Pechino 2008: l’Ucraina vince l’oro nella prova a squadre di sciabola. A guidarla, una diciottenne Olga Kharlan.
Quarantaquattro a quarantaquattro. E 4000 persone che, sugli spalti, assistono con il fiato sospeso alla gara a squadre di sciabola femminile. Cinque giorni prima gli Stati Uniti avevano fatto man bassa di medaglie centrando la tripletta nella prova individuale: Mariel Zagunis, che quattro anni prima ad Atene aveva scritto la propria favola sportiva vincendo una gara a cui nemmeno avrebbe dovuto prendere parte, si è ripresa lo scettro gareggiando questa volta da favorita e rispettando appieno i pronostici, mettendo in riga Sada Jacobson e Rebecca Ward. Ma quel giorno, quel 14 agosto del 2008, a giocarsi l’oro quel terzetto che godeva di tutti i favori del pronostico non c’è. Per le americane sarebbe stato solo bronzo, dopo aver battuto in finale la Francia per 45-38. Ma questa è un’altra storia.
La corsa all’oro è affare fra le padrone di casa della Cina, pilotate a bordo pedana da quel geniaccio di Christian Bauer, e la sorprendente Ucraina, che nel suo percorso verso la finale ha eliminato dai giochi che contano dapprima la Russia quindi proprio gli Stati Uniti. Nelle fila ucraine, giostra una biondina di cui si dicono grandi cose: a diciotto anni non ancora compiuti, può vantare già due titoli Mondiali nelle categorie giovanili, ma soprattutto già i primi podi in Coppa del Mondo fra le grandi. È alla sua prima Olimpiade, e dalla sua la certezza di tornare a casa con una medaglia. Quello che ancora la gente non poteva sapere è che quel giorno, Olga Kharlan da Mikolayv avrebbe calato in pedana una gara pazzesca e si sarebbe presa pressoché da sola l’oro Olimpico nella prova a squadre. Ad accompagnarla nella cavalcata, la sua concittadina Olena Khomrova – di tre anni più grande – Galyna Pundyk e Olga Zhovnir.
Il tabellone delle ragazze in gialloblù è tutt’altro che facile: la Russia come primo ostacolo per poi planare dritte nelle fauci delle statunitensi, che nel frattempo si sono facilmente sbarazzate del Sud Africa con un 45-8 che dice tutto sul divario fra le due squadre in pedana. Quanto al derby dell’Est Europa, l’assalto premia proprio le Ucraine, che si impongono per 45-34: è la scintilla che fa capire alle ragazze che quel giorno la storia la si sarebbe potuta davvero scrivere. «Dopo la vittoria con la Russia, che era il nostro rivale più accreditato, ci siamo tranquillizzate» avrebbe detto dopo la gara Olena Khomrova «Abbiamo coronato il nostro sogno di vincere la medaglia d’oro, abbiamo fatto la storia».
Passato il primo ostacolo, anche il Mortirolo chiamato Stati Uniti viene scollinato, con Olga Kharlan migliore in campo – mutuando un termine calcistico – grazie alle 18 stoccate messe a referto (15 a firma Pundyk e 12 a firma Khomrova completano il totale). Ma la strada verso la medaglia d’oro è tutt’altro che in discesa: rimangono da affrontare le padrone di casa della Cina.
Il faro è Tan Xue, allora numero quattro del Mondo nonché argento olimpico quattro anni prima ad Atene. Con lei Bao Yingying, Ni Hong e Huang Hayhang. In panchina, a guidarle, il demiurgo francese che quattro anni prima aveva portato all’oro Aldo Montano e che successivamente è stato chiamato alla guida della sciabola cinese per poter portare medaglie – possibilmente d’oro – nell’Olimpiade di casa. Missione compiuta, nella prova individuale maschile con Zhong Man. La seconda missione è arrivata ad ottimo punto, con le ragazze che si stanno giocando il titolo nella gara a squadre. E che, perdipiù, partono a razzo: al giro di boa del quinto match su nove, le cinesi conducono con un solido 25-15. Ma al sesto assalto arriva la scossa. La Kharlan, che nella sua prima uscita ha pagato dazio a Ni Hong (1-5), distrugge Bao Yingying con un parziale di 12-5, riportando in scia le sue compagne. Dopo aver visto l’inferno sul -10, dal -3 la prospettiva è decisamente più comoda per poter ancora coltivare qualche sogno d’Oro.
Una grossa mano la da poi Olena Khomrova, che infierisce sulla Bao strappandole un parziale di 9-5, ma alla vigilia dell’assalto decisivo la Cina è avanti ancora e quattro stoccate è comunque un buon margine. O, meglio, lo sarebbe se di fronte a Tan Xue non ci fosse una Kharlan decisa a prendersi del tutto la scena. In men che non si dica, il punteggio è livellato sul 42-42, quindi una serie di botta e risposta demanda tutto all’ultima stoccata.
All'”A voi!” dell’arbitro, entrambe le atlete fanno accendere le luci. Passano interminabili istanti in cui l’arbitro guarda e riguarda il video, quindi il conciliabolo delle giuria e il giudizio: stoccata simultanea. Si riparte, la Xue muove all’attacco ma ha un’esitazione fatale mentre la Kharlan, per dirla alla Cyrano de Bergerac, non perdona e tocca. 45-44 e oro Ucraina.
Su cui c’è indelebile la firma di una ragazzina che negli anni a venire avrebbe ancora di più impresso il proprio marchio sulla sciabola al femminile a suon di vittorie, fino a diventare una delle regine della disciplina. Per lei quel giorno un totale di 55 stoccate sulle 135 necessarie alla vittoria. Di queste, 22 sono arrivate nella finale contro la Cina, dove ha messo a referto quasi il 50% del bottino. Numeri mostruosi, soprattutto tenuto conto dell’età.
Una nuova stella era ufficialmente comparsa nel firmamento della scherma Mondiale.
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