In Italia è nata, vive e si allena. Ma tira per la Repubblica Domenicana. Intervista a Elisa Segnini Bocchia.
Dici Santo Domingo e subito pensi alle spiagge incantate e al mare più blu. Laggiù però, sull’Isola Caraibica, si fa anche scherma e per i colori domenicani tira una ragazza di Bergamo – dove vive e si allena – Elisa Segnini Bocchia. Appena compiuti i vent’anni si prepara al suo esordio sulle pedane dei “ grandi”. E come esordio non ci poteva essere prova del fuoco più dura se non il Mondiale di Mosca, dove sarà impegnata tanto nella prova individuale quanto in quella a squadre di spada femminile.
L’abbiamo incontrata proprio alla vigilia del suo debutto, emozionata e scalpitante per una gara che attende quanto una bambina attende che sia la Mezzanotte di Natale per poter scartare i tanti regali che le sorridono da sotto l’albero.
Elisa, cosa ci fa una bergamasca a Santo Domingo?
Lo ammetto, sembra davvero una storia molto strana. Da una dozzina di anni vado a Santo Domingo abbastanza regolarmente con la mia famiglia: quando avevo dodici/tredici anni la Federazione domenicana mi ha invitato a partecipare agli Assoluti e ho accettato. Con mio grande stupore sono arrivata seconda, da lì è nata la proposta di tirare per loro. E quando mi hanno chiesto di partecipare ai Mondiali (Cadetti e Giovani Belfast 2008, ndr) con i loro colori, è stata la classica proposta che non si può rifiutare. E così, in men che non si dica, mi sono trovata in mano un passaporto della Repubblica Domenicana e la convocazione per quei Mondiali.
Che ricordo serbi di quell’esperienza?
Sicuramente un’esperienza indimenticabile, perché il primo Mondiali non si scorda mai. Oltretutto io ero ancora in categoria Allieve e quindi tiravo con la spada da 85 cm contro tutti gli altri che usavano già la lame normale. Mi sono divertita un mondo e ho capito che la Repubblica Domenicana mi aveva dato un’opportunità che non potevo rifiutare.
Adesso sei vicina a un altro esordio mondiale, ma questa volta a livello Assoluto: cosa provi in questi momenti?
Sono davvero felicissima ed emozionatissima, le valigie sono già pronte da una settimana! Già quando mi è arrivata la convocazione avevo un sorriso a mille denti. Ammetto che un pochino di tensione c’è, perché mi attende una gara davvero difficile, dove mi confronterò con le migliori al Mondo, che hanno esperienza da vendere e han vinto tantissimo, molte sono per me degli idoli.
Qual’è il tuo obiettivo?
Sicuramente divertirmi e godermi ogni instante di questa gara, che sarà per certo un’esperienza che mi ricorderò per sempre
Che realtà hai trovato in Repubblica Domenicana?
Quando sono arrivata io c’era solo una sala piccola. Ora invece c’è uno spazio molto grande, interamente dedicato alla scherma all’interno di un Centro Olimpico. Qui si allenano tantissimi ragazzi che partono dai bambini più piccoli (8-12 anni) fino agli atleti della nazionale maggiore: tre sciabolatrici, tre spadiste – in queste squdre ci sono anche due ragazze che sono riserve – e la squadra di sciabola maschile, mentre il fioretto non è molto sviluppato, né a livello maschile né a livello femminile. Soprattutto nella sciabola i ragazzi stanno facendo grandi progressi, mentre a femminile la Felix Lara è in piena corsa per un posto a Rio.
E voi spadiste?
Diciamo che stiamo crescendo, stiamo lavorando duro per provare a metterci in mostra e farci scoprire.
E in questo processo, quanto pensi possa dare in più la tua formazione italiana?
Tutte hanno grinta, voglia di vincere e tanto tanto entusiasmo. Rispetto a me sono più estrosi, io forse un po’ più schematica e più tecnica, caratteristiche che mi derivano dalla formazione italiana. In realtà poi è un continuo scambio: io porto loro qualcosa sotto l’aspetto tattico, mentre loro trasmettono a me la grinta e la voglia di fare che loro hanno.
Tu hai modo di osservare da vicino l’evolversi della scena schermistica nel continente americano: sembra esserci un dominio Usa, ma sottotraccia altre realtà sembrano muoversi. Confermi?
Si. C’è il Venezuela di Ruben Limardo, c’è il Brasile che ha trovato in Nathalie Moellhausen una stella di prim’ordine, ma attenzione anche alla Colombia che nel fioretto ha una buona atleta (Saskia Van Erven Garcia, ndr) e sta crescendo dei giovani sciabolatori che si stanno allenando in Italia. Sono comunque convinta che la scherma americana, e sud-americana in particolare, possa a breve sorprendere ed emergere, perché hanno tutti una gran voglia di farlo. Certo, gli Usa sono un grande traino per l’intero movimento, ma anche l’America Latina non è da meno.
Twitter: agenna85
Fotografia di Antonella Mannara per Pianeta Scherma