Spada, a Doha le ultime sfide dell’anno

Il Grand Prix nel Qatar chiude il 2015 della spada. Saabto la gara maschile, domenica quella femminile.

 

Si chiude al caldo di Doha il 2015 internazionale della spada. La capitale del Qatar è pronta ad accogliere spadiste e spadisti per il primo Grand Prix stagionale. La mancanza della prova a squadre non diminuisce però l’importanza di una gara che mette in palio punteggi pesanti a livello individuale. Un’occasione ottima per chi non può contare su una squadra competitiva oppure per chi attualmente risulterebbe fuori dalla corsa olimpica tramite i quartetti.

È il caso dell’Italia della spada femminile. Le opache prove a squadre di Legnano e Nanchino hanno spinto il quartetto azzurro fuori dal novero delle squadre qualificate per l’Olimpiade. In attesa di provare a risollevare la situazione nelle ultime due gare di Barcellona e Buenos Aires a inizio 2016 – che diventano a quel punto prove d’appello – per le spadiste azzurre c’è il compito di risollevare una stagione che, anche a livello individuale, sta dando poche gioie alle nostre ragazze. Doha sembra capitare a fagiolo: statistiche alla mano, le ragazze italiane sono sempre apparse molto ispirate sulle pedane qatariote. A partire dall’edizione 2011, che vide Rossella Fiamingo – allora diciannovenne – chiudere al secondo posto battuta solo dalla russa Anna Sivkova. Un trionfo l’edizione 2012: vinse Mara Navarria, mentre la stessa fiamingo salì sul terzo gradino del podio assieme a Francesca Quondamcarlo, mentre è storia di 365 giorni fa il terzo posto di Bianca Del Carretto nella prima edizione del rinnovato Grand Prix, vinto dalla romena Simona Gherman su Eirka Kirpu, con Emese Szasz a fare compagnia a Bianca sul gradino più basso del podio.

Enrico Garozzo è invece la garanzia italiana per la gara maschile: il siciliano è reduce dal terzo posto di Tallinn e l’anno scorso fu terzo qui a Doha nell’edizione novembrina dopo aver già fatto podio a gennaio, secondo dopo essere stato battuto dal coreano Park. Sarà lui a guidare la truppa azzurra, a caccia di riscatto individuale dopo i poco brillanti risultati di Tallin, dove al netto del podio del già citato Garozzo, va detto che proprio lui è stato l’unico a superare il tabellone dei 32, punto massimo raggiunto dagli altri compagni in gara. Liberi dalla spada di damocle di doversi guadagnare individualmente i punti per Rio – al momento la squadra è tranquillamente qualificata – Paolo Pizzo  (podio per lui nel 20120, in una gara che in passate edizioni ha visto la vittoria di Alfredo Rota e i podi diFrancesco Martinelli), Marco Fichera, Andrea Santarelli e tutti gli azzurri che hanno fatto rotto verso il deserto arabo, possono totalmente concentrarsi sulla lotta per la vittoria individuale.

Discorso dove si segnala un deciso mutamento rispetto all’anno passato, quando a fare da padroni sulla scena erano i francesi: il redivivo olandese Verwjilen si è preso Berna, a Tallinn è arrivata l’inattesa doppietta giapponese, segno che laggiù stan apparecchiando davvero bene la tavola in ottica Tokyo 2020. A proposito di francesi: messa definitivamente e ufficialmente in cassaforte la qualifica olimpica con la squadra a seguito della vittoria di Tallinn, sarà ora interessante seguire la lotta tutta interna per sancire chi, dei tanti fenomeni che compongono “l’equipe des rêves” pilotata da Obry, farà parte della spedizione a Cinque Cerchi. Daniel Jerent, per restare in tema, ha firmato la prima edizione del rinnovato Grand Prix, battendo in finale lo svizzero Peer Borsky. Assieme ad Enrico Garozzo, si è fermato al terzo posto l’altro francese, Gauthier Grumier.

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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma

 
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