Ho sempre apprezzato quegli atleti che nella loro carriera vincono decine di gare di Coppa del Mondo e finiscono per ritirarsi senza un solo titolo olimpico o mondiale individuale. Li ho sempre amati, perché ritengo che il circuito di Coppa, più ancora delle gare secche che per loro natura sono inclini a diverso fattori extra tecnici, sia il vero termometro della qualità di uno schermidore. Poi è arrivata lei, Rossella Fiamingo, che nelle ultime tre stagioni è riuscita a ribaltare il mio paradigma.
Male, a volte malissimo, nelle prove di Coppa. Meravigliosa, puntuale, alle soglie della perfezione negli impegni che contano davvero. Due ori mondiali, un argento europeo e uno olimpico – in tre anni – non arrivano per caso. È sicuramente una questione di talento, ma non solo. Rossella è come uno squalo, sente l’odore del sangue da lontano, e allora diventa incontrastabile. Merito di quella calma che non la fa urlare mai, che le permette di restare sempre lucida, in pedana e fuori, di sorridere anche dopo aver perso una finale olimpica che sembrava già vinta e di dire che è tanto contenta che, forse, quel fioretto fatto in caso di vittoria lo manterrà comunque, e si taglierà i capelli tingendoseli di rosa. E questo non un giorno, una settimana, un mese dopo l’assalto perso. Subito, in quel momento che per tutti viene definito “a mente calda”, ma che per Rossella non esiste, perché la sua mente è sempre fredda, capace di ragionare per trovare la stoccata migliore, o di realizzare la portata di quella che resta un’impresa straordinaria. Ha 25 anni Rossella, e un talento sconfinato. Personalmente non ricordo di averla mai vista tirare una scherma bella come quella messa in scena a Rio. Dino Meglio, su questo sito, ha eletto la rimonta in semifinale contro Sun Yiwen a momento clou della sua gara. E ha ragione. Ma nella mia testa rimarrà altro.
Rimarranno le botte al piede, le fléche puntuali che hanno steso la Choi, gli arresti al braccio alla Kong. Ieri Rossella non ha solo conquistato un argento olimpico, l’ha fatto tirando una spada bellissima e pulita, anche quando era logico aspettarsi che – contro avversarie più alte e lunghe di lei – accorciasse la misura e la buttasse un po’ più sulla “mischia”. Della sua gara ricorderò sempre una stoccata, quella del 2-1 sulla Szasz. Se non capite qual è andate a cercarvela, perché c’è tutto il talento e la classe di questa ragazza condensato in una botta. Para, e con un movimento rapido e senza soluzione di continuità, alza leggermente il polso per poi riabbassarlo con un colpo secco, facendo flettere la lama della sua spada e pizzicando la mano dell’ungherese appena dietro la coccia. Un colpo di fluetto eseguito con la semplicità di un affondo dritto, senza fare mezzo movimento di troppo. Bello, efficace, cerebrale, come è lei, la spadista più forte di tutti i tempi. Per ora in Italia, presto – c’è da scommetterci – al mondo.
Twitter: GabrieleLippi1
Fotografia Augusto Bizzi per Federscherma
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