Arianna, ascolta Aldo

La delusione dopo la prova olimpica di fioretto è una mazzata terribile per la monzese. Che però non deve arrendersi, oltre le nuvole nere c’è sempre un cielo sereno.

 

Digerire una sconfitta non è mai facile. Ancora di meno lo è se ti capita proprio in quella gara lì, che arriva ogni quattro anni e che i più scaramantici tra gli atleti fanno fatica persino a nominare. L’Olimpiade è un sogno, ma quando sei la numero 1 del mondo e a 28 anni ti manca solo quell’oro per completare un palmarés con pochissimi eguali, il sogno può diventare ossessione, bloccarti le gambe e il braccio, rendere faticoso persino un banale respiro. Quello che è successo ad Arianna Errigo ha i connotati del dramma sportivo. Era imprevisto e imprevedibile, ma gli imprevisti possono capitare. Una sconfitta, per quanto bruciante, non può cancellare una carriera fatta di 5 Coppe del Mondo, due Mondiali, un Europeo (solo per limitarsi ai titoli individuali).

Ciò che preoccupa non è tanto il clamoroso ribaltone nel match contro la Harvey, quanto le parole della Errigo. Arianna, credici, quel “potrebbe non esserci una seconda chance” non ci piace. Te lo diciamo col cuore in mano, da tifosi e ammiratori. Ti fa onore un’umiltà che non è normale per un’atleta del tuo livello, ma non puoi pensare che nella tua vita sportiva ci sarà una sola finale olimpica, quella di Londra 2012. Nel 2020, quando i Giochi arriveranno a Tokyo, avrai 32 anni, e a 32 anni non si è vecchi. Non ancora. Pensa a Valentina Vezzali, a Geza Imre, a Emese Szasz, a Elisa Di Francisca, che ha fatto la sua prima Olimpiade a 30 anni e l’ha vinta, la seconda a 34 e ha rischiato di vincerla.

Pensa ad Aldo Montano. Aldo il suo oro a Cinque Cerchi se l’è messo al collo ad Atene, 12 anni fa. Ora ne ha 37, di primavere, e ieri eravamo tutti convinti che fosse all’ultima gara. Così, quando ha perso con Kovalev, ci è venuto naturale ringraziarlo, commossi, per quello che ci ha dato in questi anni. Non tanto (o non soltanto) le medaglie individuali e a squadre, olimpiche, mondiali ed europee. Ma la bellezza della scherma che ci ha mostrato, lui, campione tra i campioni, il migliore al mondo nell’era post Pozdnyakov. Aldo poteva smettere ieri, non ha più niente da dimostrare, nessuno a cui rendere conto, debiti da saldare. Eravamo preparati all’eventualità, ci saremmo alzati tutti per un ultimo grande applauso. Invece no. Aldo continua. “Tokyo 2020? Perché no, Forever Young”. Tra quattro anni ne avrà 41, eppure non si ritira. Perché si sente ancora all’altezza dei migliori (e ha ragione) e perché testerà se stesso gara dopo gara, anno dopo anno. Senza pretese, senza ossessioni, solamente per vedere l’effetto che fa, e se nel suo motore c’è ancora benzina sufficiente per arrivare fino a Tokyo.

Era stato lo stesso Montano, dall’alto della sua esperienza, a indicarvi la via per una buona Olimpiade, la “serenità” che ti fa salire in pedana leggero, quella che di solito non ti manca mai, Arianna, ma che ieri ti ha tradita, lasciandoti sola con le tue paure e con dei mostri che solo in un’altra occasione, a Catania 2011, erano passati a farti visita. Ora, involontariamente, ti sta indicando ancora la strada, devi solo seguire il suo dito.

Twitter: GabrieleLippi1

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Fotografia Augusto Bizzi per Federscherma
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