Felice ma insoddisfatta della finale. Le dichiarazioni di Giulia Rizzi dopo il secondo posto al Carroccio.
È un sorriso a metà, quello di Giulia Rizzi. Ha appena conquistato il suo primo podio in Coppa del Mondo col secondo posto di Legnano, ma a caldo sente ancora la delusione per aver perso la finale. Eppure è abbastanza lucida per riconoscere quanto questo risultato sia importante per lei. In vista di un futuro che comincia subito, con una gara a squadre che può valere un pezzo di conferma.
La medaglia, il podio, le congratulazioni, le foto di rito. Che effetto fa?
Strano. Sono cosciente di quello che è successo, però magari non sono ancora felice come dovrei esserlo. Tutto è un po’ nuovo per me, quindi forse la felicità arriverà dopo. Ora sono ancora un po’ insoddisfatta perché penso di non aver dato il massimo nella finale.
Come mai?
Un po’ per la stanchezza sulle gambe, un po’ perché lei la soffro veramente e inizio a capire i tempi d’entrata a metà del match. E questo mi dispiace perché dovrei iniziare subito con le idee giuste. Ci avevo già perso a Doha e nemmeno stavolta sono riuscita a fare quello che dovevo.
In semifinale sei stata rallentata da un contrattempo tecnico. Quanto ti ha dato fastidio?
Ero seccata perché non mi pare molto professionale che si interrompa per la seconda volta una finale di Coppa del Mondo per problemi tecnici che si potevano risolvere tra una semifinale e l’altra. Così si rischia di perdere la concentrazione e distrarsi.
Da tanto tempo, chi ti conosce diceva “Giulia sta per esplodere, le manca solo il risultato”. Ora che è arrivato cosa diciamo?
È vero e sentivo tanta pressione per questo motivo. Quest’anno mi mancava tanto così per arrivarci e sono riuscita a raggiungere il risultato all’ultima gara di Coppa. Sto lavorando benissimo col mio maestro, con cui c’è un feeling straordinario, e sono consapevole delle mie potenzialità. Questo mi ha aiutato a crescere tanto.
Anche oggi si è vista l’intesa col tuo maestro. In un paio di occasioni sei andata al riposo sotto e hai ribaltato il match dopo il colloquio con Andrea Candiani.
Sì, il momento peggiore è stato quello con la Popescu, quando lei conduceva l’assalto e non mi sono comunque persa d’animo. Parlando con lui abbiamo trovato le soluzioni adatte al momento adatto e con un po’ di convinzione ce l’ho fatta.
Contro la Popescu eri sotto di quattro, hai rimontato e vinto alla priorità. Quanto vale una vittoria così contro un’avversaria così?
Io, quando tiro con quelle così forti, mi dico sempre che non ho niente da perdere e tutto da guadagnare. All’inizio magari sono un po’ timorosa, poi mi dico che non voglio avere nessun rimorso e forse questo è uno dei miei punti di forza, perché mi aiuta a dare il tutto per tutto, recuperare e addirittura vincere.
Però hai pianto dopo quella stoccata alla priorità con la Popescu.
Sì, perché lei è un mostro sacro alla fine, ed era per entrare nei quattro. Finali ne ho già fatte l’anno scorso, ne avevo già fatte prima, però un podio è sempre un podio. E poi vincere con la Popescu, di una stoccata, mi ha emozionata.
Adesso la gara a squadre. La tua seconda, ma forse la più importante. Perché arriva dopo questa gara e perché arriva in un momento in cui qualcosa può cambiare nel quartetto titolare, e per te può essere un’occasione.
La mia prima occasione l’ho avuta direttamente agli Europei a Zagabria nel 2013. Però è stata un’esperienza molto breve e non ho avuto tanti riscontri. Domani è un po’ un banco di prova, perché non ho mai tirato con questa squadra. Spero di fare bene.
Twitter: GabrieleLippi1
Foto Trifiletti/Bizzi per Federscherma
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