Spada maschile: benvenuti a golden Park!

Il coreano strozza l’urlo di Imre. Bronzo per Grumier e prima medaglia alla Francia. Nono Garozzo.

 

L’essenza della scherma come sport tanto bello quanto crudele è tutta racchiusa nell’ultima frazione della finale olimpica di spada maschile. A quasi 42 anni, e dopo una vita a passata a inseguire un successo importante, Geza Imre è un passo dallo scrivere la più bella favola sportiva di questo primo scorcio di Olimpiade della pedana. Il coreano Park Sangyoung, che di anni ne ha poco più della metà, è sotto 14-9. La sua scherma atletica fino al parossismo sembra impotente, ingabbiata da quel volpone di magiaro, campione del Mondo nel 2015 a Mosca e arrivato a un passo dal bissare con il titolo olimpico. Ma qui qualcosa si inceppa: ha fretta di chiudere Imre, di salire su quel treno per la gloria che non ripasserà mai più. E succede l’imponderabile. Stoccata su stoccata, mattoncino su mattoncino, Park risale, recupera, fa sentire il suo fiato sul collo del campione, che trema, vacilla e sul più bello inciampa.

Alla fine quel che resta è una centrifuga di sentimenti contrastanti fra loro: c’è l’esaltazione per una rimonta pazzesca, cui si contrappone l’amarezza per una favola, quella di Imre, che purtroppo non ha avuto lieto il fine che avrebbe meritato. Ma Park oggi ha tutt’altro che demeritato, anzi. Nel suo percorso ha eliminato Sukhov e il nostro Garozzo, quindi ha distrutto Heinzer con un 15-4 che dice molto di mille parole come siano andate le cose in pedana. In alcune occasioni è stato anche fortunato, ma i laitini lo dicevano già in tempi non sospetti: fortuna audaces iuvat. E di audacia questo ragazzo coreano ne ha da vendere: due vittorie in Coppa del Mondo nel 2014, ma anche un grave infortunio che lo ha tenuto per tanto tempo lontano dalle pedane e fatto scendere nelle classifiche. E una scherma aggressiva, fisica, tirata alla velocità della luce, che magari fa storcere il naso ai puristi della spada ma diamine se funziona.

Ma la gara di oggi ha raccontato anche altro: ad esempio la prima medaglia francese, firmata da Gauthier Grumier. Certo, la medaglia che i transalpini si aspettavano era di ben altro colore, e il numero uno al Mondo ha condotto per lunghi tratti una gara da dominatore prima di incappare ancora in una volta in Imre. L’uomo che l’anno scorso gli tolse il Mondiale per una sola stoccata, oggi gli ha tolto la possibilità di giocarsi il titolo Olimpico. Ma quel che conta per la Francia, è aver sbloccato il medagliere: non ci sarà un Londra bis, e ci sono altre carte da giocare per poter fare il colpo grosso. L’esultanza di Obry e Grumier è immagine di tutt’altro tenore rispetto alle lacrime di ieri di Olga Kharlan per un bronzo tanto amaro.

Amaro come il sapore rimasto in bocca agli azzurri dopo la gara di oggi, chiusa da tutti anzitempo: Paolo Pizzo parte bene con Heinzer ma cede alla distanza, Marco Fichera cede alla tensione prima ancora che al giapponese Minobe, Enrico Garozzo supera Jinsun Jung ma poi deve lasciare strada aperta al futuro campione Olimpico. L’obiettivo ora è dimenticare in fretta le delusione di oggi e concentrarsi sulla prova a squadre. Del resto anche nel 2000 la gara individuale fu un disastro, e come andò a finire quella a squadre è storia nota (o da rileggere qui).

Classifica – 1. Park (Kor), 2. Imre (Hun), 3. Grumier (Fra), 4.  Steffen (Sui), 5. Borel (Fra), 6. Minobe (Jpn), 7. Heinzer (Sui), 8. Novosjolov (Est)

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Fotografie di Augusto Bizzi per Federscherma
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