Rossella Fiamingo: «Poi ho scoperto che stavo bene»

Campionessa italiana per la seconda volta. La rivincita della spadista catanese continua anche dopo Montreux.

 

Come due anni fa a Trieste, come l’anno scorso a Kazan, meglio di una settimana fa, a Montreux. Rossella Fiamingo è tornata a guardare tutte le avversarie dal gradino più alto del podio agli Assoluti di Torino, imponendosi nella prova di spada davanti a Mara Navarria, Francesca Boscarelli e Giulia Rizzi. Un risultato che, unito all’argento europeo, conferma il ritorno della campionessa dopo una stagione balbettante. E a Mosca? Un’altra gara da affrontare con serenità, non un titolo da difendere a tutti i costi.

La gara perfetta oggi?
Sì, e all’inizio mi aspettavo tutto tranne che questo. Ho perso due assalti nel girone, ho rischiato di perdere il terzo. Ho detto al mio maestro che non ce la facevo più, non avevo energie. Arrivata alle dirette ho stretto i denti e pensato alla misura senza fare cose complicate, e man mano mi sono accorta che ero ancora in forma. Alla fine, una volta sul podio, ho pensato: ho vinto un argento e un bronzo agli Europei, mi mancava solo l’oro, me lo sono presa ai campionati italiani.

Ed è il secondo nelle ultime tre edizioni.
Sì, ho vinto nel 2013, l’anno scorso sono arrivata seconda, quest’anno ho vinto di nuovo. Sono molto soddisfatta.

Torniamo a Montreux. Più felice per l’argento o più delusa per l’oro mancato?
La Kolobova l’ho battuta diverse volte, ci ho perso una volta tre anni fa. Era un assalto da vincere, ma una volta sul podio l’ho presa con filosofia. Non è stata una stagione bellissima, quindi mi sono detta che non era il caso di piangere per un argento. Sono contenta, so di aver perso un’occasione, ma durante il percorso avevo avuto diverse difficoltà e le avevo superate. Potevo già perdere al primo match. Esco dagli Europei con un argento e più serena per il ranking e le qualifiche olimpiche.

Non è stata una stagione esaltante. Come mai?
Ho avuto diversi problemi fisici, ma a parte questo ho perso tante occasioni per paura. Dopo i Mondiali ero convinta di aver capito come si vince e di poter andare spavalda e tranquilla. Invece, un po’ perché mi sono allenata male, un po’ perché vedevo le avversarie che non avevano nulla da perdere ed erano più serene di me, ho subito la pressione. La strada è stata in salita, ma al momento più importante sono uscita fuori.

Quindi anche tu soffri la pressione. A vederti tirare non si direbbe.
A volte sì. Poi, una volta che perdo tante gare, mi rendo conto che è inutile e comincio a vincere. Quando sono tranquilla faccio bene, quando non sono tranquilla no. Uno direbbe: e allora stai sempre tranquilla. Ma non è semplice, ci sono momenti in cui la pressione si sente di più.

Non poteva arrivare un momento migliore della stagione per sbloccarti: Europei, Assoluti… non diciamo cosa c’è dopo?
No no, lo diciamo: ci sono i Mondiali di Mosca e voglio arrivarci senza il peso di dover riconfermare l’oro di Kazan. Voglio che sia una gara come tutte le altre. Se parto con la paura di poter perdere, perdo. Riconfermarsi è difficile, parto per una medaglia. Non so se ci riuscirò, ma voglio affrontare gli assalti con la stessa serenità che ho avuto l’anno scorso.

Ma come fai a non urlare mai in pedana, nemmeno dopo la vittoria di un Mondiale o di un Campionato italiano?
Me lo chiedono tutti, ma non mi viene nemmeno in mente di poter urlare. Per me sarebbe strano il contrario, dovrei decidere prima di farlo. Anzi, ora mi sono sbloccata e se ho fatto un assalto pazzesco alzo una mano o addirittura due. Ma urlare proprio non mi viene naturale.

 

Twitter: GabrieleLippi1

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Foto di Augusto Bizzi per Federscherma

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