Sciabola femminile, la gara in cinque spunti

I temi e gli spunti sulla prova olimpica di sciabola femminile. Ecco cosa ha raccontato la gara di ieri.

 

Come già fatto per le gare di spada femminile e fioretto maschile, abbiamo provato a isolare cinque spunti di riflessione che la prova di sciabola femminile ci ha regalato nell’avvincente gara di ieri vinta da Yana Egorian. Una gara emozionante, spettacolare ed avvincente fino all’ultimo, ecco cosa ci ha raccontato.

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Il passaggio del testimone

Guardate questa fotografia: è appena finita la finale individuale di sciabola. Una ragazza, Sofya Velikaya, sorride abbracciando Yana Egorian, in lacrime. La ragazza che sorride ha appena visto sfumare, per la seconda volta in carriera, la possibilità di vincere l’oro più prestigioso, il perfetto coronamento di una carriera; la ragazza che piange sta forse rendendosi conto di essere appena entrata in una nuova dimensione, quella che nemmeno la Capitana in tanti anni di carriera è riuscita a raggiungere. Nella serata degli abbracci e delle emozioni forti, quello fra le due russe è l’istantanea di un passaggio di consegne. E della classe immensa di Sofya Velikaya, come Donna ancora prima che come atleta.

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Che peperino, Manon!

Che Manon Brunet fosse una da tenere d’occhio ce ne siamo accorti in un luglio di due anni fa a Kazan, quando mise in scacco la formazione russa nella prova a squadre Mondiale. Con questa allora diciottenne trovò la quadratura del cerchio, il quarto pezzo che serviva a comporre un puzzle diventato in due anni una squadra temibile, in grado di lottare per i migliori traguardi. Ottimi colpi senz’altro, ma soprattuto una grande personalità: al suo debutto olimpico non si è fatta prendere dal panico e ha sfruttato alla grande un canale privo di grosse insidie. Ha battuto Anna Marton nel derby delle giovani promesse, quindi fermato Azza Besbes in quello delle sorprese. E anche quando l’esame si è fatto arduo, Velikaya e Kharlan in stretto ordine di incrocio, la piccola Manon non si è fatta intimorire. E se non avesse trovato sulla propria strada un arbitro “distratto”, sarebbe tornata a Lione con una medaglia al collo. La nouvelle vague della sciabola femminile passa anche da lei.

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L’abdicazione di una Regina

Quattro anni fa, a Londra, la delusione più cocente della carriera: eletta portabandiera degli Usa, Mariel Zagunis era attesa al terzo oro di fila nella sciabola femminile. Andò tutto bene fino alle semifinali, poi sulla sua strada trovò Yijeon Kim a sgambettarla e a relegarla alla finalina di consolazione. Dove Olga Kharlan le diede il colpo di grazie, lasciandola fuori dal podio. Quattro anni dopo, la aspettavamo tutti per la rivincita. E le premesse erano buone: due vittorie in Coppa del Mondo, i podi. Ma la sua gara è durata lo spazio di un assalto, giusto il tempo di giocare con la panamense Grench prima di incocciare Ekaterina Dyachenko agli ottavi. È finita lì la gara della due volte campionessa Olimpica, e forse un’epoca. Ma di questa avventura olimpica resterà soprattutto l’abbraccio con Olga Kharlan a fine gara: divise in pedana, unite dalla terribile delusione di veder distrutto sul più bello il sogno di una vita.

bauer

Christian “Re Mida” Bauer

Mentre la Francia ancora una volta resta al palo, c’è un francese che continua a mietere successi: Christian Bauer si rivela sempre più Re Mida della sciabola. Dai trionfi iridati con la propria nazionale alla doppietta olimpica di ieri con Yana Egorian e Sofya Velikaya, passando per l’oro di Aldo Montano ad Atene 2004 e quello del cinese Man Zhong quattro anni più tardi. In Russia ha toppato al primo tentativo, raccogliendo comunque l’argento di Sofya Velikaya e il bronzo di Nikolay Kovalev. A Rio, in attesa della gara maschile e della prova a squadre, ha cominciato con il botto. Come Josè Mourinho nel calcio, dove porta successi ma anche spaccature. I prezzi da pagare per avere i servigi di un vero Special One della sciabola.

loreta gulotta

Il carattere di Loreta

Non aveva un tabellone facile la siciliana al suo debutto olimpico. L’esordio con la polacca Socha, atleta esperta e alla quarta olimpiade. Quindi l’ostacolo Kim, oro quattro anni fa a Londra. Sulla carta un’impresa ad alto coefficiente di difficoltà, sulla pedana invece un capolavoro di carattere e determinazione, fino al 15-13 finale, costruito dapprima stoppando un tentativo di fuga della coreana, quindi chiudendole in faccia la porta quando l’oro di Londra provava la rimonta. Contro la Kharlan ha potuto ben poco, ma nella giornata di azzurra opaco, la nota di luce arriva da questa tostissima ragazza di Castelvetrano

Twitter: agenna85

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Fotografie di Augusto Bizzi per Federscherma

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