La terza vittoria su tre gare conferma che anche in nuova veste il quartetto azzurro rimane sempre quello da battere. E il futuro non può che essere roseo. E intanto, anche altre nazioni cominciano a far esperimenti per il futuro.
Chiamatele pure prove tecniche di futuro. Ma il nuovo corso del fioretto femminile non sbaglia un colpo. Rispetto alla vittoriosa uscita di Mosca sono uscite due pezzi da novanta come Elisa Di Francisca e Valentina Vezzali, al loro posto sono arrivate Alice Volpi – un ritorno per lei, che già in qualche occasione aveva avuto un posto in squadra – e il volto nuovo di Chiara Cini. L’assenza della prova a squadre dal programma olimpico è una ghiotta occasioni per provare a costruire i quartetti del futuro, e quello dell’Italia pare già ben avviato verso un roseo futuro di successi.
Tre vittorie in altrettante gare, riportate sempre ai danni della storica rivale russa. Tre vittorie del tutto differenti fra loro, frutto di supremazia schiacciante (come nei primi due casi), ma anche sofferte come l’ultima di Danzica. Un inizio ad arrancare, prima della reazione veemente, rabbiosa pilotata dalle indemoniate Martina Batini ed Arianna Errigo. Sono loro i fari guida della squadra, le veterane di mille vittorie, cardini su cui si innestano perfettamente le nuove leve Alice Volpi – che poi tanto new entry non è, dal momento che in altre occasioni aveva fatto parte del quartetto nelle passate stagioni – e Chiara Cini. Tutte e quattro ieri si sono alternate in pedana, dando ognuna il proprio contributo. Tutte per una, una per tutte, come la stessa Errigo ci ha tenuto a sottolineare a mezzo social appena dopo la fine della gara: «Siamo state una vera squadra. Nel momento di difficoltà insieme ne siamo uscite, dando tutto e credendo una nell’altra. Vincere così è ancora più bello! Grazie Danzica !!!» Pare proprio, quindi, che la corazzata azzurra, a prescindere dall’equipaggio che la governa, navighi in acque sicure: fra le quattro ragazze si è già formata la giusta alchimia e ognuna delle quattro si è ritagliata il proprio ruolo.
Fattore che dona ulteriore gran vantaggio rispetto alle altre squadre, che pure stanno cominciando anche loro a muovere i primi passi verso nuove formazioni. In Germania Andrea Magro continua a dare fiducia e concedere “minutaggio” – per usare un termine calcistico – a Leonie Ebert: la sedicenne di Wurzburg ha tirato tutti gli assalti di giornata, comportandosi bene contro Hong Kong, Stati Uniti e Corea ma pagando un importante scotto all’esame contro le più esperte russe. Resta comunque lei l’elemento su cui poggia il futuro della Germania, con il presente ancora simboleggiato da Carolin Golubitskyi. Cambio di rotta anche in casa Ungheria: le meravigliose veterane di mille battaglie, lasciano ora spazio a forze fresche come la classe ’98 Flora Pasztor, già protagonista di sfide con le azzurre nella Coppa del Mondo Junior, ma anche le poco più anziane Dora Lupkovics (1993) e Fruszina Golya (1994).Poche invece le variazioni in casa Russia, Francia – che fa ancora leva sulle veterane Gebet e Guyart – e Stati Uniti, che può contare su un quartetto di età molto giovane e di grande talento.
Le prime tre gare stagionali, per tornare in Italia, hanno già detto molto, confermando – se mai se ne fosse sentito il bisogno – la forza del movimento azzurro nell’arma che più di tutte ha portato medaglie negli ultimi anni. Difficile pronosticare cosa accadrà da qui a Tokyo 2020: la strada è ancora lunga e tutto può succedere, ma intraprendere un lungo viaggio sapendo che si possono dormire sonni tranquilli rende tutto molto più facile.
Twitter: agenna85