Andrea Santarelli: «Molto più che un argento»

Lo spadista umbro commenta la gara di Torun e parla del percorso verso le olimpiadi di Rio.

 

Ci sono argenti che lasciano solo l’amaro in bocca. Ce ne sono altri, invece, che valgono molto di più: perchè a un mese dalle Olimpiadi, la conferma di poter lottare alla pari con i migliori al Mondo, è il regalo più bello che la nazionale italiana di spada maschile potesse ricevere dalla gara di Torun. Lo testimoniano alla perfezione le parole di Andrea Santarelli, che ci racconta le sensazioni del post gara e quelle in vista della gara delle gare: «Le emozioni in una gara a squadre sono sempre fortissime, soprattutto se la squadra è molto unita come nel nostro caso. Il risultato è frutto di tanto duro lavoro, di fame di vittoria e di grande unità! Noi desideravamo moltissimo una medaglia per poter lavorare in questo mese di avvicinamento a rio, in maniera serena e con grande voglia e consapevolezza che ci siamo!».

Può sembrare banale, ma la vera forza della squadra italiana è tutta nel gruppo, unito e affiatato e sempre pronto a sostenersi nei momenti più difficili: «Si siamo una squadra a tutti gli effetti e lo dimostra il fatto che quando uno di noi, chiunque sia, ha un calo, gli altri sono subito pronti a tenere duro al suo posto. È una cosa non facile da raggiungere, perché – di solito – se un compagno va male, psicologicamente cala tutta la squadra. Ma con Mazzone (il mental coach a cui i ragazzi si sono affidati, ndr) abbiamo lavorato moltissimo su questo aspetto e abbiamo imparato ad accettare un possibile calo di uno dei componenti. Questo ci mette poi nelle condizioni di aumentare il nostro contributo nel momento del bisogno».

Ora lo sguardo è rivolto verso le Olimpiadi, dove per forza di cose il quartetto azzurro – che riabbraccerà Marco Fichera, uomo a cui è deputata la chiusura degli assalti – parte con i favori del pronostico: «Dobbiamo lavorare ancora per migliorarci in tutti gli aspetti limando anche i più piccoli dettagli. Tutti dobbiamo migliorare una parte della nostra individualità per metterla al servizio della squadra. Perché è solo cosi che ci si può definire tale: quando ognuno, tenendo a mente i propri obiettivi personali, fa un passo indietro, mettendo se stesso a completo servizio dei propri compagni».

Ha collaborato Alessandro Gennari

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Fotografia Augusto Bizzi 
jizzrain.com/vd/2353-video

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