All’Ungheria la prova a squadre, Italia quinta

Una stoccata di Szilagy permette all’Ungheria di battere la Romania. Terza la Corea. 

 

C’è la firma di Aron Szialgyi sulla vittoria dell’Ungheria sulla Romania di un ispirato Tiberiu Dolniceanu. È lui a capottare Max Hartung in semifinale, risalendo dal -7 e poi andando a vincere 45-44 per la disperazione dei tedeschi, che poi staccano la spina e alzano facilmente bandiera bianca nella finalina per il terzo posto, lasciata alla Corea.

Tutt’altro, invece, lo spettacolo messo in pedana da Romania e Ungheria nella’atto finale. Il già citato Szilagy, coadiuvato da Nicolasz Iliasz e dal giovane Andras Szatmari da una parte, dall’altra Dolniceanu spalleggiato dal gigante Alin Badea, da Ciprian Galatanu e Iulian Teodosiu. Ne esce un bel match, giocato punto a punto, in cui non sono mancati assaggi della classe e della caratura schermistica di ciascuno dei protagonisti. L’epilogo all’ultima stoccata di fatto diventa inevitabile, e sulla rimessa d’attacco l’olimpionico di Londra è più lesto del rivale e vale il tocco della vittoria. Parziale rivincita della gara di ieri, dove si era dovuto inchinare ad Aldo Montano.

Finisce ai quarti di finale, invece, il sogno podio dell’Italia. A completare il quartetto azzurro c’è Luigi Miracco, con lui i confermatissimi Enrico Berrè, Luca Curatoli e Luigi Samele. Dopo la vittoria nel primo assalto di giornata contro la Georgia (45-34), gli azzurri hanno ceduto il passo di fronte ai futuri vincitori ungheresi. A lungo in equilibrio, il match si decide nella volata finale e la firma è la solita, quella di Szilagy che illumina e chiude 45-36. Finiti nel “girone” degli assalti per i piazzamenti, gli azzurri piazzano l’uno/due decisivo battendo Stati Uniti e Francia (45-44) e firmando il 45-44 che fa scrosciare gli applausi del comunque folto ed entusiasta pubblico padovano.

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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma

 
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