Sciabola femminile, Russia campione d’Europa

Le ragazze di Bauer confermano il titolo vinto lo scorso anno battendo ancora la Francia. Terzo posto per l’Ucraina, che nella finalina batte l’Italia.

 

Alla fine han vinto ancora le più forti. La Russia e il suo quartetto di meravigliosi assi (Ekaterina Dyachenko, Yana Egorian, Julia Gavrilova, Sofya Velikaya) si conferma ancora una volta la squadra più forte sul continente, per la quarta volta di fila. Un dominio iniziato nel 2012 sulle pedane di Legnano e allungato fra Zagabria e Montreux, passando per Strasburgo.

Oggi come 365 giorni fa, a contendere la medaglia pesante è il quartetto francese: priva di Charlotte Lembach, finita ko nella semifinale contro le azzurre, le transalpine sono rimaste aggrappate fino all’ultimo al match, confermando una volta di più di essere una delle forze avanzanti della sciabola femminile. La continuità di Cecilia Berder, la freschezza di Manon Brunet – che dimostra di avere coraggio e ben poco timore reverenziale nei confronti anche di campionesse ben più blasonate – una Saoussen Boudiaf maga della scherma difensiva, il tutto addizionato a uno spirito di gruppo inscalfibili. Ecco la ricetta che fa della squadra di sciabola femminile transalpina una delle avversarie al momento più temibili sulla piazza. Il 45-36 che lancia Velikaya e compagne ancora una volta sul tetto d’Europa lascia ancora tanto amaro in bocca alle ragazze in blu, che si consolano però con punti pesanti in ottica Rio e con la consapevolezza di essere sempre più forti.

In casa Italia (Ilaria Bianco, Rossella Gregorio, Loreta Gulotta, Irene Vecchi il quartetto azzurro), invece, pochi motivi per sorridere: il quarto posto finale è la fotografia di una gara che fin dalle prime battute ha visto le azzurre poco brillanti e in affanno. Perché la vittoria contro l’Ungheria, in quello che in teoria doveva essere l’assalto più facile di giornata, è stata ben più sofferta del previsto, grazie a una super Anna Marton ma anche e soprattutto alla prova sottototono di Rossella Gregorio, che nell’ultimo peridio ha subito un parziale di 12-5 dalla magiara, chiudendo l’assalto sul 45-42 dopo essere salita in pedana sul 45-30. Positiva invece la prova di Irene Vecchi, che nel giorno del suo compleanno si guadagna la palma di “mvp” della nazionale azzurra: suo il rimontone sulla Berder (11-5 il parziale), che rimette in scia le azzurre mentre le transalpine sembravano aver fatto lo strappo decisivo e lancia Rossella Gregorio sotto di una sola stoccata. Sul 40 pari, l’evento che molto probabilmente cambia le sorti del match: Charlotte Lembach si infortuna ed è costretta a cedere il posto alla Boudiaf, che malgrado l’ingresso a freddo, ci mette poco per prendere le misure alla campana e chiudere, con una pregevole uscita in tempo al braccio, sul 45-42.

Per le azzurre, quindi, è rimasta da disputare solo la finale per il bronzo l’Ucraina di una Olga Kharlan oggi poco brillante e per di più poco supportata dalle compagne (Alina Komashchuk, Olena Kravatska, Olena Voronina). Di fatto, l’assalto si incanala fin dalle primissime battute in direzione delle ucraine, che alla fine chiudono sul 45-30 e artigliano la medaglia di bronzo, mentre per le azzurre tanto amaro in bocca e la necessità di cancellare al più presto.

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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma

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