effetto ti fa la tua prima vittoria in Coppa del Mondo?
L’effetto? Mi fa sorridere. Ormai sono giorni che non smetto di farlo.

L’ultima volta sul podio era stata cinque anni fa. Da quel momento cosa è cambiato?
È successo che ho imparato a perdere, ho imparato che ne ho il diritto e non succede un bel nulla perché la scherma è un gioco mio e di quelli che la fanno con me. È cambiato che ho capito che non ho nulla da perdere. Mai.

Possiamo dire che il successo di Rio ha chiuso un anno straordinario cominciato col titolo italiano assoluto. Come hai vissuto questi 12 mesi?
Possiamo dire che il successo di Rio ha aperto un periodo straordinario, collegato tanti pezzi che passano certamente per il titolo italiano dove ho tirato come in questa gara: libera e divertita. Dai campionati italiani a Rio ho fatto semplicemente la stessa cosa: tirato assalto dopo assalto nello stesso modo, o meglio tendenzialmente con lo stesso pensiero positivo. E poi il risultato è venuto naturale, normale. Ho pensato che ero forte, che agli italiani avevo tirato bene ma potevo anche andare serenamente in vacanza quest’estate.

A 33 anni stai vivendo quello che è forse il momento migliore della tua carriera. Qual è il tuo segreto?
Il segreto? È che non ci sono segreti e non ci sono magie, ognuno ha la soluzione del proprio successo fra le proprie mani, chi arriva a certi livelli, ad un certo punto, comincia a dubitare di se stesso e crede di dover trovare il segreto attraverso gli altri. Nessuno può regalarci magie e miracoli, abbiamo tutto ciò che serve basta darci credito.

E tu come ci sei arrivata?
Ho avuto la possibilità di capire che la scherma non era come quella che stavo vivendo, con l’ansia e la paura di perdere, ma che avevo già perso perché non era quello il senso, ho capito che ero libera dal dover dimostrare e riuscire per forza. Sono stata messa fuori dalla nazionale due anni fa, ho cominciato a pagarmi tutte le gare allenamenti compresi, e piano piano ho ridato dignità e piacere a tutto, mi sono goduta ogni istante, viaggio dopo viaggio, assalto dopo assalto. Ho scherzato con Dino ad ogni iscrizione: «Beh ho pagato il biglietto adesso voglio tirare», gli dicevo. Dino Meglio che ha lavorato con me, oltre che tecnicamente, anche mentalmente, per tirare fuori le mie risorse e spolverare e arrivare all’unico senso di questa scherma: il gioco.

All’attività di atleta affianchi quella di mamma e quella di maestro. Come fai a conciliare tutti gli impegni?
Sì sono mamma di uno splendido ometto di 13 anni e da quest’anno abbiamo aperto a Benevento l’accademia olimpica di scherma insieme a Dino Meglio. Beh, entra tutto quello che mi piace e mi fa star bene. Certo, sono fortunata perché ho la mia famiglia che mi aiuta e il gruppo sportivo dell’esercito che mi supporta. Io ci metto la passione e la voglia di fare. E tutto si fa. A volte non è semplice ma poi l’energia buona prevale e tutto s’incastra.

Due città, due appuntamenti: Mosca e Rio. Ci pensi o è impossibile?
Mosca? Rio? Adesso penso a Montreux e Baku. Poi si vedrà.

 

Twitter: GabrieleLippi1

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Foto di Augusto Bizzi per Federscherma

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