Garozzissimo! Daniele nell’Olimpo del fioretto

Sicurezza, concentrazione, convinzione nei propri mezzi. E una gara perfetta. Daniele Garozzo è campione olimpico!

 

È tutto vero, Dani, è tutto vero. Guardala bene quella medaglia d’oro, accarezzala, coccolala, baciala, perché da oggi sei campione olimpico. Nel 1996, quando Alessandro Puccini conquistava l’oro ad Atlanta, Daniele Garozzo aveva quattro anni, e non aveva ancora preso in mano il fioretto. Venti anni dopo, a Rio, è stato lui, sangue siciliano, a riportare in Italia il titolo olimpico individuale.

L’ha fatto con una gara sontuosa, con un pizzico di thrilling finale, ma senza mai perdere la calma, nemmeno nei momenti più delicati, convinto, come era, di essere il più forte. E pensare che un paio di anni fa non era nemmeno previsto che lui dovesse partire per l’Olimpiade. Quel posto in squadra se l’è guadagnato, scalzando Valerio Aspromonte dal quartetto e, a suon di risultati, scavalcando nelle gerarchie anche Andrea Baldini, partendo senza i favori del pronostico ma facendo meglio di Andrea Cassarà, fuori nei 16 contro Richard Kruse, e Giorgio Avola, beffato a un passo dalla semifinale, rimontato dal 14-8 al 14-15 da Alexander Massialas.

Che potesse essere la giornata giusta lo si era intuito fin dal sorteggio del tabellone. Semplice la pratica nei sedicesimi, con l’egiziano Ayad battuto 15-8. Poi un altro egiziano, Aladdin Abouelkassem, argento a Londra (dove eliminò Andrea Cassarà), portabandiera a Rio: 15-13. Ai quarti un mezzo derby, l’unico assalto tirato col pubblico contro, contro il brasiliano Guillermo Toldo, suo compagno di allenamenti a Frascati: 15-8 e semifinale.

È lì, negli ultimi due assalti, quando il coefficiente di difficoltà si è alzato, che Daniele ha dimostrato di essere davvero imbattibile. Chiedete a Timur Safin, cancellato con un 15-8 costruito su una scherma di livello altissimo, fatta di attacchi, parate, contrattacchi, uscite in tempo. Un copione ripetuto in finale, contro Alexander Massialas. Subito avanti, al riposo sul 14-8, poi tre stoccate di fila subite e lo spettro,  rimasto tale, di quella stessa rimonta subita da Avola. Daniele ha chiuso 15-11, con un attacco con presa di ferro. Poi è stata solo gioia. L’abbraccio col fratello Enrico, col maestro Fabio Galli, con Alice Volpi, tra gli sguardi commossi di Elisa Di Francisca e Martina Batini. E il podio, con Massialas da una parte, Safin dall’altra, entrambi costretti a inchinarsi al giorno perfetto di Daniele, uno di quelli che valgono una vita, una carriera. Perché da oggi, Dani, sei nella storia dello sport italiano.

 

Twitter: GabrieleLippi1

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Fotografia Augusto Bizzi per Federscherma

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