Quattro medaglie per l’Italia, un solo oro. Domina la Russia con sette medaglie, bene anche l’Ungheria. Dieci in totale le nazioni con almeno una medaglia, rappresentati tutti i continenti.
L’oro della Francia nella prova a squadre di spada maschile ha fatto calare il sipario sulla scherma a questi Giochi Olimpici di Rio De Janeiro. Nove giorni di gare, di emozioni, di grandi gioie e di cocenti delusioni, dieci titoli assegnati. E un medagliere finale che premia la Russia.
Ma partiamo dall’Italia, che dalle sette medaglie di Londra, chiude con un passivo di tre per un totale di quattro. Un solo oro, quello di Daniele Garozzo, contro i tre del 2012, a cui si accompagnano di tre argenti di Elisa Di Francisca, Rossella Fiamingo e della spada maschile a squadre. Analizzeremo in separata sede e in maniere più approfondita la spedizione azzurra, ci limitiamo qui a registrare il terzo complessivo dietro a Russia e Ungheria.
Proprio la Russia è stata la vera mattatrice della scherma olimpica: scampato il pericolo di vedersi negata la partecipazione ai Giochi Olimpici dopo l’affaire doping di Stato emerso dal rapporto McLaren (all’interno del quale ci sarebbero anche i nomi di quattro schermidore, ma nessuna indiscrezione è trapelata circa la loro identità) , la nazionale russa ha fatto man bassa di medaglie: 4 titoli olimpici (sciabola femminile individuale e squadre, fioretto femminile con Inna Deriglazova e fioretto maschile a squadre), “conditi” dalla medaglia d’argento di Sofya Velikaya nel giorno del trionfo di Yana Egorian e da due bronzi.
Sorprende il secondo posto dell’Ungheria, che fa leva sulla sua vecchia guardia di spadisti e su quell’assoluto fenomeno della sciabola che risponde al nome di Aron Szilagyi, entrato nella strettissima cerchia di chi è stato in grado di ripetere l’exlpoit a Cinque Cerchi in due edizioni di fila. L’oro di Emese Szasz è un meritato premio alla carriera per la spadista magiara, mentre l’altro uomo copertina è Geza Imre, argento individuale e bronzo a squadre.
C’era grande attesa per la Francia, chiamata a riscattare lo 0 di Londra. E chissà se il bottino di un oro, un argento e un bronzo sarà giudicato soddisfacente dai vertici, ma intanto rispetto a quattro anni fa il quadro è decisamente cambiato: gli spadisti si sono confermati dominatori assoluti nella gara a squadre (non disputata nel 2012), i ragazzi del fioretto hanno sfiorato l’oro e in alcuni casi la fortuna non è stata dalla parte degli atleti transalpini.
Per chiudere una notazione statistica: tutti i continenti sono rappresentati nel medagliere. Cina e Corea rimangono i baluardi dell’Asia, ma il Giappone sicuramente da qui al 2020 – quando avrà le Olimpiadi in casa – si attrezzerà per poter entrare nella mappa. Attenzione poi alla crescita degli Usa, a segno in quattro occasioni anche se è sfumato l’oro. Ma è chiaro che dall’altra parte dell’Oceano le acque si stanno muovendo. A chiudere il medagliere, la Tunisia: la medaglia di Ines Boubakri ha un valore storico per il suo paese, il secondo dell’Africa Nera a entrare nel novero dei premiati con un metallo olimpico.
Twitter: agenna85
Fotografie di Augusto Bizzi per Federscherma
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