Rio 2016, quante medaglie per l’Italia?

Il presidente Scarso si attende tre o quattro metalli. Ma l’Italscherma a Rio può raccogliere anche di più.

 

Mancano tre giorni al via delle gare e la tensione a Rio (e non solo) comincia a farsi palpabile. E la domanda su cosa potrà fare l’Italia della scherma nell’appuntamento più importante per ogni atleta e federazione si fa sempre più largo fra appassionati ed addetti ai lavori. Si riparte dalle sette medaglie di Londra 2012, ma anche dalle dolorose assenze delle squadre di fioretto femminile, sciabola maschile e spada femminile dalla competizione a Cinque Cerchi. Coatta l’assenza delle prime due, scellerata quella della spada femminile.

Salta una medaglia certa, perché immaginare il Dream Team fuori dal podio – sul colore (oro o argento) forse qualche discussione si potrebbe impostare – sarebbe davvero pura fantasia, e due che l’Italia avrebbe potuto contendere a pieno merito alle avversarie, dato che gli sciabolatori sono stati campioni del Mondo nel 2015 e le spadiste, prima del tonfo moscovita avevano inanellato otto podi consecutivi e artigliato la testa del ranking Mondiale. In più l’assenza della prova a squadre rende impossibile già in partenza il ripetersi della scena vista quattro anni fa all’Excel Center di Londra, con tre azzurre a monopolizzare il podio. A Rio ci saranno solo Elisa Di Francisca ed Arianna Errigo, l’oro e l’argento del 2012.

Le due fiorettiste sono indubbiamente le punte di diamante nonché le principali indiziate per portare a casa due delle tre/quattro medaglie che il Presidente Giorgio Scarso si attende dalle pedane di Rio De Janeiro. Un numero che sembrerebbe indicare un basso profilo, ma che tiene giustamente conto di tanti fattori: innanzitutto quelli già citati relativi alla turnazione delle armi, che quest’anno cala la mannaia sui due settori forse più “remunerativi” a disposizione della scherma azzurra. Non va poi tralasciato l’aspetto della crescita tanto qualitativa quanto quantitativa della concorrenza: la Francia, ad esempio, uscita a pezzi da Londra e tornata in breve tempo a fare tanta paura. E poi gli Stati Uniti, diventati temibili in tutte le armi. E, ancora, i colossi dell’Asia come Cina e Corea, oppure le forze emergenti dell’Africa.

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Tante insidie, quindi sul cammino dell’Italia. Ma quali possono essere le riserve di caccia degli azzurri? Innanzitutto quella, già citata, del fioretto femminile, dove le azzurre – soprattutto Arianna Errigo – hanno dominato la stagione lasciando ben poco alle avversarie: solo Inna Deriglazova e Ysaora Thibus, infatti, sono riusciti a intromettersi nella striscia vincente di casa Italia. E, non a caso, sono proprio loro due assieme a Lee Kiefer le principali indiziate al ruolo di guastafeste, con la russa iridata a Mosca che parte un gradino sopra le altre due. Ma anche i colleghi maschi rientrano appieno nella categoria “certezze”, soprattutto per la gara a squadre, dove si presentano da campioni Olimpici in carica, campioni del Mondo in carica e, ultimo ma non ultimo, da leader del ranking Mondiale. Più complessa la prova individuale, con tantissimi atleti potenzialmente da podio, fra cui i nostri Giorgio Avola, Daniele Garozzo e Andrea Cassarà, quest’ultimo reduce da una stagione un po’ complicata ma il cui palmarès rende superflua ogni presentazione.

Chi ha buone possibilità di fare il botto è la spada maschile: Enrico Garozzo ha veleggiato per tutta la stagione nei quartieri alti della classifica, ha vinto la sua prima tappa di Coppa del Mondo a Vancouver e raramente è incappato in passi falsi. Nella nostra preview lo abbiamo messo fra i favoriti per la corsa al bottino grosso, così come lo è senza dubbio il quartetto nella gara a squadre, a maggior ragione dopo il recupero di Marco Fichera, spesso e volentieri decisivo in chiusura d’assalto.

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Chiudiamo con quelle gare che, per motivazioni diverse, rappresentano un’incognita. La prima è quella di Rossella Fiamingo. Il talento della catanese due volte campionessa del Mondo non si discute, ma la sua stagione sin qui è stata parecchio sotto tono rispetto alle prestazioni richieste a chi ha due medaglie d’oro iridate cucite sul petto. Sono invece legati soprattutto alle condizioni fisiche di Aldo Montano gli interrogativi sulla prova di sciabola maschile. La carta d’identità non verdissima, l’operazione alla spalla destra effettuata ad aprile e la rincorsa affannosa alla forma migliore non giocano a suo favore. Come da lui stesso recentemente affermato in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, però, se quel giorno sente accendersi la scintilla giusta, possono essere guai per tutti. E poi, diciamolo, Aldo è Aldo e con un fuoriclasse come lui in pedana, tutto può accadere. Quanto a Diego Occhiuzzi, deve difendere l’argento di Londra e se in giornata può fare davvero bene. Capitolo sciabola femminile: il discorso podio sembra riservato ad altre protagoniste, ma le azzurre sono outsider davvero di extra lusso. E se qualche testa dovesse cadere anzitempo…

Non resta che attendere l’esito delle gare. A partire da sabato 6 agosto i primi verdetti, con la spada femminile. Difficile pensare, in questo momento, alla possibilità di eguagliare Londra, dove il solo fioretto donne portò 4 medaglie ma che quest’anno vedrà dimezzato il proprio contributo ancora prima della partenza. Ma se ogni arma riuscirà a dare il proprio contributo – e ne ha comunque le possibilità – sognare qualcosa in più delle quattro medaglie messe in preventivo dal Presidente Federale azzurro non è per nulla reato. E noi siamo pronti a scommetterci.

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Fotografia di Augusto Bizzi per Federscherma
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