Ad Heidenheim con vista su Rio

In Germania i ragazzi di Cuomo cercano il risultato che li proietterebbe a Rio con una gara di anticipo. In una tappa che è un classico del calendario di Coppa del Mondo e che scatta, come da tradizione, nella giornata di giovedì.

 

Quarti a Mosca, terzi a Berna, secondi a Tallinn. Da quando la stagione degli spadisti azzurri ha preso la giusta svolta (proprio in occasione del Mondiali moscoviti), il percorso di Marco Fichera, Enrico Garozzo, Paolo Pizzo e Andrea Santarelli è stato un crescendo rossiniano di soddisfazioni. Manca un solo gradino da scalare per completare la salita al vertice, ma ciò che più conta sulle pedane di Heidenheim, sarà imitare i colleghi del fioretto, ovvero strappare con una gara di anticipo il pass per Rio de Janeiro. Del resto, gli azzurri godono di un ottimo trampolino di lancio, ovvero il terzo posto assoluto nella speciale classifica “race” verso Rio. Davanti solo l’inarrivabile Francia – che vorrà continuare a vincere per cercare di arrivare alla sfida di Rio con il miglior tabellone possibile- e l’Ucraina campione del Mondo. Gli ultimi risultati, poi, fanno ben sperare anche se il detto che ogni gara è una storia a sè stante raggiunge nella spada l’apice della sua veridicità.

heidenheimer pokal

Il trofeo della Heidenheimer Pokal, destinata al vincitore della gara individuale

L’importanza focale della gara a squadre, però , non deve distogliere l’attenzione dall’altrettanto importante prova individuale, in programma nella giornata di venerdì. Tradizione vuole che la tre giorni di Heidenheim scatti con un giorno di anticipo rispetto alla classica scansione di calendario prevista per le prove dei Coppa del Mondo. Una gara prestigiosa, quella che si svolge nella città bavarese, la cui prima edizione risale addirittura al 1953 e che, da quell’anno ai giorni nostri, non è andata in scena solo nel 1957. Tantissimi i campioni della spada che vi hanno apposto la loro firma nell’albo d’oro, solo quattro le vittorie italiane: il primo a riuscirci fu nel 1961 il milanese Giovanni Battista Breda, quindi fu la volta della doppietta di Angelo Mazzoni – altro atleta milanese – che si impose una prima volta nel 1986 per poi ripetersi 6 anni più tardi. L’ultima vittoria azzurra fu un trionfo, grazie all’affermazione di Stefano Carozzo su Paolo Pizzo e con Matteo Tagliariol che chiuse al terzo posto.

L’andamento stagionale è stato sin qui poco generoso di gioie per l’Italia a livello individuale. Fa eccezione il podio di Enrico Garozzo a Tallinn, anche se nell’ultimo Grand Prix di Doha sono arrivati segnali incoraggiati da Lorenzo Buzzi: il torinese, poco più che ventenne, ha sfoggiato la sua migliore prestazione a livello assoluto, estromettendo in rapida successione tanto Paolo Pizzo quanto lo stesso Garozzo e fermandosi ai quarti di finale al cospetto di un rinato Bas Verwjilen. L’olandese, vincitore a Berna e secondo a Doha, è stato fra i protagonisti assoluti di questo inizio di stagione, dove a fare notizia è lo zero alla voce vittorie francesi.

L’anno scorso fu Max Heinzer, in una finale thrilling, a spezzare il filotto di tre vittorie transalpine consecutive battendo in volata Yannick Borel per 15-14, mentre il podio fu completato da Enrico Garozzo, terzo assieme al sorprendente svedese Robin Kase. La prova a squadre, invece, premiò la Corea ancora sulla Francia, con la Russia a completare il podio. Mentre l’Italia, con il suo carico di dubbi e incertezze, chiudeva al decimo posto una gara che fortunatamente era del tutto ininfluente per la corsa olimpica. Un anno dopo la prospettiva si è completamente ribaltata, il sogno olimpico è lì a un passo. Basta saper cogliere l’attimo e salire al volo su quell’aereo per il Brasile.

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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma

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