Le stelle di Rio 2016 – Gauthier Grumier

Dal pensiero del ritiro alle vittorie in serie. Lo spadista francese è una delle stelle indiscusse dei Giochi Olimpici.

 

Dicono che ciò che non uccide fortifica. E, forse, nessuno meglio di Gauthier Grumier può spiegare meglio il significato di questo detto popolare antico come il mondo. Nel 2012 la delusione terribile di aver suo malgrado contribuito, con un’uscita prematura, allo zero della Francia alla voce medaglie portate a casa: a fermarlo al primo turno il norvegese Bartosz Piasecki, che poi avrebbe proseguito la sua corsa fino a un’incredibile medaglia d’argento. E poi un 2013 difficile, fatto di poche gioie in pedana e da infortuni a catena, al punto che il tarlo di appendere la spada al chiodo si è fatto sempre più fastidioso nella sua testa, a maggior ragione dopo la mancata convocazione ai Campionati del Mondo 2013 di Budapest. Una mazzata terribile per chi, per tanti anni, aveva fatto parte di quella squadra di “Invincibles” che aveva dominato la spada maschile.

Ha tenuto duro Gauthier, e i risultati lo hanno ripagato: bronzo Mondiale a Kazan nel 2014, e un avvio di stagione successiva caratterizzato dal podio di Berna e dalla vittoria di Tallin, che ha spezzato un digiuno lungo ben cinque anni e mezzo. Ma che, soprattutto, ha dato nuova linfa vitale al ragazzo di Nevers: altro podio a Doha, il titolo Europeo a Montreux, e il Mondiale sfumato per una sola stoccata nel giorno della favola di Geza Imre. Una delusione in parte mitigata dalla vittoria in Coppa del Mondo. La terza, per lui che già era stato re della spada maschile a cavallo fra 2008 e 2010.

E nella stagione che porta a Rio, il suo biglietto da visita parla di tre vittorie (Heidenheim, Budapest e Parigi) e un podio in quella Tallin da cui tutto ebbe (ri)inizio. E pazienza per un Europeo decisamente deludente, con la difesa del titolo naufragata già al primissimo assalto e la casella numero 45 della classifica finale. Quello che non uccide fortifica, e Gauthier Grumier – che da piccolo chiamavano “La Macchina” – si è fatto negli anni una corazza piuttosto spessa.

Twitter: agenna85

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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma
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