Mosca 2015: sfide generazionali in pedana

Ai Mondiali confronto tra generazioni. Giovani in ascesa e “vecchietti terribili”. Due epoche faccia a faccia.

 

 

Da più parti si è detto e scritto, commentando il medagliere e in generale i verdetti del Mondiale di Mosca 2015, come uno dei motivi principali della rassegna iridata di quest’anno sia stato l’emergere di uno spettro più ampio di Nazioni competitive per il podio, addirittura quindici nel computo finale del medagliere. Niente di più vero, tuttavia anche il fattore per così dire “anagrafico” ha giocato un ruolo altrettanto rilevante in questi Mondiali, che in certi casi ci hanno messo di fronte due, se non tre, diverse generazioni di atleti. Con alcune situazioni da record, tanto per l’esordio in un Mondiale quanto all’opposto per la longevità agonistica dimostrata da alcuni dei medagliati al Mondiale russo. Più in generale quello che emerge con maggiore evidenza è la crescita di una nuova generazione di schermidori, quella nata dopo il 1990, ormai stabilmente in grado di competere ai livelli più elevati in tutte le armi e in tutte le specialità, e pronta a raccogliere l’eredità dei predecessori, protagonisti dell’ultimo decennio sulle pedane.

I GIOVANI – Scegliendo come data spartiacque il 1990, il medagliere individuale di Mosca indica una tendenza al rinnovamento ben avviata: delle 24 medaglie in palio nelle sei prove, un terzo esatto (8, di cui 2 d’oro) sono state conquistate da atleti nati dal 1990 in poi e dunque di età pari o inferiore ai 25 anni in un arco che va da Inna Deriglazova e Daryl Homer, nati proprio nel ’90, fino ai due più giovani medagliati di questa edizione, l’americano Alexander Massialas (classe ’94) nel fioretto maschile e l’ungherese Anna Marton, nata nel 1995, nella sciabola femminile. Il tutto senza dimenticare due nomi già considerati tra i “veterani” delle rispettive specialità ma che pure rientrano in questa cornice anagrafica come quelli di Olga Kharlan (classe 1990, “solo” argento a squadre a Mosca ma dal palmarès già ricchissimo) e della stessa Rossella Fiamingo, che proprio il giorno prima del bis iridato individuale ha compiuto 24 anni. La componente “verde” ha segnato in buona parte la stessa spedizione italiana: l’inserimento nelle squadre di fioretto e di sciabola maschile di due talenti quali Daniele Garozzo (classe ’92) e Luca Curatoli (classe ’94) sono risultate determinanti per la conquista delle due medaglie d’oro di specialità, mentre nella spada individuale Andrea Santarelli, al suo esordio in un Mondiale, si è spinto fino a un passo dal podio. Record di precocità assoluto di questi Mondiali per Léonie Ebert, grande promessa del fioretto tedesco, che ha esordito nella prova iridata a nemmeno 16 anni, lei che è nata nell’ottobre 1999, ottenendo la qualificazione al tabellone principale nella prova individuale.

I GRANDI DA RECORD – Il rovescio della medaglia è rappresentato da almeno quattro diversi record di longevità sportiva, uno addirittura in prova individuale con la medaglia d’oro nella spada maschile di Geza Imre, l’ungherese che a quasi 41 anni (li compirà il prossimo dicembre) ha finalmente coronato il sogno di una vittoria mondiale. Restando in Ungheria, se quella di Imre potrebbe rappresentare l’eccezione di un singolo, la squadra di fioretto femminile è davvero degna dei libri dei record, con il podio sfiorato grazie alla prestazione super di un quartetto che contava due atlete over 35 (Mohamed e Knapek) e una over 30 (Varga), in una gara dove non hanno mancato di dare lezione di scherma alle giovani statunitensi, un quartetto dove la veterana era Nicole Ross con i suoi 26 anni. In casa Italia, d’altra parte, Aldo Montano a quasi 37 anni ha finalmente conquistato l’oro iridato in una prova a squadre di sciabola mentre Valentina Vezzali, classe 1974, ha allungato di un altro miglio la strada di una carriera infinita di successi iniziata nell’ormai lontanissimo 1993 con l’ennesimo oro a squadre nel fioretto femminile.

 

Twitter: MattiaBoretti

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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma

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