Il quarto posto di ieri ha stupito soprattutto per la modalità in cui è maturato, con un tracollo psicologico ancora prima che tecnico.
Un flop. Non ci sono altri modi per definire la prova della squadra italiana di fioretto maschile a Rio 2016, non c’è un’altra parola che sia meno dura, un eufemismo, una definizione più appropriata. E il problema non è tanto il quarto posto.
Perché è vero, se ti presenti a un’Olimpiade da campione del mondo, vicecampione europeo e numero 1 del ranking, non puoi tornare a casa senza una medaglia, ma ciò che preoccupa di più è che ieri, tra gli Azzurri e le squadre che sono salite sul podio, si è visto un abisso testimoniato dalle 15 stoccate di distacco prese dalla Francia in semifinale e dalle 14 subite dagli Usa nella finale per il bronzo. Un abisso che non può essere reale. Non ci crediamo e non vogliamo crederci. Si fa fatica a trovare le cause del flop di ieri. Andrea Cassarà e Andrea Baldini, i più esperti del gruppo, hanno “tradito”, è vero. Ma non basta. Il 2-8 subito dal bresciano contro Lefort (che per essere onesti fino in fondo le ha suonate a tutti) ha annichilito il resto della squadra, così come lo 0-8 del livornese con Meinhardt, nella finale terzo e quarto.
Ecco, a ben vedere a preoccupare è questa resa (almeno apparente), questa incapacità di reagire. Perché è vero che rimontare 5 stoccate di svantaggio ad avversari tanto forti è tutt’altro che semplice, ma basta guardare alla Russia, che si è presa l’oro risalendo dal -9 contro la Francia, per capire che non è nemmeno impossibile. Invece l’Italia si è smarrita nella giornata no dei suoi veterani. La classe di Giorgio Avola si è vista a intermittenza (ed è un vero peccato che un talento come il suo torni a casa senza medaglie), la verve di Daniele Garozzo si è sbiadita nel contesto da disarmo totale in cui è caduta tutta la squadra.
Fa bene Andrea Cipressa, sui social, a ricordare ai suoi ragazzi che “la vittoria e la sconfitta fanno parte dello stato naturale delle cose”, fa bene anche ad assumersi delle responsabilità quando dice che “io, forse, merito tutte le critiche che mi vengono mosse”, perché sa che un ct si giudica dai risultati, e i risultati di questa Olimpiade sono stati di molto inferiori alle attese. Senza ombra di dubbio. Il senno del poi, lo stesso di cui solitamente son piene le fosse, ieri ha riempito Facebook e Twitter, e tra le legittimissime e sacrosante critiche, qualcuno ha detto che sarebbe stato opportuno rinunciare a Baldini e Cassarà per convocare i più giovani, dimenticandosi che questa squadra, un anno fa, fu campione del mondo, e che si è qualificata per Rio 2016 da numero 1 del ranking. Mentre dall’altro lato non sono arrivati risultati individuali così eclatanti da giustificare una rivoluzione.
Cipressa cita Scott Fitzgerald e invita a “mai confondere una singola sconfitta con una sconfitta definitiva”. È vero, ma la battaglia che si è persa era la più importante del quadriennio. E lo sarà per altri due, dal momento che a Tokyo 2020 non ci sarà la prova a squadre. La strada per risalire è lunga otto anni, e percorrerla non sarà né semplice né indolore.
Twitter: GabrieleLippi1
Fotografia Augusto Bizzi per Federscherma