Il trionfo di Inna e la fine dell’egemonia italiana

La prova di fioretto femminile ha premiato la russa e spezzato un dominio azzurro che durava dal 2010.

 

Festeggia la Russia, festeggia Inna Deriglazova. Titolo più che meritato per la bionda fiorettista Kurčatov, l’unica che negli ultimi anni ha provato opporre resistenza allo strapotere dell’Italia nel fioretto femminile. Un premio al lavoro e alla costanza, che ripaga di tante, troppe, cocenti delusioni patite a turno da quasi tutte le fiorettiste azzurre. Rimonte clamorose, sconfitte pesanti, la gloria spesso negata quando la gioia sembrava vicina. Onore a Inna, che ieri ha saputo costruirsi la vittoria soffrendo in ogni assalto, andando vicina al baratro più volte, ma sempre sapendosi afferrare anche al più sottile degli appigli. I duri assalti con le polacche, poi quel peperino di Lee Kiefer ai quarti e la vittoria prestigiosa contro Arianna Errigo in semifinale. Una che quando non è al top, fa bronzo mondiale. E poi l’apoteosi, il derby contro Aida Shanaeva per prendersi una medaglia dal sapore dolce come il miele. Campionessa del Mondo a livello assoluto, dopo due titoli Under 20 vinti nel 2008 e nel 2010.

Inna regina nel giorno in cui tutti ci aspettavamo una scorpacciata di medaglia in chiave azzurra e dove invece arriva solo il bronzo di un’eroica Arianna Errigo, che arriva in semifinale al limite delle energie e che pure tiene testa fino all’ultimo alla futura campionessa del Mondo. Mentre il cammino di tutte le altre azzurre si ferma agli ottavi di finale di una gara che ha ben presto chiamato sul palco altre protagoniste. Ecco il punto: qualcosa nel fioretto è cambiato. E ieri si sono avute le conferme delle avvisaglie avute a inizio stagione: se prima il dominio delle fiorettiste azzurre era dato per quasi scontato, ora le vittorie vanno lottate e sudate contro una concorrenza in maggior spolvero. Perchè se è vero che tanto Elisa Di Francisca quanto Arianna Errigo hanno portato a casa ciascuna tre vittorie, lo è altrettanto che altre nazioni ha rialzato la testa e ha cominciato a far sentire la propria voce: il Mondiale della Deriglazova arriva infatti dopo le vittorie di Lee Kiefer ad Algeri (all’ultima stoccata su Arianna Errigo) e di Astrid Guyart a Danzica, dove addirittura nessuna azzurra è salita sul podio, come non accadeva dal 2012.

Discorso simile nelle prove a squadre, dove addirittura il ruolo della battistrada è passato nelle mani della Russia, che sta sempre più godendo dei frutti del lavoro di Stefano Cerioni. Quattro vittorie stagionali contro le due delle azzurre, in attesa del probabile redde rationem finale fra un paio di giorni sulle pedane dell’Olimpisky Complex. Ma il maggior pathos acquisito dalla gare di fioretto femminile lo si deve anche al lento ritorno della Francia e alla maturazione delle giovani ragazze statunitensi, a partire da Lee Kiefer che pian piano sta sgravandosi di dosso il peso dell’etichetta di bambina prodigio.

Insomma la stagione di quest’anno ha sancito la fine, perlomeno momentanea, del dominio del fioretto azzurro nelle competizioni femminili. Non necessariamente un male: perché, innanzitutto, le ragazze del Dream Team rimangono le migliori al Mondo. In secondo luogo, quelle medaglie che prima potevano sembrare scontate – se si può usare questo termine nello sport – ora acquistano altro sapore. Terzo e ultimo motivo, ne giova anche lo spettacolo, perché, al netto del legittimo campanilismo e del tifo che tutti facciamo per queste magnifiche ragazze, poter assistere a gare più combattute è molto più appagante che non assistere a lunghi monologhi il cui finale è già scritto ancora prima di iniziare.

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Fotografia di Alessandro Gennari per Pianeta Scherma

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