Yemi ha scelto di tirare per il Benin, Bolade per la Francia. I fratelli Apithy si raccontano a Pianeta Scherma.
A vederli assieme, difficile affermare che non siano fratelli. Nati a Digione da padre del Benin e madre francese, Boladè e Yemi hanno consacrato la loro vita sportiva alla sciabola. Ma se il primo, dopo la trafila nelle giovanili della Francia, ha proseguito con la nazionale transalpina anche a livello senior (vincendo tre medaglie continentali a livello individuale e due a squadre), il fratello minore ha scelto di difendere i colori del Paese che ha dato i natali a suo padre. Due argenti a livello di campionati africani per Yemi, che – salvo cataclismi – sarà l’unico dei due fratelli a volare a Rio. Per Boladè, che nella speciale classifica olimpica gli è davanti di un solo punto, la porta è pressoché sbarrata nella zona europa. Perchè la top 14 è lontanissima e ci sono già Anstett e Rousset ad occupare i due posti a cui massimo può ambira una nazione nelle gare in cui la prova a squadre non è prevista.
Abbiamo incontrato i due fratelli al Luxardo. Un’occasione per farci raccontare la loro storia e le loro scelte di vita schermistica (clicca qui per la versione in francese). Ma anche per parlare dello sviluppo dello scherma in Africa e di come lo sport possa essere un meraviglioso veicolo di integrazione.
Siete entrambi nati in Francia da una famiglia del Benin. Come mai avete deciso di tirare uno per la Francia e uno per il Benin?
B: Molto semplice: sono nato in Francia, ho sempre vissuto in Francia dove ho fatto tutte le categorie giovanili e anche un Mondiale Under 20. E anche quando sono passato Senior, sono rimasto con la Francia. Visto che poi ho fatto buoni risultati, non ho trovato motivo di cambiare Paese.
Y: Mio padre è del Benin e abbiamo la doppia nazionalità. Nel mio percorso schermistico, mi sono fermato con la nazionale francese a livello Junior. Quando si è trattato di passare Senior, ho smesso con la scherma per continuare i miei studi. Quando poi è nata la Federazione del Benin, ho cominciato a rappresentarla.
Yemi, la tua scelta può anche essere interpretata come una volontà di migliorare la scherma nei paesi africani?
Y: Indubbiamente questo può aiutare la federazione del Benin a crescere, ma anche e soprattutto a mostrare al Mondo che anche l’Africa può dire la sua nella scherma e prendere parte ai tornei internazionale
Com’è nata la vostra passione per la scherma?
B: Quando ero piccolo, avrò avuto 3 o 4 anni, vidi una foto di uno schermidore e dissi ai miei genitori che era quello che volevo fare. Nessuno in famiglia conosceva la scherma, abbiamo cercato un posto dove tirare e voià: ho comincaito e non ho mai smesso
Y: Mio fratello mi accompagnava sempre ai suoi allenamenti, ho provato e anche io non sono più riuscito a smettere!
Voi vivete entrambi in Francia, come è vissuta la scherma laggiù?
B: La Francia è una grande potenza della scherma, ma non siamo così conosciuti come i giocatori di calcio o di altri sport di squadra. C’è una forte identità all’interno della scherma, ma tutto si ferma lì…
Quanto viene percepita l’importanza della scherma?
B: Soltanto durante i Giochi Olimpici c’è grande risalto, un po’ come in Italia. E comunque devi fare dei buoni risultati, altrimenti sei uno sportivo come tanti altri se non vai alle Olimpiadi. Un amatore, poco conosciuto; noi non siamo professionisti. Insomma, niente televisione e quant’altro…
Yemi, la tua scelta di tirare per il Benin che benefici ha apportato al tuo paese e alla scherma africana in genere?
Y: Indubbiamente ha fatto conoscere la scherma in un paese che non sapeva nulla di questo sport. Il fatto di aver fatto delle medaglie ai Campionati Africani (doppio argento nel 2014 e 2015, ndr) mi ha permesso di andare in televisione e farmi conoscere. E così la Federazione, che era molto giovane, ha visto aumentare il numero dei propri iscritti. Da tre anni, poi, abbiamo avviato delle scuole e abbiamo già dei Maestri d’armi. Quindi direi che la scherma in Benin è in continua crescita!
Come vedi la crescita della scherma africana in generale e quali sono le nazioni più forti del panorama?
Y: Indubbiamente è una faccenda più seria che all’inizio. Certo, ci sono sempre ritardi rispetto alle grandi potenze come Italia o Francia, ma credo che da qui ai prossimi quattro anni vedremo vincere anche l’Africa. L’Egitto ha delle belle prospettive, poi vabbeh ovviamente c’è il Benin, ma anche l’Algeria sta portando avanti un piano di crescita molto interessante.
Per quanto riguarda la scherma italiana, chi è il vostro punto di riferimento?
B: Beh, non c’è dubbio: Aldo Montano. Quando io cominciavo a fare gare internazionali, lui era già fortissimo. Per me Aldo è la sciabola, la vera star della disciplina: è forte, è bello… Se facessi la metà o anche solo un quarto di quel che ha fatto lui, sarei felicissimo! È un tiratore fenomenale, e tutti vorrebbero una carriera come la sua. E anche alla sua età continua a essere ad altissimo livello. (di lì a qualche ora avrebbe vinto il “Luxardo”, ndr).
Una vostra impressione sui prossimi Giochi Olimpici?
B: La Francia non può fare peggio di Londra (dove chiuse a 0 medaglie, ndr), già questo è un buon punto di partenza! (ride)
Cosa è cambiato dopo il flop di Londra 2012?
B: Ci sono stati molti cambiamenti, in tutti i settori. Nella spada abbiamo cambiato gli allenatori, nel fioretto uguale, mentre nella sciabola ben due volte. Ad ogni modo, i ragazzi della spada sono fortissimi e se non accadono catastrofi vinceranno delle medaglie. Dopo ci sono ragazzi e ragazze del fioretto, ma in fin dei conti la prova olimpica è una gara talmente particolare che non si può mai sapere come andrà a finire.
Come può la scherma aiutare nel processo di integrazione delle nuove generazioni?
Per noi che abbiamo doppia discendenza è molto più facile, perché per noi l’integrazione è passato attraverso il fatto che siamo nello stesso tempo una famiglia straniera e una francese. Abbiamo dei punti in comune con tutti, la linea di continuità fra i francesi di “sangue” e i figli di immigrati. E tramite l osport è più facile, perché non ci sono differenze ma siamo tutti uniti dal fatto di rappresentare la Francia. Si, lo sport aiuta molto sotto questo punto di vista.
Twitter: @RenaBoschetti
Fotografia di Alessandro Gennari per Pianeta Scherma