Rio 2016, tanti gli assenti illustri

Fra assenze di due prove a squadre e mancate qualificazioni per team tanti i nomi importanti che non saranno presenti a Rio. Tanto fra gli italiani, quanto fra alcuni big stranieri.

 

Hanno vinto medaglie su medaglie fra Olimpiadi e Mondiali, sono fra i più grandi (o le più grandi) interpreti della scherma degli ultimi tempi e, in alcuni casi, non solo di quest’ultima ristretta fetta temporale. Eppure a Rio non saranno presenti, sgambettati da una regola tanto assurda quanto ingiusta come quella della rotazione delle prove a squadre oppure dalla mancata qualificazione tanto con la squadra quanto a livello individuale. Italiani o stranieri, sono molti i nomi importanti che a Rio non potranno competere per la gloria a Cinque Cerchi.

Una sorte toccata in primis a Valentina Vezzali. Tre ori olimpici individuali, altrettanti a squadre a cui aggiungere un argento e due bronzi, pleonastico parlare della grandezza sportiva della jesina. Che anche superati i quaranta ha lottato con tutte le sue forze per provare ad artigliare l’ennesimo viaggio olimpico della sua carriera, un’impresa che lo stato di forma super di Errigo e Di Francisca unita alla sfortunata congiunzione astrale che ha visto la prova a squadre di fioretto femminile vittima di turno della rotazione delle armi, si è palesata fin da subito come estrema e che, purtroppo non ha avuto l’esito sperato dalla stessa Vezzali e da tutti gli amanti della scherma che avevano sperato con tutte le forze di poter assistere all’ennesimo capitolo di una Leggenda delle pedane e dello sport Mondiale.

Stesso discorso per Martina Batini e – spostandoci alla sciabola maschile, altra prova orfana della gara a squadre in Brasile – Luca Curatoli, Luigi Samele ed Enrico Berrè, che però hanno dalla loro la giovane età e tutto il tempo davanti per prendersi quello che spetta ampiamente loro. Tutt’altra triste storia quella che ha portato alla mancata qualificazione delle ragazze della spada per il team event olimpico. Ci sarà la sola Rossella Fiamingo a rappresentare l’Italia, e resta grosso il rimpianto di non poter ammirare in azione un quartetto che aveva tutte le potenzialità per andare a medaglia, come han dimostrato i sette podi consecutivi della passata stagione, conditi dal bronzo europeo e dalla vittoria in Coppa del Mondo a Buenos Aires.

Facciamo ora un salto al di fuori dai confini nazionali, per scoprire che anche all’estero qualche nome importante che Rio lo vedrà da spettatore c’è: l’ultima in ordine di tempo a iscriversi a questa lista è stata Britta Heidemann, che ieri a Praga ha visto sfuggire ai quarti di finale l’ultimo treno utile in direzione Rio. Una perdita grave, quella della tedesca, per la competizione a Cinque Cerchi, che rimane così orfana di un’atleta che dalle ultime due edizioni era tornata a casa con un oro (Pechino 2008) e un argento (Londra 2012). Più in generale, è stata l’intera Germania a sparire dai radar durante il percorso che ha portato a Rio: fuori da tutte le prove a squadre, sfortunata nell’incappare nell’assenza del team event di sciabola maschile proprio nel momento in cui il quartetto è fra i più competitivi della scena mondiale, in Brasile si aggrappa proprio agli sciabolatori – a proposito, la lotta per i due posti ha mietuto l’illustre vittima che risponde al nome e cognome di Nicholas Limbach –  e alla classe senza tempo di Peter Joppich (fioretto maschile) per coltivare speranze di medaglia.

La legge della rotazione ha colpito duro anche in Russia, soprattutto per quanto riguarda la sciabola maschile: in questo caso a rimanere esclusi dal novero dei partecipanti a Rio sono stati il campione del Mondo 2014 Veniamin Reshetnikov e la rampante nuova leva Kamil Ibragimov. Nel fioretto femminile a rimanere fuori è stata Larisa Korobeinikova.  Al netto di queste assenze pesanti, il torneo olimpico che da qui a cinque mesi designerà i suoi nuovi re e regine, si preannuncia spettacolare in tutte le armi. Perché tutti i big hanno centrato il pass, chi tramite la squadra, chi – pur non potendo contare su un quartetto competitivo – facendo tutto da sé, in ossequio al famoso detto popolare. Ora non resta che attendere agosto e gustarsi le grandi sfide.

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Fotografia Augusto Bizzi per Federscherma

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