Imre, una prima volta a 40 anni

L’ungherese batte Grumier e vince l’oro. Podio per Jung e Jorgensen. Podio sfiorato per Santarelli e Garozzo.

 

 

L’anagrafe dice 1974. E non è un errore. Geza Imre compirà 41 anni a dicembre, e pur avendo condotto una carriera di altissimo livello, con un titolo europeo e un bronzo olimpico, non aveva mai vinto un mondiale. A Mosca, mentre in molti, da anni, lo davano in calo, si è tolto anche questa soddisfazione, e l’ha fatto in grande stile, battendo in finale il numero 1 del ranking e vincitore della Coppa del Mondo, il francese Gauthier Grumier.

Se la felicità ungherese è racchiusa nell’abbraccio collettivo che celebra Geza, la delusione azzurra emerge da sotto le maschere di Andrea Santarelli ed Enrico Garozzo, è dipinta chiaramente sui loro volti e viaggia tra i loro pensieri e le ambizioni di medaglia interrotte a un passo da un doppio che era decisamente alla portata. Non capita spesso di incrociare, in un quarto di finale, il numero 102 e il numero 52 del mondo. E un’occasione così non si dovrebbe mai lasciare scappare.

Andrea Santarelli ripenserà a lungo alla botta subita sul 14-13 in favore contro Patrick Jorgensen, danese di due anni più grande di lui, già incontrato tre volte e sempre battuto negli assalti a 15. Ci ripenserà perché aveva al collo mezza medaglia nel suo primo mondiale tra gli assoluti. E avrà altre occasioni di salire su quel podio, non abbiamo dubbi, ma non da esordiente. Ci ripenserà perché, dopo aver battuto Max Heinzer 15-12 con un match capolavoro, non può digerire facilmente di uscire per mano di Patrick Jorgensen, al termine di un assalto condotto dall’inizio alla fine.

Anche Enrico Garozzo penserà a lungo al suo quarto con Jung Seung Hwa, perso 15-9 senza mai riuscire a entrare in gara. Un passaggio a vuoto fatale in una gara fino a quel momento convincente, condotta con l’autorevolezza e la sicurezza che lo contraddistingue ormai da qualche anno. È un’altra medaglia che sfugge sul più bello, come quella di Montreux, come quella di un altro europeo, due anni fa, a Zagabria. Ma una cosa è perdere con Daniel Jerent, un’altra, con tutto il rispetto, farlo con uno dei meno talentuosi tra i coreani. Con il numero 52 del ranking mondiale. Sfuma così il sogno di ripetere (o migliorare) il bronzo conquistato nel 2014 a Kazan. Svanisce all’Olympiski Arena continuavano a cadere pezzi pregiati, e tra i favoriti della vigilia sopravviveva solo Gauthier Grumier, dall’altra parte del tabellone.

Nemmeno il francese ha saputo resistere fino all’ultimo alla giornata dei pronostici ribaltati. Nei quarti di finale ha resistito alla carica di Ruben Limardo Gascon, campione olimpico di Londra 2012, vincendo 9-8 alla priorità, ma in finale non ha potuto nulla contro Geza Imre, che si è imposto 15-14 resistendo alla rimonta del francese. Sul terzo gradino del podio i due giustizieri degli Azzurri, il coreano Jung e il danese Jorgensen.

Gara chiusa nel tabellone dei 16 per Marco Fichera, sconfitto 15-7 dal cinese Li Zhen. Out nei 32 Paolo Pizzo, sconfitto proprio da Fichera per 15-12 in un derby dai due se non tre volti, con Marco a scappare e Paolo a rincorrere e quasi ricucire prima dell’allungo finale del compagno/avversario. Buone indicazioni, nel complesso, in visto di una prova a squadre di vitale importanza per le speranze di qualificazione olimpica.

 

 

Twitter: GabrieleLippi1

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Foto di Augusto Bizzi per Federscherma

 
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