Nella prova a squadre tanta incertezza e lotta a cinque per le medaglie. Ottime chance anche per l’italia.
Francia, Italia, Russia, Stati Uniti e Ucraina. In stretto e rigoroso ordine alfabetico. Cinque candidate forti per prendersi il Mondo nella prova a squadre di sciabola femminile a Mosca, di scena il 17 luglio. Cinque squadre tostissime ma diverse fra loro per caratteristiche e motivazioni. Il risultato? Tutto da scoprire al termine degli assalti, ma per il momento la certezza di poterci trovare di fronte a una gara difficilissima da pronosticare e ad alto tasso spettacolare.
Grande attesa per la Russia padrona di casa: l’anno scorso quinte, dopo essere state estromesse a sorpresa dalla Francia – col senno dopo, a sorpresa nemmeno troppo – Sofya Velikaya e compagne devono farsi perdonare dal loro pubblico. Già la Velikaya: se la fuoriclasse di Alma Ata a Mosca si presenterà ancora con lo stato di forma attuale, il metallo prezioso è quasi in the bank. Anche perché al suo fianco ci sono due autentiche campionesse come Yana Egoryan ed Ekaterina Dyachenko e una quarta atleta di livello assoluto come Yulia Gavrilova, tre volte iridata in questa tipologia di gara. Una vera e propria corazzata quindi, un Dream Team della sciabola, che alla quantità industriale di talento unisce una spaventosa convinzione nei propri mezzi.
Come provare allora ad affondare la Russia? Il quartetto dell’Ucraina ha in Olga Kharlan l’arma principale. Se in giornata, la fuoriclasse di Nikolaev ha già dimostrato di poter vincere praticamente da sola una gara a squadre: basti pensare che nella vittoriosa finale contro l’Italia a Baku, ha portato in dote 23 stoccate su 45, più delle sue compagne messe assieme. Il rendimento delle altre ragazze (Alina Komashchuk, Olena Kravatska e Olena Vorinina) è la chiave per il successo dell’Ucraina. Nel 2013, con la Kharlan che subì un parziale netto di 1-11 nei primi due assalti della finale mondiale di Budapest, furono bravissime le compagne a tenere a galla la barca, prima che la Fuoriclasse, con una rimonta, da urlo si prendesse l’oro e tutta la scena. Per usare una metafora ciclistica, si tratta solo di pilotare la Capitana ai piedi dell’ultima salita affinché possa piazzare lo scatto decisivo per la vittoria.
Un po’ il compito che attende anche il quartetto statunitense, che ha in Mariel Zagunis la forza che può spostare gli equilibri e un “pacchetto gregari” di prim’ordine, soprattuto con Dagmara Wozniak e Ibtihaj Muhammad che sono atleta da top 16 mondiale. A completare il quartetto ci dovrebbe essere Anne Elizabeth Stone, forse la meno forte delle quattro, ma titolare fissa della squadra campione del Mondo in carica.
Restano da analizzare le due candidate “latine”, ovvero Francia ed Italia. Partiamo dalle transalpine, seconda forza del ranking e da un anno a questa parte cliente fissa con cui si deve avere a che fare se si vuole portare a casa la medaglia. La vera forza dell’equipe de sabre dames francese (clicca qui per leggere l’approfondimento dedicato) è tutta in un incrollabile spirito di gruppo, ingrediente che sopperisce alla mancanza di una vera fuoriclasse. La trasposizione attuale di quel “tutti per uno, uno per tutti” che Alexandre Dumas aveva reso marchio di fabbrica dei suoi moschettieri reali. Charlotte Lembach è l’elemento di punta, l’individualità di spicco, Cecilia Berder, Saoussen Boudiaf e la giovane e talentuosa Manon Brunet sono gli altri elementi di un’alchimia pressoché perfetta.
Chiudiamo con l’Italia: la vittoria in Coppa del Mondo a Gand (con Martina Petraglia in quell’occasione come quarta sciabolatrice) ha coronato due tre stagioni in cui le azzurre hanno sempre dimostrato di saper combattere alla pari contro tutte le corazzate ma mancando sempre l’acuto per piccoli dettagli. Cuore, talento, spirito di lotta, ma anche estro e fantasia sono le armi a disposizione di Rossella Gregorio e compagne (Ilaria Bianco, Loreta Gulotta, Irene Vecchi) per tentare la scalata al vertice.
Twitter: agenna85
Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma