Italsciabola, una bellissima prova corale

Il podio sfiorato da Sofia Ciaraglia, la bella gara di Caterina Navarria e di tutto il gruppo azzurro. E tante giovani che da dietro crescono.

 

Si dice che chi ben comincia è a metà dell’opera. E che per la sciabola azzurra al femminile quella di Cancun avrebbe potuto essere una giornata molto interessante lo si era capito fin dalla prima giornata, quella dedicata alle qualificazioni: undici ragazze approdate al tabellone principale e en plein sfiorato. Segnali poi confermati dalle prime battute della gara, quando la truppa azzurra ha scollinato in massa il primo assalto: e peccato per il derby contro Rossella Gregorio, che ha tolto subito dalla gara Martina Criscio, così come i tanti derby che nel proseguo del cammino hanno contribuito a decimare la truppa azzurra.

Che ha tuttavia ottimi motivi per sorridere. E non solo per la bella prova delle solite note, con una Irene Vecchi alla seconda finale a otto di fila dopo quella di Orleans, una Loreta Gulotta in scioltezza fino al derby proprio con la Vecchi che l’ha stoppata al nono posto e una Rossella Gregorio forse non brillantissima ma che non ha fatto mancare il suo carico di grinta e agonismo prima di venire fermata da una ispirata Berder anche lei agli ottavi. A far sorridere l’Italsciabola sono le prestazioni di tutte le intepreti scese in pedana a Cancun. Perché, pur essendo una gara individuale, di questo si è trattato: di una bellissima prova corale, di un gruppo di ragazze che in pedana hanno messo grinta e determinazione, dando ognuna l’impressione di poter lottare per qualcosa di importante. Purtroppo, come già accaduto tre settimane fa in Francia, il podio è mancato ancora una volta sul più bello e forse il passettino in più era alla portata, ma la via percorsa è quella buona e di certo le soddisfazioni non tarderanno ad arrivare.

Fra le protagoniste di ieri, indubbiamente Sofia Ciaraglia. La ventunenne romana, trascinatrice nella vittoria dell’Italia nella prova a squadre ai Mondiali Under 20 2015, ieri ha dato spettacolo e messo in pedana una gara di altissimo livello. E se la vittoria sull’esperta Socha fa rumore per il punteggio con cui è maturata (15-5), nel carniere dell’azzurra sono finite anche Olga Zhovnir e Lucrezia Sinigaglia, talento troppo spesso frenato dalla sfortuna e altra nota positiva della gara di ieri, malgrado lo stop arrivato al tabellone dei 32 al termine di un derby molto combattuto con la Ciaraglia. Detto dei segnali lanciati da Martina Petraglia – peccato per l’assalto con la giapponese Fukushima, che sembrava essere saldamente nelle mani dell’azzurra – e delle buone cose fatte vedere da Flaminia Prearo e Chiara Mormile, la gara azzurra di ieri ha avuto un’altra protagonista, ovvero Caterina Navarria.

La friulana, sorella d’arte, con la prova di ieri ha eguagliato il suo miglior risultato in carriera, chiudendo al quattordicesimo posto così come aveva fatto nel 2014 sulle pedane di Gand. A fermare la sua corsa Anna Marton, in un assalto che è stato una vera e propria altalena, con la friulana brava anche a ricucire l’iniziale strappo imposto dalla giovane ungherese poi seconda a fine gara. Un assalto che la Marton ha risolto solo nel finale, con Caterina che rimane aggrappata al punteggio prima di dover alzare bandiera bianca sul 15-12.

Non bisogna poi dimenticare altri segnali, quelli emersi proprio dalle pedane francesi, ovvero che da dietro alcune giovani interessanti premono per ritagliarsi il loro posto. A Orleans abbiamo visto in azione Rebecca Gargano, Lucia Lucarini e Michela Battiston, quest’ultima capace di centrare non solo la qualificazione al tabellone principale ma anche di andare molto vicina ad entrare fra le prime sedici del tabellone. E un po’ di spinta, pensiamo, sia arrivata dall’ingresso di Arianna Errigo, che in Messico ha già fatto vedere progressi rispetto a Orleans.

Sia quel che sia, Sirovich si coccola un gruppo in grande crescita e in cui serpeggia tanto entusiasmo. E che alla ripresa della stagione sarà certamente di nuovo lì a lottare per le posizioni che contano.

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Fotografie Augusto Bizzi/Fie

 
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