Dopo il periodo di stop precauzionale, Marco Fichera è pronto a riprendersi il suo posto in squadra e giocarsi tutto a Rio. Lo abbiamo sentito prima della partenza per il Brasile per sentire come sta e quali sono le sue emozioni della vigilia.
A Torun, agli Europei, non c’era. Colpa di un infortunio muscolare rimediato a maggio a Parigi, in Coppa del Mondo, che l’ha costretto a saltare gli Assoluti e la rassegna continentale. A Rio, all’Olimpiade, Marco Fichera ci sarà, forte, in forma e consapevole di trovare una squadra convinta dei propri mezzi e in grande condizione.
L’argento europeo conquistato in Polonia, alle spalle della Francia e dopo aver superato l’Ucraina, ne è la prova. Guardando quella gara, in molti hanno pensato: «Dove si potrà arrivare, in agosto con un Fichera in più?». Pianeta Scherma ha sentito lo spadista siciliano a due settimane dai Giochi. Ecco cosa ci ha detto.
Hai saltato l’Europeo per precauzione. Ora come stai?
Saltare l’Europeo è stata una decisione molto dura,presa ovviamente da tutto lo staff medico federale che ringrazio per l’attenzione per il mio recupero, ma anche l’unica possibile poiché la lesione muscolare era abbastanza importante e prevedeva dei tempi di recupero precisi. Non sarei stato in grado di rientrare senza che ciò comportasse dei rischi inutili in un periodo così prossimo ai Giochi. Ora sto molto bene,ho ricominciato da un po’ la preparazione e il riposo mi ha permesso, paradossalmente, di essere più brillante in questa fase.
Sei pronto per Rio? Che sensazioni hai?
Questa è la mia prima Olimpiade, e credo onestamente che non si possa mai essere completamente pronti per una gara del genere. Certamente però sto facendo, con maestro e preparatori, un ottimo lavoro che mi farà arrivare nella condizione necessaria per far bene. Le sensazioni sono positive e sono carico per questa bellissima esperienza.
Senza di te, i tuoi compagni di squadra hanno conquistato un argento continentale, perdendo solo contro la Francia in finale. Come giudichi la loro prova?
L’Europeo ha dato grande fiducia a tutti e la prova dei miei compagni ha dimostrato tante cose anche a chi ancora pensava che fossimo una squadra legata ai singoli e non a un formidabile gruppo. Sono stati fenomenali tutti, compreso Lorenzo che, dai commenti di Paolo, Enrico e Andrea, ha dimostrato di saper fare il suo ruolo alla perfezione. Con la Francia bisogna essere perfetti ma non era l’Europeo il palcoscenico giusto per esserlo.
Un anno fa questa squadra era in piena crisi, lontanissima dalla qualifica olimpica. Cosa è cambiato?
Un anno e mezzo fa, appunto, eravamo gli stessi se si ragiona per nomi ma non se consideriamo cosa voglia dire essere una vera squadra e far gruppo. Da quel momento ci siamo chiusi, respingendo al mittente tutti gli attacchi di chi in noi non credeva e parlava di miracolo in caso di qualificazione, lavorando tutti i giorni sia in ritiro sia a casa, pensando a un solo obiettivo, tutti nella stessa direzione, e non parlo solo di chi in pedana sale ma anche di chi con consigli a fondo pedana e sulla strategia di assalto, sia durante i ritiri che in gara, o tramite un minuzioso lavoro di preparazione mentale ai match,ci ha dato le linee guida per divenire il gruppo che siamo ora.
Qual è la forza del vostro gruppo?
Proprio il gruppo. Noi sappiamo bene i nostri obiettivi personali e ognuno di noi quattro è molto ambizioso, ma quando si parla di squadra, e quando si prepara una gara a squadre, tutto viene messo da parte in virtù di quell’obiettivo fidandoci delle persone che lavorano con noi. Io credo che il cambio di tendenza sia avvenuto al Mondiale e lì si è vista la forza del gruppo, prima ancora che dei singoli, che poi magari a volte risolvono le situazioni difficili ma che senza la forza della squadra intera dietro non riuscirebbero.
Uno dei cambiamenti che vi ha rilanciato è stato la scelta di mettere te in chiusura. Perché pensi che sia il tuo ruolo ideale?
La scelta di mettere me in chiusura si è rivelata una scelta vincente, ma io son convinto che, fatta in un contento diverso, senza la fiducia di uno nei confronti dell’altro, non avrebbe portato allo stesso risultato. Ogni volta che inizio l’ultima frazione salgo in pedana conscio che non sono solo e che ho diverse persone che hanno fiducia in me e quindi, per assurdo, non mi pongo il problema di fallire perché so che tutti hanno la certezza che io metta il 100% di me in ogni singola stoccata.
Come mai in quella situazione sei capace di esprimerti al meglio?
Sicuramente quel ruolo mi appartiene perché sfrutto il fattore psicologico a mio favore, riesco a esaltarmi in situazioni positive ma anche negative, e questo ha fatto la differenza nei tanti assalti che abbiamo vinto all’ultima stoccata durante tutto l’anno. Inoltre mettere me in chiusura permette a Enrico di tirare più sereno, senza quella pressione che l’ultima frazione dà. Tutti ne hanno tratto beneficio, dunque. Diciamo che abbiamo trovato un equilibrio con me in chiusura, Paolo nel cosiddetto “giro della morte”, che interpreta alla perfezione, Enrico a “dettare i tempi” come lui stesso ha di recente dichiarato, e Andrea sempre pronto a fare la differenza subentrando in situazioni delicate come capitato a Parigi con l’Ucraina alla prima di qualifica, al Mondiale di Mosca con la Repubblica Ceca e a Berna nella finalina 3/4 posto, che ci ha portato a risalire dal 12o posto prima della qualifica al terzo posto nel quale siamo ora molto vicini a Francia e Ucraina che ci precedono.
Francia, Svizzera, Ucraina. Qual è l’avversario che temete di più?
Onestamente nella spada di oggi tutte le compagini,soprattutto in una manifestazione come l’Olimpiade, sono difficili da affrontare. Chiaramente la Francia è compatta e difficilmente sbaglia, ma abbiamo dimostrato in diverse occasioni quest’anno di poterla battere. Con l’Ucraina sono sempre assalti che terminano all’ultima stoccata e quindi difficili da commentare. La Svizzera, infine, schiera tre campioni e quindi anch’essa è molto temibile, ma noi siamo convinti che se tiriamo bene e continuiamo a lavorare come abbiamo finora fatto possiamo far molto bene.
Cosa ti aspetti dalla tua prima Olimpiade? Sei emozionato?
Per me si giocheranno due Olimpiadi in una. Il 9, all’individuale, arrivo con la convinzione di potermela giocare con tutti e di dover tirare con la serenità di chi, a 22 anni, si appresta a partecipare alla sua prima Olimpiade. A squadre invece arriviamo, come già detto, in una condizione ottimale e con grandi aspettative e quindi lascerò da parte tutti i pensieri relativi all’individuale perché a squadre è un’altra gara e siamo quattro persone diverse. L’emozione per ora lascia spazio al lavoro incessante e non mi sono, volutamente, dato il tempo di pensare all’Olimpiade in quanto tale bensì a una gara come le altre. Per quanto possa esserlo.
Twitter: GabrieleLippi1
Fotografia Augusto Bizzi per Federscherma
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