Focus giovani – Roberta Marzani

È al suo ultimo anno fra le U20 e ha tanta voglia di salire ancora sul podio. A lei è dedicata la terza puntata della nostra rubrica sui migliori giovani.

 

Roberta Marzani è nata nel 1996 a Bergamo. Tesserata per l’Esercito italiano, è da sempre un’atleta di grande spessore, tantoché, solo negli ultimi tre anni, si è portata a casa sette medaglie, tra individuale e squadra, agli Europei e ai Mondiali, e due Coppe del Mondo di categoria. Quest’anno ha vinto i Campionati italiani U23, la prova di Coppa del Mondo di Udine ed è salita sul secondo gradino del podio in occasione della rassegna continentale. La stagione fortunatamente non è ancora finita, speriamo, quindi, che Roberta riesca a concludere al meglio il suo percorso fra le U20. Le capacità di certo non le mancano.

Per voi giovani la stagione è quasi finita: mancano solo i Mondiali e i Campionati italiani. Se dovessi trarre un bilancio di quanto fatto finora, sarebbe positivo o negativo? Di cosa sei soddisfatta e cosa vorresti cambiare?

Sono sicuramente soddisfatta della forma che ho raggiunto nell’ultimo periodo. Dagli U23 (che ha vinto, ndr.) in poi mi sono sentita sempre meglio, e infatti ho vinto l’ultima gara di Coppa del Mondo a Udine e ho fatto abbastanza bene gli Europei. Dico abbastanza perché, nonostante l’argento individuale, non sono, anzi, non siamo soddisfatte della nostra prestazione in gara a squadre. Di certo adesso sento la differenza rispetto a inizio stagione. Nel primo periodo dell’anno, infatti, mi spostavo da Bergamo a Milano per seguire le lezioni universitarie, e questo fare avanti e indietro non mi ha giovato, anzi. In gara mi rendevo conto che mi mancava quel qualcosa in più per poter fare podio, infatti è stata la stagione delle eterne finali a otto; ma io per prima sentivo di non essere al massimo, prova ne è che ho perso con avversarie assolutamente alla mia portata. A partire dagli under23, invece, qualcosa si è sbloccato: ho riacquistato fiducia in me stessa e ho centrato una vittoria che mi serviva, soprattutto a livello morale e mentale. Adesso, a stagione quasi conclusa, posso dire di aver trovato la strada giusta: mi sento bene e mi posso dire soddisfatta e pronta per affrontare i Mondiali con più sicurezza. Che cosa vorrei cambiare? Diciamo che più che cambiare vorrei riuscire a migliorare la mia testa, vorrei scendere in pedana più concentrata e conscia dei miei mezzi.

A proposito di “testa”, negli ultimi tre anni hai vinto sempre l’argento agli Europei. Secondo te perché ti è sempre sfuggita la medaglia d’oro? È stata sfortuna, bravura delle avversarie o paura?

Secondo me la finale che “era più legittimo perdere” è stata quella di quest’anno. È da parecchie stagione che tiro con la Stahlberg, ci conosciamo schermisticamente molto bene e, soprattutto, fa una scherma per me difficile, ostica. Nonostante questo non sono assolutamente salita in pedana pensando che la vittoria fosse per me un tabù, anzi. Addirittura prima della finale scherzavo con Alice ed Eleonora (Clerici e De Marchi, ndr.) dicendo che se avessi perso ancora, mi sarei sparata. La testa ce l’ho messa e il cuore anche; volevo assolutamente vincere ma purtroppo sono andata sotto dopo poco e non sono stata più capace di riprendere il match. Mi sono data per vinta troppo presto. Quest’anno, dunque, ho peccato dal punto di vista della tenuta mentale. Da primo anno giovani, invece, ho tirato molto male. Mi sono fatta prendere a schiaffi dall’avversaria, e questo è successo perché sono salita in pedana già soddisfatta. Ho erroneamente pensato che fare argento da primo anno U20 fosse abbastanza, e per questo ho perso contro un’atleta assolutamente battibile. Lo scorso anno la finale europea è stata un mix tra quella appena passata e quella di due anni fa. Da una parte ho sottovalutato l’avversaria e dall’altra non sono stata in grado di restare fredda nonostante il punteggio che mi vedeva in svantaggio. Sono “impazzita”. Quest’anno mi posso in ogni caso dire più soddisfatta. Sono stata più sul pezzo e, nonostante non sia riuscita a interpretare il match nel modo giusto, sono salita in pedana con un atteggiamento diverso. Gli scorsi anni avevo vissuto la sconfitta in maniera peggiore perché mi sembrava quasi di non aver tirato, e sicuramente di averlo fatto male.

Roberta con il suo maestro

Qual è stato il momento per te più difficile quest’anno?

Diciamo che la mia non è stata una brutta stagione. Il picco l’ho raggiunto a partire dagli U23, ma prima non avevo fatto vedere una brutta scherma. Sicuramente i risultati non erano i migliori che potessi fare, ma di fatto ho centrato quasi sempre la finale a otto, sia alle prime due gare di Coppa che alla prima prova dei Campionati italiani. Il momento più difficile, e che mi ha anche dato la scossa giusta per cambiare, è stato la gara di Coppa del Mondo a Burgos (Spagna). In quell’occasione ho perso per le 16 con la Louis Marie, “prendendo scoppole”. Non ho capito nulla del match e ho tirato davvero male. Da quel momento in poi ho raddrizzato la mia stagione. Non so bene cosa sia successo, se devo essere sincera, però sono certa che il fatto di tornare stabilmente a Bergamo per due mesi, senza dover fare avanti e indietro da Milano, mi abbia aiutato tanto. Sono stata seguita quotidianamente dal mio maestro e ho respirato l’aria di casa. Evidentemente avevo bisogno di un pò di tranquillità.

A proposito di momento difficile, cosa è successo agli Europei a squadre?

Noi sapevamo già di dover tirare per i 4 con la Francia: una squadra sicuramente ostica ma da sempre poco unita. I francesi, infatti, cambiano spesso i loro quartetti nel corso della stagione U20 perché preferiscono far tirare chi ha appena fatto una bella gara, sacrificando così lo spirito di squadra. Quest’anno però le cose sono cambiate e, quindi, da gruppo semplicemente ostico, sono diventate un gruppo ostico e affiatato. Noi ovviamente abbiamo fatto la nostra parte: siamo andate sotto e non siamo state capaci di recuperare, un po’ anche perché quella francese è una scherma difficile da gestire quando si è in svantaggio. Io, in particolare, ho gestito male un recupero che ero riuscita a fare. Da meno sei, infatti, sono arrivata fino a meno due ma, sbagliando, ho continuato a tirare e ho chiuso con il tabellone che recitava meno quattro per noi. Forse, se mi fossi fermata, le mie compagne sarebbero salite in pedana con solo due stoccate di svantaggio e l’assalto si sarebbe chiuso diversamente. In ogni caso in ritiro abbiamo lavorato molto e in diversi modi sulla gara a squadre, proprio per cercare di non sbagliare ancora.

Tornando a parlare di te, cosa ti aspetti da questi Mondiali?

Più che aspettarmi qualcosa, vorrei davvero andare a medaglia. Lo scorso anno mi è sfuggita per una sola stoccata, sempre contro la Stahlberg, ma quest’anno mi piacerebbe che la storia fosse diversa. Ho fatto tanti Mondiali ma sul podio ci sono salita una sola volta. Vorrei chiudere nel modo migliore questo mio percorso fra gli U20.

La premiazione in occasione degli ultimi Europei

Scherma e studio. Quali sono le tue priorità adesso?

Cinquanta e cinquanta. Io provo a dare il massimo in entrambe le cose, cercando di fare il maggior numeri di esami possibile e allenandomi sempre al massimo. Ovviamente non è facile, ma provo a impegnarmi in tutto. Fortunatamente Farmacia non ha l’obbligo di frequenza, quindi mi lascia abbastanza libera di assentarmi per le gare e per i ritiri. Di certo il liceo, se escludiamo le levatacce la mattina, è molto più semplice: c’è meno da studiare e si è più seguiti. All’università, invece, se rimani indietro, come lo sono io in questo momento dopo un mese passato sulle pedane di mezza Europa, recuperare è molto più difficile.

Il prossimo anno passi dagli U20 agli assoluti. Hai delle aspettative?

Sinceramente non ci ho mai pensato e non credo che lo farò fino al prossimo anno. Preferisco concentrarmi sul presente e su questo finale di stagione. Uscire dai giovani all’inizio di un nuovo quadriennio olimpico, e non in piena qualifica, è sicuramente un vantaggio, ma ripeto, per adesso preferisco focalizzarmi su quanto ancora devo fare quest’anno. L’unica cosa della quale sono certa è che continuerò a divertirmi, come ho sempre fatto.

Roma 2024. Cosa ne pensi?

Sportivamente parlando, mi sembra scontato dire che per noi atleti non può che essere un vantaggio. Politicamente parlando non saprei cosa rispondere: vivo dall’altra parte d’Italia e non sono in grado di dire se un evento di tale portata possa fare del bene alla città di Roma o viceversa. Da bambina ho sempre sognato di vedere le Olimpiadi in casa, e adesso, da atleta, sono favorevole. Se si sconfina nella politica, ripeto, non saprei cosa rispondere.

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Fotografia Augusto Bizzi per Federscherma

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