Storie Olimpiche – Il cielo è azzurro su Londra

Scherma - 10 anni fa la tripletta del fioretto femminile a Londra

Elisa Di Francisca batte in finale Arianna Errigo e si laurea campionessa olimpica. Ma a entrare ancora di più nella leggenda è Valentina Vezzali, che con una rimonta da annali annichilisce la Nam e garantisce una storica tripletta tutta italiana.

 

28 luglio 2012:in un Excel Center gremito all’inverosimile, tre ragazze vestite d’azzurro stanno scrivendo la storia a colpi di fioretto. I Giochi Olimpici di Londra mettono in palio le primissime medaglie e per l’Italia c’è subito l’occasione ghiotta per mettere a segno i primi colpi. Perché il fioretto femminile è affare nostro ininterrottamente dal 2000, quando Valentina Vezzali mise a segno la prima delle sue tre affermazioni. Prima di lei c’erano state Irene Camber, nel lontano 1952, Antonella Ragno vent’anni dopo, prima che – ironia del destino – fosse Giovanna Trillini a spezzare un altro digiuno di 20 anni, firmando la vittoria a Barcellona.

Ma da quando aveva fatto irruzione sulla scena Valentina Vezzali, la musica era cambiata: argento ad Atlanta, poi oro a Sidney, ad Atene e ancora a Pechino. Ed era proprio lei, che per l’Olimpiade inglese era stata anche designata portabandiera, la donna più attesa: un quarto oro di fila avrebbe significato entrare ancora di più nella leggenda. A rovinare i suoi piani, però, ci pensa la sua giovane connazionale, Arianna Errigo. L’incrocio fra le due avviene in semifinale e, come un mese prima a Legnano, è ancora la monzese ad avere la meglio in un match che aveva tutta l’aria di essere il più classico dei passaggi di testimone: la più grande fiorettista di tutti i tempi sconfitta da quella che per molti è destinata a prenderne l’eredità. Una delusione terribile anche se Valentina, da fuoriclasse qual’è troverà modo di riscattarsi nella finalina. Ma questa è una storia che racconteremo dopo, perché adesso entra in scena la terza protagonista della giornata.

È Elisa Di Francisca. Jesina come Valentina, campionessa del Mondo nel 2010, alla sua prima Olimpiade, la sua scalata verso il podio è passata attraverso match durissimi contro la tedesca Carolin Golubitskyi ai quarti e contro la coreana Nam in semifinale, vinti entrambi in rimonta. Ma  alla fine è lei ad arrivare all’atto finale. Il match è un equilibrato match di scacchi fra due compagne di nazionale che si conoscono alla perfezione, mentre la tensione – data la posta in palio – si taglia con il coltello. A 45 secondi dal termine, arriva quella che potrebbe essere la svolta: Arianna tocca e mette la botta dell’11-8, e forse anche qualche mattoncino per l’oro. Dal canto suo Elisa non vacilla, organizza la rimonta e pian piano impatta sull’11-11, mandando tutto al minuto supplementare.

Il resto è storia nota, di un urlo di gioia finalmente lasciato andare libero, dell’abbraccio con il fratello e di quello con la compagna di squadra appena battuta, che in quel momento piange inconsolabile dopo che sul più bello aveva visto sfumare il sogno di una vita. È la legge crudele dello sport, per un vincitore che gioisce c’è sempre uno sconfitto che piange.

C’è però ancora una parte della storia da raccontare. Che parte da quando il cronometro segna 21 secondi alla chiusura della finale per il bronzo: Hyun Hee Nam ha appena messo a segno la stoccata numero 12. Contestualmente, il +4 su Valentina Vezzali. Quattro anni prima quello stesso match valeva l’oro, quel giorno “solo” un bronzo e la coreana era molto vicina alla sua piccola rivincita. Ma ancora non sapeva che da lì a poco tutto sarebbe incredibilmente cambiato. Non si è fenomeni per caso, e Valentina lo dimostra, rendendo realtà quello che nemmeno il più visionario dei fedeli al Vezzalismo avrebbe potuto concepire. Venti secondi di assoluta mistica schermistica, in cui la jesina si getta all’arrembaggio e acciuffa incredibilmente la coreana, che a distanza di quattro anni vede ancora i fantasmi. Si va alla priorità, dove l’azzurra firma il suo capolavoro. A detta di molti, il più bello.

E pazienza se l’oro è sfumato. Perché va così con le fuoriclasse, sanno prendersi la scena anche quando le protagoniste principali sono altre: l’impresa di Valentina rimarrà per sempre negli annali, così come passa alla leggenda il triplete messo in pedana dalle fiorettiste. Ed è davvero un peccato che un regolamento assurdo impedisca, almeno a questo giro, che una scena del genere possa rivivere alla fine della gara brasiliana…

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Fotografia Augusto Bizzi 

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