Rosatelli: «Vi racconto la mia stagione perfetta»

Campione d’Italia, d’Europa e del Mondo. Nel fioretto U20 nessuno come Damiano Rosatelli. Lo abbiamo intervistato.

 

Alle spalle una stagione unica, memorabile. In vista, il salto nella scherma “dei grandi”.  Dalla storia che vi stiamo per raccontare si capiscono due cose, forse le più importanti in questo sport: i sogni si possono avverare e il lavoro duro, portato avanti con passione, spesso ripaga. Questo è ciò che ci insegna Damiano Rosatelli, campione europeo e del mondo U20 di fioretto, che in una lunga chiacchierata estiva ci ha raccontato non solo la sua ultima, stellare, stagione, ma anche come tutto è iniziato e come vorrebbe che questo tutto andasse avanti.

Com’è nata la tua passione per la scherma?
La scintilla è scattata quando ero un bambino cicciottello di nove anni: il calcio e il nuoto non riuscivano a entusiasmarmi, ci ho provato, ma niente. Ho deciso, dunque, di tentare con la scherma: fu amore a prima vista. Finalmente avevo trovato uno sport capace di emozionarmi e divertirmi. Fin da subito sono partito con il fioretto, poi ho iniziato anche spada e alla fine, quando è arrivato il momento di fare una scelta, ho capito quanta ragione ha chi dice che “il primo amore non si scorda mai”: fioretto fu.

Quale fu il momento in cui la scherma per te cominciò a diventare, diciamo così, una facceneda seria?
Quando ero piccolo la cosa più importante per me era divertirmi e avere sempre il sorriso sulle labbra. Inizi così, perché vuoi stare bene e in compagnia, solo molto dopo arrivano le tante trasferte, il lavoro duro, i ritiri e anche le pressioni; è proprio in questi momenti che devi ricordarti perché hai iniziato, in questo modo tutto diventa un po’ più facile.

Ripensando a quanto accaduto sin qui, c’è stato un momento veramente difficile nella tua pur ancora giovane carriera?
Personalmente il momento più difficile, da atleta, l’ho vissuto quando ero primo anno giovani. Mi ero mero messo in testa di dover fare a tutti i costi i Mondiali e gli Europei ed ho sbagliato. Ho sbagliato perché non pensavo ad altro, guardavo troppo lontano e con troppa severità, nel modo scorretto. Ho toppato tutte le gare, una dopo l’altra. Non capivo come mai non riuscissi a ottenere i risultati giusti. Non capivo cosa mi impedisse di afferrare la cosa che più volevo. Poi, finalmente, ho svoltato. Ho cambiato modo di fare e sono riuscito a vincere i Campionati italiani U23. Da quel momento è cambiato tutto. Ho iniziato ad essere più sicuro di me stesso, più sereno e consapevole dei miei mezzi. I risultati sono arrivati e mi hanno permesso di aggiungere un altro pezzo al puzzle: l’entrata in Forestale, avvenuta durante la stagione appena terminata.

Oltre all’ingresso nel gruppo Forestale, quali sono stati gli “ingredienti” per questa tua stagione magica?
Entrare in un gruppo sportivo è stato per me fondamentale: mi ha dato una spinta in più e ha portato anche tanti cambiamenti. Tutto questo però non è arrivato per caso. Ho preparato la stagione appena terminata fin da agosto 2014, facendo più di cinque allenamenti alla settimana. Ho curato l’aspetto atletico e mentale e anche, ovviamente, quello tecnico grazie all’aiuto del mio maestro Guido De Bartolomeo. Certo, non posso dire che in alcune occasioni la fortuna non sia stata dalla mia parte, però ci vuole anche quella e, soprattutto, ci vuole il sangue freddo per riuscire a far fruttare gli aiuti che ogni tanto ci arrivano dalla dea bendata.

Quando hai capito che avresti potuto fare qualcosa di veramente grande?
Il momento forse più importante è stato a Terrassa (Spagna). Da sempre sognavo di vincere una gara di Coppa del Mondo, ma non ci ero mai riuscito. La giornata non era partita al meglio, anzi, non stavo tirando bene e la testa non c’era, poi, finalmente, ho capito. Ho vinto un assalto dopo l’altro e sono riuscito a portarmi a casa un oro fantastico. Lo desideravo davvero tanto e ne avevo bisogno. E’ stato il punto di partenza, il primo capitolo di una stagione divisa tra Università (Giurisprudenza, ndr), allenamenti, tantissime  gare e fortunatamente, altrettante medaglie. Prima della vittoria in Spagna avevo vinto due bronzi: uno in Coppa e l’altro in Italia, alla Prima Prova Giovani, e poco dopo sono salito sul terzo gradino del podio a Londra, in un torneo satellite, insomma, il tutto faceva ben sperare in vista degli Europei di Maribor.

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E direi che le premesse sono state tutte rispettate…
A marzo mi sono presentato alla rassegna continentale molto carico sia mentalmente che fisicamente. Ero conscio di aver lavorato bene sotto tutti i punti di vista e volevo dare il massimo. Vincere è stato stupendo. E’ filato tutto liscio, fin dai primi assalti, e la convinzione di aver lavorato bene si è trasformata in qualcosa di più. Sono tornato a casa dalla Slovenia (facendo nel mentre un salto sul terzo gradino del podio in Coppa, a Udine) con l’oro individuale, l’argento a squadre e con qualche dubbio, altrui, sulla mia prestazione. Alcuni dicevano che la mia vittoria era stata un caso, un colpo di fortuna, e sostenevano che non sarei stato in grado di replicare quel risultato, di ripetermi a così alti livelli. Non volevo fare altro se non dimostrare che avevano torto. Ho ascoltato tutto, ogni parola, e ho deciso di trasformarle in qualcosa che mi desse forza. Come spesso accade, dubitando delle mie capacità non hanno fatto che alimentare la mia voglia di vincere, e ho vinto.

E poi è arrivata anche la doppietta con il Mondiale, in finale su Ingargiola. Ci racconti quel match?
La finale è stata difficile per diversi motivi. Sicuramente io e Francesco (Ingargiola, ndr) non abbiamo dato vita a un match stellare, anzi, e io personalmente non ho tirato troppo bene. L’unica differenza tra di noi c’è stata sul finale: sono stato più cinico e questo ha fatto la differenza. E, in caso l’oro individuale non fosse bastato, io e i miei compagni di avventura (Tommaso Ciuti, Lorenzo Francella e lo stesso Francesco Ingargiola, ndr) abbiamo vinto anche a squadre. Giusto per dimostrare che il mio oro europeo non era affatto un caso, ma semplicemente il frutto di tanto duro lavoro, passione e dedizione.

Ma non è finita qui…
Esatto! Subito dopo il Mondiale il C.T. Andrea Cipressa mi ha convocato per gli Europei U23 di Vicenza. E’ stata un po’una sorpresa e sinceramente non me lo aspetto, anche perché ero appena rientrato dai Campionati del Mondo, ma non bisogna lasciarsi sfuggire nessuna occasione, o almeno bisogna provarci. Ho vinto il quarto bronzo della stagione a livello individuale e ho cantato l’Inno di Mameli con i miei compagni di squadra dopo aver conquistato il titolo europeo. Un’emozione dopo l’altra. Tutte diverse e tutte indescrivibili. Tornato a casa si è iniziato a parlare di tripleteE’ mai stato fatto nel fioretto maschile? C’è chi diceva di no, c’è chi diceva che forse un tale tempo fa… Dalle parole sono passato ai fatti. Altro giro altro regalo. Ed è stato oro anche ai Campionati italiani U20 di Treviso. Giusto per togliere ogni dubbio e togliermi un’altra soddisfazione!

In estate sei stato anche a Baku: che ricordi di porti a casa da quell’esperienza?
L’esperienza fatta in terra azera è stata, forse, la più bella di tutte. L’atmosfera era incredibile ed ho apprezzato soprattutto la mensa gratuita aperta h24 e la Coca-Cola, anch’essa gratis, ovviamente! (Ride, ndr). Mangiate a parte, mi sono davvero divertito. Sono un po’ dispiaciuto per aver perso il derby per il podio contro Alessio Foconi, ma resto comunque soddisfatto, soprattutto dopo l’argento a squadre e dopo aver preso parte alla cerimonia di chiusura, con Alessio portabandiera.

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Not bad, come direbbero gli americani…
È stata davvero una stagione incredibile, e sarebbe da stupidi dire il contrario. Sono felice di come ho lavorato, della scherma che ho espresso in pedana e di ciò che ho dimostrato agli altri e a me stesso. Ci tengo molto a ringraziare il mio maestro, il mio preparatore Alessio Passerini, il gruppo della Forestale, con il quale ho vinto la serie A2 a squadre, in particolare Giovanna Trillini e ovviamente la mia famiglia. Senza dimenticare un grazie speciale a voi di Pianeta Scherma, anche per la nomination ai Pianeta Scherma Awards! (Ride, ndr). Per quanto riguarda il futuro non resta che lavorare sodo e incrociare le dita nella speranza di far bene anche negli Assoluti.

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Fotografie di Augusto Bizzi per Federscherna

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