A Milano la cerimonia di premiazione per la terza edizione del prestigioso riconoscimento. Bebe stella della serata.
Quando lo sport è una scuola di vita. Difficile trovare slogan più azzeccato per incorniciare lo spirito del “Premio Internazionale Edoardo Mangiarotti”, giunto alla terza edizione e che ieri, nello scenario del Centro Congressi della Fondazione Cariplo di Milano, ha visto andare in scena la cerimonia di premiazione.
Una serata ricca di ospiti di prestigio – fra cui il Presidente del Coni Giovanni Malagò – e ricca di emozioni, apertasi come prassi con il ricordo di Edoardo Mangiarotti. La vita, le medaglie, l’amore incondizionato per lo sport da parte di un uomo che fino all’ultimo secondo della sua vita ha onorato la scherma e l’Italia prendendo parte a ben diciassette olimpiadi, fra quelle vissute come atleta e quelle come giornalista e semplice spettatore. Quindi, si è proceduto alla vera e propria premiazione, a partire dalle quattro menzioni d’onore. Quattro storie, quattro lezioni di vita da parte di chi, come Alessandro Pittin, ha portato alla ribalta in Italia la combinata nordica e sta cercando di risalire alla miglior condizione dopo tanti problemi. E poi Guido Givannetti, a ventiquattro anni già arbitro nazionale di basket che si divide fra campo e addestramento dei mini-arbitri, a cui trasmette i valori come correttezza e rispetto di regole e avversari.
A completare il novero dei premiati con la “Menzione d’onore” la fiorentina Costanza Bonaccorsi – a 21 già fra le più forti al Mondo nella canoa discesa, e che all’attività sportiva alterna quella sociale al fianco di minorenni non accompagnati – e Maria Bresciani, fenomeno del nuoto nelle gare riservate ad atleti con disabilità intellettive. La ventenne di Cremona ha conquistato tutti per l’entusiasmo con cui approccia alla vita e alle gare, fiera di quel cromosoma in più che la rende speciale rispetto alle altre persone. Un 94 appena stampato come voto di uscita dalla maturità, e poi di nuovo in piscina a macinare vasche su vasche per poter poi ritoccare un palmares già di per sé ricco, con 5 ori Mondiali e 12 Europei.
La stella della serata è stata però Beatrice Vio, per tutti Bebe. A lei l’edizione 2015 del “Premio Internazionale Mangiarotti”, succedendo nell’albo d’oro a Martina Caironi e Gregorio Paltrinieri. Accolta dai ragazzi del Circolo della spada Mangiarotti in divisa e fioretto, la quasi diciannovenne fiorettista di Mogliano Veneto è stata scelta dalla giuria come “splendido esempio di una ragazza che si gode la vita e vorrebbe che tutti potessero farlo”. E, rispondendo alle domande di rito, ha come dato lampante conferma di tutto ciò, con il suo entusiasmo contagioso e la voglia sempre di sdrammatizzare sulla sua condizione. Una maturità da superare e poi la partenza per Rio, per mettere il cerchio su una stagione che sin qui le ha regalato gioie e vittorie a raffica. Non senza però aver festeggiato come si deve: un sushi milanese e poi via verso casa, perchè come lei stessa ha detto su Facebook ieri sera “domani ci sono un sacco di cose da fare”.
Twitter: agenna85
Fotografia Federscherma